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Superbonus e gli attori coinvolti nei Digital marketplace dei crediti fiscali

Una riflessione del prof. Angelo Ciribini

Il super bonus (eco e sisma) rappresenta oggi, per il settore della costruzione, un ambito iconico, che mette in relazione, anche se sino a un certo punto, attori, ambiti, logiche, convenienze, responsabilità, assai eterogenee, in cui le risorse del contribuente fungono da leva per generare esternalità positive, nei confronti, in primo luogo, del sistema finanziario (assicurativo e creditizio), ma, naturalmente, anche dei cittadini e degli operatori economici del comparto (nonché di altri soggetti).

Per provare a ragionare sul tema è possibile iniziare da molteplici punti di vista, ma, in primo luogo, questa misura, che appare o che vorrebbe essere un gioco a somma positiva, dovrebbe, per evitare un decoupling tra narrazione ed esito, essere supportata da una chiara politica industriale.

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Digital marketplace dei crediti fiscali: chi sono i soggetti coinvolti?

Prendendo l’avvio dai soggetti, è d’uopo notare come le sfere del mondo delle professioni non tecniche non siano più che tanto connesse a quelle delle professioni tecniche e delle imprenditorialità edilizie e impiantistiche, per non dire del settore del credito.

Di là della detrazione fiscale è la cessione del credito di imposta a generare, del resto, anche un mercato digitale inedito in argomento, vale a dire un digital marketplace dei crediti fiscali.

Proviamo, anzitutto, ad annoverare tra i soggetti del settore i committenti, nella loro duplice veste di operatori della Domanda Privata (e, in misura minore, Pubblica) e di beneficiari dell’ambito fiscale o di cedenti il credito di imposta (connesso allo sconto in fattura), eventualmente pre-finanziati, spesso dal cessionario.

La scommessa è che il tessuto committente, da quello unifamiliare a quello condominiale, per non parlare di altre entità, abbia la capacità, probabilmente in termini ancora analogici e non già digitali, sugli interventi trainanti, oltre che su quelli trainati, di formulare requisiti stringenti dal punto di vista qualitativo, sia pure con riferimento aI massimali.

Tale committente si presenta, peraltro, in primo luogo quale cliente dei soggetti assicurativi e bancari, ma, allo stesso tempo come customer delle Multi Utility; al contempo, tuttavia, i soggetti professionali, i soggetti imprenditoriali e gli stessi advisor/auditor incaricati della diligence e della compliance si offrono quale fornitori, General Contractor, di un pacchetto integrato di servizi che comprende le asseverazioni tecniche, la progettazione esecutiva, la direzione dei lavori, il visto di conformità, il parere giuridico sui piani fiscali e contrattuali, e quanto altro si renda necessario.

Per questa ragione, attori eterogenei, tra cui anche i liberi professionisti e gli imprenditori edili, si  pongono come agenti integratori di filiere articolate.

Le imprese di costruzioni, peraltro, come protagonisti degli interventi trainanti, non solo coordinano catene di produttori e di subappaltatori, ma anche possono farsi garanti che installatori impiantistici e serramentisti attuino, se del caso, i lavori inerenti ai lavori trainati entro il lasso temporale degli interventi principali.

La relazione tra profesionisti tecnici e attori imprenditoriali

Si tratta, allora, di comprendere in che misura architetti, ingegneri, geometri, periti, produttori, costruttori, installatori, commercialisti, consulenti del lavoro, CAF, consulenti legali, consulenti fiscali, studi notarili, assicurazioni, banche, erogatori di servizi energetici, intermediari finanziari, amministrazioni comunali, siano concorrenti, tanto nel senso etimologico quanto nel senso antagonistico.

Limitandosi, per ora, alle relazioni che intercorrono tra professionisti tecnici (architetti, geometri, ingegneri, periti) e attori imprenditoriali (edilizi e impiantistici), appare un atteggiamento contrastante, tra un anelito di integrazione in una filiera e un desiderio di assicurare la propria autonomia e indipendenza decisionale, su due aspetti cruciali, quali quelli inerenti alla riqualificazione energetica e al miglioramento sismico.

Di fatto, quello che emerge è che, comunque, i sistemi di responsabilità e di convenienza dei diversi attori siano piuttosto differenziati, nel senso di essere separati, cosicché della attendibilità delle APE iniziali, finali e convenzionali, così come della qualità e della congruità dei lavori, rispondano essenzialmente gli operatori tradizionali del settore, anche sotto i profili tariffari e remunerativi, assieme e di fronte ai propri committenti, laddove chi potenzialmente acquista il credito fiscale e, in taluni casi, eroga pre-finanziamenti ponte, si dichiari estraneo ai contenuti intrinseci degli interventi e, per l’istruttoria, ricorra a una esternalizzazione remunerata probabilmente dal cliente/committente.

