Il calcestruzzo è un materiale ampiamente utilizzato, si dice il più utilizzato al mondo dopo l'acqua, ma la conoscenza di alcuni suoi aspetti basilari e incredibilmente ancora spesso di livello basso, e di frequente i media generalisti lo "trattano davvero male" incolpandolo di problemi che in genere sono causati da "un altro soggetto". Ho ritenuto utile fare questa breve intervista a un amico, Raffaello Dellamotta, tecnico di grande esperienza di Istituto Giordano, che cortesemente mi ha risposto. Ecco cosa è emerso.
Caro Raffaello,
quando oggi un’opera esistente presenta dei problemi strutturali connessi alla qualità del calcestruzzo con cui è stato costruito si usa spesso il termine “calcestruzzo depotenziato”. E’ una frase che ha senso tecnico ? Perchè ho la sensazione che spesso le ragioni stiano a monte, in una prescrizione fin dall’inizio sbagliata dei materiali.
Raffaello Dellamotta (RM):
Il “calcestruzzo depotenziato” è un termine che risale soprattutto agli ultimi anni, per il quale la bontà di un opera in calcestruzzo o in calcestruzzo armato, risulta particolarmente scarsa rispetto alla sua progettazione.
E’ comunque una terminologia, seppure semplice e benevola, che ci serve per comprendere meglio che la qualità di tale struttura non è garantita.
Sicuramente l’aggiunta di acqua in autobetoniera è uno dei “tumori” del settore. Ma dopo tutti questi anni in cui si è parlato dell’importanza del rapporto acqua cemento ha ancora senso parlare di “incoscienza” e mancata conoscenza del problema o piuttosto è più corretto parlare di noncuranza dovuta all’assenza di controlli ?
(RM): Le normative per la produzione di calcestruzzo impongono sempre più elementi validi e certi per un corretto rapporto “acqua/cemento”.
E’ certamente vero, dalle verifiche effettuate in cantiere, che l’assenza dei controlli porta spesso a modificare tale rapporto A/C rispetto a quanto prescritto nella ricetta di impasto.
Indipendentemente dai controlli in opera però, è facile notare ancora oggi, non da tutti, una mancata conoscenza del problema.
Se si aggiunge acqua è perchè si vogliono calcestruzzi più lavorabili. Ma se si fornissero calcestruzzo minimo in classe S4 il problema permarrebbe ? E come può essere che nel 2020, a oltre 50 anni dalla nascita del settore del calcestruzzo preconfezionato, ancora si producano e consegnino calcestruzzi in S2 e S3 ?
(RM): Troppe volte in cantiere gli operai hanno la necessità di un calcestruzzo maggiormente fluido e lavorabile, nel rispetto della ricetta di impasto e delle sue prescrizioni. Dall’esperienza personale e dai tanti cantieri visitati con Istituto Giordano S.p.A. credo sia opportuno e necessario, ove possibile, produrre almeno un calcestruzzo in classe S4.
La crisi ha ridotto l’uso dei cosiddetti trasportatori aziendali, facendo ulteriormente esplodere la scelta dei padroncini. In un sistema quindi in cui il trasporto è affidato a terzi, non si dovrebbe arrivare a una maggiore garanzia della qualità del calcestruzzo obbligando l’uso del mescolatore in impianto ? Quali vantaggi si otterrebbero ? In Europa cosa succede ?
(RM): Nelle aziende di prefabbricazione industriale, in cui si produce calcestruzzo adoperando un mescolatore fisso, il ciclo di confezionamento, come pure la garanzia di qualità e la sicurezza del prodotto finale risultano sicuramente più raggiungibili. La cosa non è certamente semplice per i tanti impianti italiani dove si produce il calcestruzzo mediante carico diretto in autobetoniera. Non entro nel merito dell’Europa.
Senza la presenza di un mescolatore è possibile garantire - solo attraverso le sonde dell’umidità e l’automazione - il rapporto acqua/cemento finale di un calcestruzzo ?
(RM): Le sonde per l’umidità e l’automazione sono necessarie e indispensabili per una corretta lavorazione e rispetto della ricetta d’impasto. Resta però, come punto fermo, la capacità del tecnico di intervenire sempre, in ogni momento della giornata produttiva, a seconda delle condizioni atmosferiche presenti all’impianto di betonaggio.
Spesso si è parlato dell’importanza all’uso del mescolatore in generale, senza entrare nel merito della tipologia di mescolatore adatto per una produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un mescolatore quindi vale l’altro ?
(RM): L’esperienza che ho maturato in 35 anni di attività di laboratorio e certificazione mi porta a dire che, il mescolatore fisso presso l’impianto, per una produzione di calcestruzzo preconfezionato, rispetto al calcestruzzo prodotto con carico diretto in autobetoniera, garantisce una sempre maggiore qualità.
L’obbligo della certificazione FPC è stata ottenuta da tutti gli impianti esistenti senza però portare a un aumento né di prove sul calcestruzzo né di assunzione di tecnici di centrale. Come valuti questa situazione ? Abbiamo ottenuto una certificazione di carta ?
(RM): Se da un certo punto di vista sappiamo che questa battuta si usa spesso riguardo al mondo della certificazione, dall’altra parte però, come Istituto Giordano S.p.A. , non mi sento proprio di aver prodotto “certificazioni di carta” e vorrei rovesciare l’interpretazione andando a cogliere i punti positivi che ha invece ha ottenuto. La nuova normativa è entrata in vigore nel momento in cui è subentrata una crisi nel settore edile drammatica. Molti impianti di betonaggio hanno chiuso e diversi di questi in attività, hanno notevolmente aumentato il loro bagaglio culturale, sono cresciuti, hanno investito e lavorano correttamente. Questo è stato un successo ed è positivo. Ad ogni modo, dal nostro punto di vista, le norme tecniche vengono rispettate e per questo non ri-cerchiamo altre situazioni. Resta sempre valido il principio della qualità che ricerca il miglioramento continuo.
Una ultima domanda. L’evoluzione tecnologica nel calcestruzzo oggi ha portato alla possibilità di formulare calcestruzzi con caratteristiche e prestazioni un tempo non immaginabili. Ha ancora senso che le norme attuali prevedano la prescrizione di parametri quali il dosaggio minimo di cemento, il rapporto acqua/cemento, … Non si dovrebbe puntare a una nuova evoluzione delle norme in cui ci si concentri di più sull’obbligo di prescrizioni progettuali più moderne, oltre alla Rck e consistenza, quali ad esempio il ritiro, la resistenza alla penetrazione all’acqua, la tenacità e il modulo elastico ...
(RM): La domanda è complessa se la si cala nella realtà dei fatti di tutti gli impianti presenti in Italia. Il calcestruzzo oggi ha la necessità di garantire una idonea durabilità e lavorabilità da predisporre sempre in ogni impianto di betonaggio. Sicuramente seguire l’evoluzione tecnologica con uno strumento normativo idoneo è il primo passo e proprio in tal senso vi era, all’interno del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici “L’Osservatorio sul calcestruzzo e sul calcestruzzo armato”, un attività che contribuiva ad accrescere la consapevolezza nei confronti delle problematiche specifiche del mondo del calcestruzzo e del calcestruzzo armato. Sarebbe utile poter riprendere tale attività per una maggiore crescita e sviluppo in tale settore, anche alla luce della nuova evoluzione delle norme e poter tornare a dare il proprio contributo tecnico dal punto di vista di Ente di certificazione.
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