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Calcestruzzo: mi sono imbattuto in una società che ha prodotto circa 30.000 in assenza di FPC per almeno 2 anni

Ancora oggi a distanza di oltre tre anni alcuni Direttori Lavori rimangono basiti della regola che servono dei verbali e della rottura entro i 45 giorni.

Il calcestruzzo è un materiale ampiamente utilizzato, si dice il più utilizzato al mondo dopo l'acqua, ma la conoscenza di alcuni suoi aspetti basilari e incredibilmente ancora spesso di livello basso, e di frequente i media generalisti lo "trattano davvero male" incolpandolo di problemi che in genere sono causati da "un altro soggetto". Ho ritenuto utile fare questa breve intervista a un amico, Marco Toni, tecnologo di grande esperienza, in particolare sul controllo della produzione, per me un amico, che cortesemente mi ha risposto. Ecco cosa è emerso. 


Calcestruzzo depotenziato ?

Caro Marco,

quando oggi un’opera esistente presenta dei problemi strutturali connessi alla qualità del calcestruzzo con cui è stato costruito si usa spesso il termine “calcestruzzo depotenziato”. E’ una frase che ha senso tecnico ? Perchè ho la sensazione che spesso le ragioni stiano a monte, in una prescrizione fin dall’inizio sbagliata dei materiali.

Marco Toni (MT): 

Se affronti il tema come un progettista certamente il termine è sbagliato, se lo vedi come utente finale il lessico rende bene il concetto di materiale a cui sono state tolte prestazioni, poi di chi è la responsabilità di tale situazione e un altro tema.

 

Aggiunta d'acqua al calcestruzzo: di chi è la colpa ? 

Sicuramente l’aggiunta di acqua in autobetoniera è uno dei “tumori” del settore. Ma dopo tutti questi anni in cui si è parlato dell’importanza del rapporto acqua cemento ha ancora senso parlare di “incoscienza” e mancata conoscenza del problema o piuttosto è più corretto parlare di noncuranza dovuta all’assenza di controlli ?

(MT): Dal lontano 1986, quando sono entrato nel Laboratorio della Pionner, tante cose sono migliorate, un maggior utilizzo di additivi, un importante aumento del dosaggio medio del legante, l’inserimento massivo di automazioni, certificazioni del processo produttivo e del sistema di gestione, le attrezzature di laboratorio, mentre quello che continua a mancare sono i controlli da parte della Direzione Lavori salvo alcuni Committenti come Alta Velocità e/o cantieri particolari.

Ancora oggi a distanza di oltre tre anni alcuni Direttori Lavori rimangono basiti della regola che servono dei verbali e della rottura entro i 45 giorni.

 

Se si aggiunge acqua è perchè si vogliono calcestruzzi più lavorabili. Ma se si fornissero calcestruzzo minimo in classe S4 il problema permarrebbe ? E come può essere che nel 2020, a oltre 50 anni dalla nascita del settore del calcestruzzo preconfezionato, ancora si producano e consegnino calcestruzzi in S2 e S3 ?

(MT): Ormai sono rari i listini in S3 e comunque il Cliente/Utilizzatore vuole a prescindere un calcestruzzo in consistenza S5 ottenuta sempre con aggiunta di acqua.

Spesso il mio Laboratorio è incaricato di eseguire il controllo ogni 100 Mc, e quindi per fare il prelievo seguo/utilizzo circa tre autobetoniere e veniamo assistiti da tutti affinché possiamo andare via, se vengo incaricato di seguire tutte le ATB stranamente dopo due getti viene ordinato una consistenza S5 e a volte un diametro fino, questo perché in caso di errore della consistenza in arrivo si mandano indietro le ATB e perché non si permette di superare la consistenza prevista in bolla.

 

Produzione del Calcestruzzo e mescolatore 

La crisi ha ridotto l’uso dei cosiddetti trasportatori aziendali, facendo ulteriormente esplodere la scelta dei padroncini. In un sistema quindi in cui il trasporto è affidato a terzi, non si dovrebbe arrivare a una maggiore garanzia della qualità del calcestruzzo obbligando l’uso del mescolatore in impianto ? Quali vantaggi si otterrebbero ? In Europa cosa succede ?

(MT): Ho avuto l’opportunità di vedere due impianti vicini con stessa ricetta, il primo con solo mescolatore il secondo impianto standard, alla fine di circa 80.000 Mc ognuno e infinti controlli, si avevano differenze di resistenza media e scarto quadratico simili. Quindi dai dati si potrebbe dire che con il mescolatore non si ottiene un vantaggio.

Come dire è meglio scegliere un’automobile con trazione integrale, controllo di trazione e altre dotazioni di sicurezza o un buon pilota con un’auto tradizionale? Certamente con un impianto dotato di mescolatore riduco la componente dovuta all’errore umano potendo quindi dedicare le ATB a fare solo il loro mestiere, l’immediata conseguenza sarà un sensibile aumento dei costi di esercizio. 

