Antincendio
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L’attività investigativa negli incendi boschivi

Incendi boschivi: quali sono le procedure e le tecniche di indagine per conoscere cause ed eventuali autori

Il presente lavoro intende approfondire il tema dell’investigazione nell’ambito degli incendi boschivi, quale strumento utile non solo per individuare le cause di incendio ma anche per pianificare ed implementare una strategica attività di previsione e prevenzione.  

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“Niente ha il potere di allargare tanto la mente quanto l’investigazione dei fatti che si possono osservare” (Marco Aurelio).

Il crescente numero di incendi, che caratterizza i nostri territori, richiede oggi un’organizzazione difensiva sempre più attenta e mirata, che affida un ruolo fondamentale agli strumenti di indagine, tesa ad individuare linee di tendenza e di concentrazione dei fenomeni e ad interpretarne la dinamica e le motivazioni.

Appare pertanto basilare, al fine di impostare efficaci azioni di previsione del rischio, l’impiego di tecniche investigative che consentano di definire la distribuzione spaziale degli eventi, interpretandone i fenomeni, quasi tutti di origine antropica. 

Il meccanismo difensivo di attesa, preordinato ad intraprendere iniziative di contrasto sull’evento in atto, appare inevitabilmente condannato all’insuccesso; perciò, la difesa va basata essenzialmente sulla prevenzione, che non può prescindere dall’analisi e dalla conoscenza delle cause del fenomeno.

L’investigazione preventiva diviene quindi operazione necessaria e propedeutica per gli interventi contingenti e per la successiva investigazione inquirente, tesa alla identificazione dell’autore del crimine.

 

Incendi boschivi: il processo investigativo e le fasi costitutive

L’investigazione mira, attraverso la ricerca meticolosa degli elementi utili, all’accertamento della verità. E’ il percorso da seguire per giungere ad una risposta attendibile su un sospetto o a verificarne l’infondatezza.

L’azione investigativa, supportata da ragionamento rigoroso, scevro da ogni pregiudizio, prevede una serie di iniziative strategiche, vincolate a specifiche procedure (atti tipici), o anche a “schema libero” (atti atipici).

La prima operazione del percorso investigativo prevede l’esame dello scenario attraverso un attento e rigoroso sopralluogo, che ha come scopo la conservazione dello stato dei luoghi, la ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato, utili per la ricostruzione della dinamica dell’evento e per l’accertamento delle circostanze in cui esso si è realizzato, anche in relazione alla verifica del modus operandi dell’autore del reato.

E’ appena il caso di rimarcare che l’accesso sul teatro dell’incendio è consentito solo agli addetti al lavoro investigativo, per evitare ogni forma di inquinamento delle prove. Ciò perché, come sostiene Edmond Locard, tra reo, ambiente e vittima si crea un’interazione per cui ogni criminale lascia una traccia di sé sulla scena e porta via su di sé una traccia (teoria dell’interscambio).

Quindi la prima e fondamentale operazione è quella di isolare la zona affinché lo stato dei luoghi e delle cose non venga modificato.

Si procede poi alla individuazione del punto di innesco intorno al quale si dovranno cercare le prove materiali; si riscostruisce l’evoluzione dell’incendio; si classificano le cause e si procede infine alla identificazione dell’autore confrontando gli indizi con le prove e le testimonianze ottenute.

Isolata e delimitata l’area, si procede quindi all’esame del punto di inizio ed alla ricerca del mezzo di ignizione. L’insieme di queste tre fasi conduce al prodotto finale del processo investigativo, che è rappresentato dalla informativa tecnica di investigazione.

Il processo investigativo comincia con la notizia stessa dell’incendio, ricevuta in tempo reale grazie alla rete di contatti permanente dell’intero sistema operativo e di controllo. La notizia viene annotata indicando l’ora dell’allarme e tutti i dati relativi a colui che ha sollevato l’allarme stesso.

Si procede quindi alla verifica della serie storica degli incendi avvenuti in zona, delle cause ricorrenti, nonché dei dati meteorologici dei giorni antecedenti all’evento. Il fascicolo siffatto dovrà contenere tutte le note investigative redatte in maniera leggibile da chiunque voglia consultarle; perciò dovranno essere sintetiche, descrittive (anche con schizzi o disegni), esatte (data, ora luoghi, condizioni meteo, ecc.), discrete (oggettive e nette da opinioni o conclusioni personali). 

 

Tecniche di investigazione negli incendi boschivi

In caso di incendi di piccole dimensioni, scegliendo la giusta postazione di osservazione, si visiona l’intero perimetro dell’incendio direttamente, individuando agevolmente il punto o i punti di innesco.

Negli incendi di grandi dimensioni è opportuno, invece, delimitare varie zone di lavoro in base a “modelli teorici di propagazione”. In funzione della topografia del territorio, delle pendenze, della velocità del vento e della distribuzione del materiale combustibile, si individuano e si analizzano una o più aree geometriche (zone di lavoro) che vengono messe a confronto con una tavola contenente n°8 modelli geometrici di propagazione e dal cui confronto si definisce il modello di propagazione relativo ad ogni azione considerata.

Conosciuta la geometria dell’incendio e stabilite le zone di inizio, si va alla ricerca del mezzo di ignizione. L’area di inizio viene stabilita attraverso il metodo delle evidenze fisiche (M.E.F.). Questa tecnica di indagine permette:

a) di ricostruire l’evoluzione dell’incendio attraverso tracce che il fuoco lascia sulla vegetazione;

b) di definire il punto di origine;

c) di classificare la causa fino alla identificazione dell’autore del crimine o comunque delle proprie motivazioni.