Alla luce di queste osservazioni, come anticipato, bisogna domandarsi se effettivamente questo circolo, che promette di creare un segmento di mercato stimato tra i sei e i dieci miliardi, in funzione anche dei plafond stanziati dai soggetti finanziari, almeno sino alla fine del 2021, in attesa di una proroga condizionata dai prestiti e dai sussidi comunitari, possa rivelarsi effettivamente virtuoso.

Qui, invero, non si tratta di ragionare sulle verifiche o sui controlli, inerenti alla titolarità o alla sovrafatturazione poste a capo della Agenzia delle Entrate oppure alla efficacia tecnica, dipendente, per il versante energetica, da ENEA, bensì di riflettere su una qualche forma di ruolo attivo, propositivo, di chi mette, pur con redditività significativa e livelli di rischio modesti, a disposizione le provviste finanziarie come anticipazione di prestiti condizionati, oltre che come acquisizione dei crediti fiscali, entro un paradigma di apparente «gratuità» per il committente, beneficiario e concedente, per quanto il pricing sia obiettivamente conveniente.

In altre parole, si tratta «solo» di supportare in maniera ulteriormente rafforzata, grazie a incentivi, il segmento di mercato della riqualificazione e del recupero, avendo di mira gli obiettivi della sicurezza strutturale, della efficienza energetica, della sostenibilità ambientale, del cambiamento climatico, oppure di dare vita a un processo di riconfigurazione della filiera, della catena di fornitura e di quella del valore?

È importante, infatti, osservare come, accanto alla salvaguardia della vita dei cittadini in caso di evento sismico e del suo benessere ambientale (oltreché del suo risparmio energetico), si possono proporre nuovi business model, come dimostra la presenza dei dispositivi di smart home negli interventi abilitati a traino.

Si tratta, perciò, anche di introdurre esplicitamente elementi di politica industriale, miranti a favorire, ad esempio, una maggiore integrazione tra identità e universi professionali e imprenditoriali, o meno? 

Si tratta di permettere alle Multi Utility di approcciare esecutivamente i temi della rigenerazione urbana e della Smart City o meno? 

Si tratta di coinvolgere attivamente, sia pure indirettamente, le istituzioni finanziarie nelle strategie legate al Green Deal e al rafforzamento del Partenariato Pubblico Privato o meno?

L’attenzione riposta nel e l’aspettativa rivolta al «110%» sono enormi, le potenzialità che il dispositivo prevede sono altrettanto importanti, ma, anche qualora tutto ciò desse, auspicabilmente in maniera strutturale sino al 2024, vita a un poderoso rilancio di alcuni interventi sul costruito (inclusi quelli soggetti ad altri valori di detraibilità e di cedibilità), sarebbe sufficiente o ci si dovrebbe attendere una regia attiva, in grado di governare processi di ancor più lungo periodo e respiro?

Per le imprese di costruzioni la sfida, e assieme la scommessa, riguarda la possibilità di non limitarsi a un ruolo meramente esecutivo, bensì, a partire dalle piattaforme digitali che si vengono a costituire per lo scopo, di fungere da key driver del nuovo settore dell’ambiente costruito, di andare oltre i regimi assicurativi connessi alle polizze relative agli interventi eseguiti, per porsi al servizio, o meglio, per erogare servizi lungo il ciclo di vita ai privati cittadini, ai condomìni, alle comunità energetiche, alle agenzie territoriali per la casa e a tutti gli altri soggetti interessati dal provvedimento legislativo.

Quello che si può intuire è, dunque, che la Domanda sia costituita da soggetti che, per l’ambito di detraibilità, abbiano una adeguata capacità fiscale e che siano interessati a contenere i propri consumi energetici, ma, allo stesso tempo, inizia a sussistere una Domanda di crediti fiscali ceduti che corre parallela a quella di committenza degli interventi.

Allo stesso modo, oltre all’Offerta relativa ai servizi professionali e alle attività imprenditoriali, vi è quella dei servizi istruttorî, oltre che di crediti presenti nei cassetti fiscali, nonché di finanziamenti ponte e di linee di credito con corrispondenti tassi di interesse.

Di conseguenza, per l’impresa di costruzioni sorge la possibilità di svolgere un ruolo pervasivo nei confronti dei cittadini residenti: come si diceva, non esclusivamente al momento degli interventi, nel ciclo di vita dell’edificio, ma anche, con la home automation, nei cicli delle vite degli abitanti.

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