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Calcestruzzo: essenziale avere processi chiari, affidabili e misurabili

Unical da oltre dieci anni abbiamo contrastato questa terribile abitudine con il sistema H2NO che permette di verificare la consistenza in impianto che in cantiere.

Il calcestruzzo è un materiale ampiamente utilizzato, si dice il più utilizzato al mondo dopo l'acqua, ma la conoscenza di alcuni suoi aspetti basilari e incredibilmente ancora spesso di livello basso, e di frequente i media generalisti lo "trattano davvero male" incolpandolo di problemi che in genere sono causati da "un altro soggetto". Ho ritenuto utile fare questa breve intervista a due importanti figure di un player internazionale, Marco Borroni e Marco Francini di UNICAL, del Gruppo Buzzi Unicem, per me due amici di lunghissima data, che cortesemente mi hanno risposto. Ecco cosa è emerso. 


Calcestruzzo depotenziato ?

Carissimi,

quando oggi un’opera esistente presenta dei problemi strutturali connessi alla qualità del calcestruzzo con cui è stato costruito si usa spesso il termine “calcestruzzo depotenziato”. E’ una frase che ha senso tecnico ? Perchè ho la sensazione che spesso le ragioni stiano a monte, in una prescrizione fin dall’inizio sbagliata dei materiali.

marco-francini-atecap.jpgMarco Francini (MF): Non possiamo ignorare uno storico deficit italiano di legalità che talvolta, in assenza di adeguati controlli prestazionali, ha consentito a qualche impresa o fornitore disinvolto di ottenere risparmi a scapito della qualità del calcestruzzo in opera. 

Questo rischio però è direttamente proporzionale alla vetustà delle prescrizioni e dei controlli. 

Il miglior antidoto a questo problema è una prescrizione tecnicamente più evoluta, di tipo prestazionale, con opportuni requisiti anche sul calcestruzzo fresco e sulle modalità di getto. 

Quasi tutte le risorse e le attenzioni del committente dovrebbero essere destinate al controllo delle prestazioni del calcestruzzo che entra effettivamente nei casseri, eseguiti anche a sorpresa e non solo con frequenza programmata. 

Aggiunta d'acqua al calcestruzzo: di chi è la colpa ? 

Sicuramente l’aggiunta di acqua in autobetoniera è uno dei “tumori” del settore. Ma dopo tutti questi anni in cui si è parlato dell’importanza del rapporto acqua cemento ha ancora senso parlare di “incoscienza” e mancata conoscenza del problema o piuttosto è più corretto parlare di noncuranza dovuta all’assenza di controlli ?

(MF): Il nostro settore è veramente bizzarro, abbiamo legioni di tecnologi che si consumano per garantire la giusta consistenza dell’impasto nell’impianto di betonaggio e poi si dimenticano che il vero signore dell’impasto è l’autista della betoniera che, giunto in cantiere, è in grado di modificare a piacimento suo o del cliente la consistenza dell’impasto aggiungendo acqua per consegnare il calcestruzzo più rapidamente e facilmente possibile, con buona pace di tutti gli studi fatti dai tecnologi.

Noi della Unical da oltre dieci anni abbiamo contrastato questa terribile abitudine con il sistema H2NO che permette di verificare la consistenza sia in impianto che in cantiere, estendendo il controllo di processo anche alla fase di scarico, certo l’applicazione del sistema H2NO non è stata indolore, in qualche caso ci è anche costata qualche cliente, per esempio quelli che pretendono le ricette immutabili stampate in bolla senza tenere conto delle condizioni esterne, ma per noi è più importante garantire ai nostri clienti che il calcestruzzo venga consegnato alla consistenza richiesta.

 

Se si aggiunge acqua è perchè si vogliono calcestruzzi più lavorabili. Ma se si fornissero calcestruzzo minimo in classe S4 il problema permarrebbe ? E come può essere che nel 2020, a oltre 50 anni dalla nascita del settore del calcestruzzo preconfezionato, ancora si producano e consegnino calcestruzzi in S2 e S3 ?

(MF): La mia esperienza mi dice che non è con una singola disposizione, sia essa norma o legge, che si cambia il comportamento di un intero settore, occorre che si diffonda una cultura del costruire nelle nuove generazioni, quella a cui appartengo ha agevolato il passaggio dal calcestruzzo a dosaggio a quello a resistenza, speriamo venga presto il momento di un calcestruzzo prescritto non solo nella giusta classe di consistenza ma anche nella giusta classe di esposizione, troppo pochi sono oggi quelli che prescrivono il calcestruzzo tenendo conto della classe di esposizione a cui la struttura sarà sottoposta nel corso della sua vita, e mi sembra un problema non da poco. 