L’evoluzione dell’incendio si ricostruisce attraverso la ricerca e l’analisi degli indicatori che segnano il passaggio del fuoco, attraverso i danni prodotti alla vegetazione ed all’ambiente fisico interessato.

I principali indicatori oggetto di osservazione sono, ad esempio, grado dei danni, modello di bruciatura, esposizione, distacco della corteccia, modalità di carbonizzazione, desquamazione, pietrificazione dei rami, macchie di fuliggine, colore delle ceneri.

Attraverso la interpretazione dei vari indicatori, l‘investigatore riesce a realizzare sul terreno il cammino di propagazione ed a definire la fattispecie di incendio caratterizzata dallo specifico quadro di indicatori. Il cammino di propagazione si individua collocando bandierine rosse nei punti in cui risulta più chiara ed evidente la traccia lasciata dal fuoco. In tal modo, si arriva alla delimitazione di una zona di lavoro che rappresenta l’area di inizio. Questa viene perimetrata con nastro segnaletico e può essere visitata solo dal team investigativo, in modo da non alterare lo scenario. E proprio in quest’area che andranno ricercate le informazioni necessarie per la individuazione delle cause dell’incendio boschivo.

La validazione dell’area di inizio viene eseguita comprovandone l’ubicazione attraverso il confronto con le informazioni ricevute da testimoni o dal personale operativo giunto per primo sul posto. 

Il punto di inizio viene determinato suddividendo la stessa area in piccole particelle (50 cm di larghezza) che vengono esaminate approfonditamente, per la ricerca delle prove materiali e, possibilmente, del mezzo di ignizione.

Il quadro degli indicatori e la serie di tracce riscontrate nella zona di inizio hanno lo scopo di stabilire già una ipotesi delle cause dell’evento. Una volta formulata l’ipotesi, il quadro degli indicatori rilevato va confrontato con un prospetto di quadri riferiti alle differenti tipologie (fattispecie), al fine di comprovare, ove sia possibile, che i fatti registrati corrispondano a quelli caratterizzanti ciascuna delle tipologie dei quadri di riferimento comparativo. Ciò in quanto ogni quadro di riferimento è caratterizzato da indicatori specifici [4].

L’investigazione, come appare evidente, prevede una serie di iniziative tecnico-giuridiche nonché ogni azione svolta, nell’ambito di competenza, ai fini dell’acquisizione di conoscenze per l’accertamento della verità.

L’investigazione, come detto, può essere preventiva, se si esegue prima che il reato venga commesso ed ha finalità cautelativa. Nei casi di incendi boschivi, l’investigazione preventiva è fondamentale ed è vieppiù opportuna in quanto le informazioni utili possono essere acquisite durante le attività di ricognizione e sorveglianza del territorio, elaborando notizie su persone e fenomeni, accertandone la potenziale pericolosità e segnalando le risultanze all’autorità giudiziaria.

L’investigazione inquirente invece è, di solito, condotta dalla Polizia Giudiziaria all’interno di un accertamento relativo ad una istruttoria penale già formalizzata della Magistratura, al fine di ricostruire il fatto criminoso andando alla ricerca delle prove che determineranno la colpevolezza dell’autore del reato.

Allo scopo di attingere sempre nuove, utili informazioni in merito ai reati connessi agli incendi boschivi, è altresì opportuno espletare una complessiva attività di consultazione sul territorio, presso circoli di cacciatori, associazioni di allevatori, associazioni di volontariato, agricoltori, ditte boschive, ecc. 

E’ inoltre importante consultare i fascicoli dell’analisi storica di tutti gli incendi verificatisi nelle zone interessate, per ottenere un quadro conoscitivo del contesto ambientale oggetto di indagine. 

Il rilevamento dei dati che offre lo scenario deve essere accurato e supportato da fotografie, riprese filmate derivanti anche da eventuali telecamere collocate in zona. 

Ogni atto elaborato deve essere oggetto di verbalizzazione. Alcuni atti tipici aventi solo valore di scopo (es. annotazioni di Polizia Giudiziaria) possono anche essere esentati dalla verbalizzazione; inoltre, per la stesura di taluni atti tecnici la Polizia Giudiziaria può avvalersi dell’apporto di strutture e tecnici specializzati, anche afferenti a Corpi e Amministrazioni dello Stato, da nominare con atto formale di richiesta al Pubblico Ministero.

Nel rilievo descrittivo dei luoghi vanno evidenziati:

• la morfologia delle aree percorse dall’incendio ed il tipo di soprassuolo;

• le condizioni meteorologiche al momento dell’evento;

• la eventuale presenza di manufatti, corsi d’acqua, linee elettriche e telefoniche, strade, linee ferroviarie;

• eventuali cantieri forestali in corso e mezzi necessari;

• i punti di insorgenza del fuoco e descrizione degli inneschi utilizzati;

• eventuali tracce lasciate da uomini e mezzi;

• eventuali oggetti rinvenuti sul posto, anche se estranei al contesto in cui si opera, che possono avere attinenza con l’innesco;

• proprietà dei fondi interessati dall’incendio;

• inquadramento catastale delle aree percorse.

 

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