In conclusione, per annullare il rischio d’errore l’uso del mescolatore dovrebbe essere per tutti obbligatorio.  

 

Senza la presenza di un mescolatore è possibile garantire - solo attraverso le sonde dell’umidità e l’automazione - il rapporto acqua/cemento finale di un calcestruzzo ?

(MT): Come ho detto prima è dimostrato che ottime risorse umane e un’automazione normale anche in assenza di sonde permettono di produrre calcestruzzi perfetti. Ma il premescolare permette, lo ripeto la riduzione del rischio di errori. Ribadisco che un impianto con mescolatore, costa di più, consuma di più, vuole cure giornaliere costanti e manutenzioni nel tempo, Questo costo viene ripagato dal mercato? assolutamente NO, quindi senza un obbligo legislativo non avremo mai impianti con mescolatore.

 

Spesso si è parlato dell’importanza all’uso del mescolatore in generale, senza entrare nel merito della tipologia di mescolatore adatto per una produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un mescolatore quindi vale l’altro ?

(MT): Per 20 anni, ho elaborato i dati di ciclo e i controlli di produzione, della produzione dei circa 200 impianti ma pochi con mescolatore. Negli ultimi anni ho seguito impianti anche due mescolatori con produzione medie di oltre 600 Mc giornalieri con punte di 1000, ma non ho sufficienti informazioni per dirti quali sono i migliori.

 

Certificazione FPC del calcestruzzo

L’obbligo della certificazione FPC è stata ottenuta da tutti gli impianti esistenti senza però portare a un aumento né di prove sul calcestruzzo né di assunzione di tecnici di centrale. Come valuti questa situazione ? Abbiamo ottenuto una certificazione di carta ?

(MT): Ho avuto la fortuna, tra il 2008 e il 2009, di certificare il processo produttivo di circa 250 impianti in 18 mesi di questi circa i 40% sono stati automatizzati nello stesso periodo, in quegli anni gli ispettori dei maggiori istituti erano persone altamente qualificati.

Inizialmente la certificazione è servita ad omogeneizzare le procedure e a far crescere l’esperienza di tutti gli operatori, nel frattempo gli istituti sono aumentati a dismisura e la qualità degli ispettori non sempre è di livello. 

All’epoca si volevano creare liste di controllo comuni tra istituti e uno standard delle non conformità, ma nel frattempo è passato del tempo e nulla di tutto questo è stato fatto 

Quindi per rispondere alla tua domanda, oggi avere il certificato FPC, non è certamente un distinguo sul mercato.

Per fare un esempio limite, mi sono imbattuto, sul mercato romano, in una società che ha prodotto circa 30.000 MC l’anno, in assenza di FPC per almeno due anni ma potrei dettagliarti ancora altre situazioni imbarazzanti. Ti segnalo che il sito del ministero non aggiorna l’elenco degli impianti da almeno qualche anno. 

 

Prescrizione del calcestruzzo

Una ultima domanda. L’evoluzione tecnologica nel calcestruzzo oggi ha portato alla possibilità di formulare calcestruzzi con caratteristiche e prestazioni un tempo non immaginabili. Ha ancora senso che le norme attuali prevedano la prescrizione di parametri quali il dosaggio minimo di cemento, il rapporto acqua/cemento, … Non si dovrebbe puntare a una nuova evoluzione delle norme in cui ci si concentri di più sull’obbligo di prescrizioni progettuali più moderne, oltre alla Rck e consistenza, quali ad esempio il ritiro, la resistenza alla penetrazione all’acqua, la tenacità e il modulo elastico ...

(MT): In un mercato evoluto certamente sì. Dal punto di vista del cliente ad oggi persiste ancora la difficoltà di capire se nei contratti si rispetti, non citandola, la 11104:2016 oppure, si usi il dosaggio più basso della 206.  Oggi i progettisti potrebbero approfittare di un mercato “sottocosto” per progettare l’opera invece che al posto di un classico C28/35 ma impiegare un C35/45 che costa solo circa 10 euro in più.

In chiusura, mi permetto di fare una considerazione di carattere generale che coinvolge progettisti, produttori e committenti. Nel valore complessivo di una costruzione destinata a civile abitazione, sappiamo che il componente calcestruzzo, pur rappresentando l’elemento di maggiore importanza per la durabilità e la qualità strutturale, è senz’altro quello che incide percentualmente meno rispetto ad altre voci di costo, è però un fatto che è il calcestruzzo quello a cui si dedica il maggior “sforzo” per ottenere il prezzo migliore con risparmi più “psicologici” che reali tanto che su un’intera opera spesso si parla di poche centinaia di euro paragonabili al costo di una buona rubinetteria di un solo bagno.

Come si sa la qualità di un prodotto è raramente ottenibile con prezzi bassi o addirittura talvolta vicini ai costi vivi di produzione del calcestruzzo, lascio a chi ci leggerà le ovvie considerazioni. 

 

  


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