L’arrivo improvviso del COVID 19 ha offerto molteplici spunti di riflessione tra gli operatori della filiera dell’edilizia, i quali sono stati chiamati in causa per valutare la possibile diffusione del virus negli spazi di lavoro, di socialità e di residenza. Considerando che mediamente passiamo il 90% del nostro tempo in spazi chiusi, è evidente che all’interno di questi spazi devono essere poste una serie di attenzioni per prevenire possibili contagi.
Negli ultimi due decenni la filiera dell’edilizia è stata oggetto di una spiccata attenzione nei confronti delle prestazioni ambientali degli immobili, in special modo le fasi di progettazione e realizzazione, meno quella di conduzione e gestione. Alcune volte le prestazioni finali dell’edificio hanno portato a risultati tangibili entusiasmanti altre volte meno, alcune volte non si conoscono proprio le prestazioni reali di immobili “Green”.
La pandemia, essendo un tema che in edilizia lo si affronta prevalentemente attraverso una attenta manutenzione e gestione del sistema edificio impianto e una attenta gestione delle risorse umane, ha portato alla luce tematiche che sono trascurate sia dalla cogenza normativa che dagli standard ambientali internazionali, in special modo la loro verifica nel tempo.
Parlare di qualità ambientale interna e di gestione di potenziali contagi riguarda molto da vicino sia il mondo impiantistico che quello delle risorse umane, perché in un edificio in cui gli impianti non sono veicolo di diffusione e dentro il quale le persone stanno bene (sia fisicamente che psicologicamente) ci si contagia di meno oltre che lavorare meglio (si vedono a riguardo le ricerche legate al comfort ambientale interno ed alla biofilia, ad esempio).
In queste direzioni si sono mosse le associazioni oltreoceano che, analogamente a GBC Italia, sviluppano sistemi per la misurazione delle performance ambientali e della qualità indoor degli immobili: USGBC (United Steates Green Buidlding Council con LEED), IWBI (International Well Building Institute con WELL) e il CfAD (Center for Active Design con Fitwel).
Queste associazioni hanno sviluppato linee guide ad hoc oppure integrato all’interno dei propri standard quanto suggerito da ASHRAE (American Society Heating Refrigerating Air Conditioning Engineers), dall’AIA (American Institute of Architects) o dal NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health).
All’interno di queste linee guida troviamo approcci con efficacia diversa che si possono ricondurre alla gerarchia sotto schematizzata:
fonte AIA su base The National Institute for Occupational Safety and Health
Dato per scontato che isolamento sociale e mancanza di interazioni sociali non sono considerate strategie perseguibili, all’interno di queste linee guida si suggeriscono metodi di controllo che possiamo far ricadere nelle seguenti macro categorie:
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione
Green Building Council Italia (GBC Italia)
Disposizioni come queste trovano collocazione all’interno di LEED attraverso 6 “crediti pilota” facenti parte di un pacchetto denominato “Safety First”, all’interno del protocollo WELL sono in parte già presenti in alcune “features” mentre il Center for Active Design ha pubblicato una serie di linee guida da affiancare al protocollo Fitwel.
Senza voler mancare di rispetto ed attenzione verso tutte le persone che hanno sofferto o stanno ancora soffrendo per questa pandemia, la stessa ha anche riportato all’attenzione la necessità di avere edifici le cui prestazioni legate alla qualità degli spazi interni siano costanti nel tempo e misurabili.
Spesso l’attenzione portata dai sistemi di rating nazionali ed internazionali si è focalizzata su una mera analisi documentale più che sulle reali prestazioni e sui controlli nel tempo, la sfida contro il COVID 19 (e gli altri virus contro i quali un domani ci troveremo a scontrarci) richiede invece un’attività costante e silenziosa basata sulla responsabilità e la serietà delle persone e degli operatori, aspetti poco valorizzati in un contesto economico e culturale caratterizzato da valori quali la velocità, il basso costo, la scarsa attenzione al benessere degli occupanti ed alla manutenibilità (tutti valori in antitesi con il concetto di qualità).
La pandemia da COVID 19 ci offre dunque la possibilità di ampliare la nostra visione olistica dell’edificio arricchendola di tutte quelle tematiche a cavallo tra sfera sociale ed economica che fino a ieri hanno fatto fatica ad entrare in tutti i sistemi di rating, spesso troppo sbilanciati sulle sole prestazioni energetiche, ma che determinano in modo molto più netto la vivibilità e la resilienza di uno spazio.
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