Produzione del Calcestruzzo e mescolatore 

La crisi ha ridotto l’uso dei cosiddetti trasportatori aziendali, facendo ulteriormente esplodere la scelta dei padroncini. In un sistema quindi in cui il trasporto è affidato a terzi, non si dovrebbe arrivare a una maggiore garanzia della qualità del calcestruzzo obbligando l’uso del mescolatore in impianto ? Quali vantaggi si otterrebbero ? In Europa cosa succede ?

marco-borroni-ermco-300.jpgMarco Borroni (MB): Non conta CHI trasporta, ma COME, non conta CON COSA MISCELO ma COME… se i nostri sforzi vanno verso un approccio PRESTAZIONALE alla valutazione della qualità del prodotto, ciò vale sia per le materie prime usate che per il processo di produzione.

Credo sia banale dire che qualunque strumento di trasporto e produzione debba essere valutato solo in base al risultato che produce.

Ciò che invece è essenziale è avere processi chiari, affidabili e misurabili, che permettano la rintracciabilità delle caratteristiche di ogni carico di calcestruzzo, dal dosaggio dei componenti fino alla sua consegna in cantiere. In questo è fondamentale il sistema di controllo della consistenza del calcestruzzo all’interno dell’autobetoniera e la rilevazione di qualunque quantità di acqua aggiunta nell’intero ciclo di trasporto e scarico.

  

Senza la presenza di un mescolatore è possibile garantire - solo attraverso le sonde dell’umidità e l’automazione - il rapporto acqua/cemento finale di un calcestruzzo ?

(MB): Certamente. Come detto prima la garanzia sul prodotto la danno il processo e la misurazione delle prestazioni. Se poi guardiamo alle cattive abitudini ancora purtroppo diffuse, credo che le aggiunte incontrollate di acqua facciano più danni che un sistema o un altro di produzione… ma pensiamo anche ai tempi di trasporto e scarico allungati, che se non adeguatamente previsti  causano un decadimento incontrollato della caratteristiche del calcestruzzo. 

 

Spesso si è parlato dell’importanza all’uso del mescolatore in generale, senza entrare nel merito della tipologia di mescolatore adatto per una produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un mescolatore quindi vale l’altro ?

(MB): Anche in questo caso ti rispondo che ogni produttore valuterà lo strumento più adatto ad ottenere i risultati desiderati, in funzione anche del tipo di calcestruzzo da produrre.

 

Certificazione FPC del calcestruzzo

L’obbligo della certificazione FPC è stata ottenuta da tutti gli impianti esistenti senza però portare a un aumento né di prove sul calcestruzzo né di assunzione di tecnici di centrale. Come valuti questa situazione ? Abbiamo ottenuto una certificazione di carta ?

(MB): Lo scopo di una certificazione (obbligatoria) è creare una differenza a favore di chi la ottiene e l’esclusione dal mercato di chi non la possiede tramite controlli rigorosi sul suo ottenimento e sul possesso.  

Oppure il successo può venire da un riconoscimento da parte del mercato, che deriva da ragioni economiche, etiche e sociali, di affidabilità commerciale e di vantaggio competitivo per chi si rivolge ad aziende certificate.

A te la risposta…

 

La certificazione CSC avrà un risultato diverso ?

(MB): Questo sarà l’impegno di Federbeton come gestore Italiano della certificazione CSC: da un lato garantire una gestione rigorosa della certificazione, dall’altro ottenere il giusto riconoscimento perché diventi uno strumento di crescita e selezione del settore. Forse abbiamo l’ultima occasione per stimolare quel salto di qualità del settore nei fatti e non soltanto nelle dichiarazioni che durano… il tempo in cui sono pronunciate…

 

Prescrizione del calcestruzzo

Una ultima domanda. L’evoluzione tecnologica nel calcestruzzo oggi ha portato alla possibilità di formulare calcestruzzi con caratteristiche e prestazioni un tempo non immaginabili. Ha ancora senso che le norme attuali prevedano la prescrizione di parametri quali il dosaggio minimo di cemento, il rapporto acqua/cemento, … Non si dovrebbe puntare a una nuova evoluzione delle norme in cui ci si concentri di più sull’obbligo di prescrizioni progettuali più moderne, oltre alla Rck e consistenza, quali ad esempio il ritiro, la resistenza alla penetrazione all’acqua, la tenacità e il modulo elastico ...

(MF): Da molti anni la posizione di Unical (e la mia personale, espressa in mille convegni e tavole rotonde), è netta: le prescrizioni e le verifiche dovrebbero basarsi soltanto soltanto su valori prestazionali e non su criteri di composizione.

I progettisti competenti infatti chiedono al calcestruzzo solo le prestazioni coinvolte nei loro calcoli e valutazioni tecniche, e questo è anche l’orientamento del corpus normativo europeo.

Questa posizione oggi è ancor più ovvia che nel passato, perché le proprietà e le prestazioni che si chiedono al calcestruzzo sono sempre più numerose e complesse e possono essere garantite soltanto da formulazioni tecnologicamente avanzate e soprattutto dinamiche. Non certo dai criteri composizionali espressi da obsolete “curve” o da irriducibili “mix” più o meno blindati. 

  


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