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Competenza: lettera aperta a Draghi + una domanda a Patuanelli sul superbonus

Un appello a Draghi, se sarà lui il prescelto: "Basta dilettanti allo sbaraglio.". Abbiamo bisogno di una guida quanto mai "competente" nella sfida chiave delle infrastrutture

 

C’è una barzelletta che gira nei corridoi di noi professionisti che recita così:

"Per una persona ottimista, il bicchiere è pieno a metà. Per una persona pessimista, è vuoto a metà. Per l'ingegnere, è due volte più grande del necessario.»

Questa barzelletta mi è tornata in mente dopo il discorso di Mattarella di ieri sera e l’annuncio dato in diretta alla Nazione, in particolare la frase "Avverto pertanto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica.».

 

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Questa frase da molti è stata interpretata, basti vedere i titoli di giornale di oggi, come «serve un governo di alto profilo» e quindi quello precedente non lo era. Io non mi sono soffermato su questo aspetto, e mi interessa anche poco, essendo abituato a guardare più al domani che al ieri, ma sul significato epistemologico dell’affermazione "governo di alto profilo».

Il mio timore è che per «alto profilo» si possa intendere, come se fosse una equazione matematica, «alto profilo tecnico». Ci sono aziende che sono nate, cresciute e hanno prosperato sulle spalle di imprenditori che di tecnico avevano solo una cosa, il buon senso. Ci sono aziende in cui si sono presi tecnici di grandissimo valore, dimostrato ricoprendo ruoli di tipo tecnico, e sono stati portati alla guida della stessa, avviando velocemente un percorso di declino. Quindi non è accettabile una equazione TECNICO = GIUSTO PROFILO. Nel passato questa confusione tra «tecnico» e «giusto profilo» è stata l’anima di governi dai risultati non sempre brillanti, con figure che spesso sono ricordate non con gioia nel Paese per le loro decisioni.

 

Un medico può essere un bravissimo chirurgo ma non è detto che sia all’altezza per essere un buon ministro della sanità. Un professore può essere uno splendido docente ma non è detto che abbia le competenze per governare il ministero dell’istruzione. Non è detto che un bravo avvocato abbia le competenze per gestire il ministero della giustizia.

Di certo è che Draghi non può governare da solo. Come ha scritto Michele Salvati sul Foglio di oggi "Un dittatore benevolo non è possibile in democrazia», anche se fosse un drago …

Quale la strada quindi. Quella della competenza.

 

Ma cosa significa competènza ? 

Innanzitutto competenza non è un sinonimo di conoscenza. La parola dal punto etimologico deriva tardo latino «competentia» che è una derivazione di competĕre «competere». Posso conoscere ogni particolare del golf, ma se non ho una qualificata esperienza sul campo non posso pensare di essere un competente in materia. Per la Treccani "L’essere competente; idoneità e autorità di trattare, giudicare, risolvere determinate questioni"

In inglese la parola "awareness» viene analizzata dal Cambridge Dictionary come "having knowledge or experience of a particularthing», e prendendo invece la parola «competence» il Longman la traduce come "the ability to do something well».

Semplificando il concetto, possiamo considerare che il termine Competenza comporti tre qualità imprescindibili: Conoscenza, Esperienza e Abilità.  

Quello che possiamo augurarci è che Draghi sappia costruire una squadra di persone competenti, non solo per origine politica, non solo per motivi tecnici. 

E possiamo augurarci che chi viene demandato a gestire il Ministero dei Trasporti e Infrastrutture (che speriamo non sia diviso) abbia non solo conoscenza su cosa sia una infrastruttura (qualcuno dei recenti aveva qualche confusione anche su questo), o di quali siano le normative che gestiscono gli appalti (condizione necessaria ma non sufficiente), ma che abbia anche una specifica esperienza sulla gestione e l’esecuzione di un appalto, perchè uno dei grandi problemi del nostro Paese è che spesso si costruiscono regole per evitare che si faccia questo o quest’altro, ma non per raggiungere l’obiettivo ultimo, che nel caso delle costruzioni è la realizzazione e la corretta gestione dell’infrastruttura (l’intervento è riuscito ma il paziente è morto).

 

Voglio prendere un caso concreto, il Superbonus.

Il SuperBonus è la croce e delizia delle costruzioni italiane.

Delizia perchè potrebbe far partire da un momento all’altro la riqualificazione immobiliare, dare una spinta incredibile all’edilizia e alle imprese che vi operano, creare migliaia di posti di lavoro.

Così come è fatta però ha fatto nascere solo partite iva di improvvisati artigiani, ha dato una marea di traffico ai portali come Ingenio che cercano (parola azzardata ?) di chiarire gli aspetti normativi per la sua applicazione, ha fatto incazzare tanti imprenditori e professionisti che un giorno si trovano nella condizione di dover assumere 100 persone e il giorno dopo di doverne licenziare altrettanti, per rispondere dei capricci e indecisioni dei clienti, banche, … sulla possibile applicazione.

Quindi un provvedimento eccezionale che ad oggi è quasi una presa in giro. Eppure a capo del MISE c’è un nostro collega professionista, l’ing. Stefano Patuanelli, laureato con lode in ingegneria civile, iscritto all’ordine degli ingegneri di Trieste dal 2004 e che da allora ha fatto il libero professionista (prima di fare il politico).

L’ho sentito parlare, ho parlato con qualche suo collega di Trieste, personalmente mi sento di affermare di avere stima di lui, eppure … il Superbonus è un casino.  Come possibile ? mi piacerebbe chiederglielo «Stefano, scusa, ma vista la tua esperienza sul campo non ti sei chiesto se la legge così come scritta sarebbe stata applicabile o meno ?».

Anche perchè dietro a questi problemi ce ne è un altro grande, quello di come queste norme sono scritte, ovvero come partono (da chi magari ha un ruolo di primo livello come un ministro) e come poi arrivano scritte in gazzetta ufficiale. Una trasformazione che passa per le Commissioni (dove non sempre ci sono persone competenti sul tema trattato), per le Camere (vedi prima), per chi poi le mette nel formato editoriale corretto, e per le modifiche della notte prima (della pubblicazione).

E a proposito di questo aspetto, che scelte fondamentali per la vita del Paese debbano essere prese di notte, ho davvero molti dubbi. Personalmente la notte preferisco ricaricare la batterie altrimenti il giorno dopo sono un po' "confuso". Allora mi chiedo come possano miei concittadini, dopo un giorno di lavoro, la notte avviare riunioni su temi di grande importanza con la dovuta lucidità e attenzione. Mah, sarà la forza interiore impressa dal luogo istituzionale.

 

Competenza è anche condivisione 

Torno quindi al concetto di partenza.

Per certi ruoli occorrono figure per bene, questo è una presupposizione implicita, con conoscenza tecnica dell’argomento da trattare, ma anche con un’esperienza in termini di gestione (e non solo tecnica) tale da poter arrivare, come ci dice il vocabolario inglese, avere l’abilità di fare qualcosa bene.

Ma questo non basta.

Credo fermamente nel valore dei percorsi condivisi.

In Spagna, per la legge sulla qualità dell'Architettura è stato creato un sito per raccogliere le osservazioni, i commenti, i contributi. In Italia, fino a venti giorni fa conoscevo solo due architetti che conoscevano il testo delle Linee Guida sullo stesso tema, e di architetti ne conosco parecchi. Io propendo per la prima soluzione. 

Se chi aveva la cloche del comando a marzo sul tema scuole e COVID avesse parlato con dei Professionisti invece che con dei burocrati, oggi avremmo speso meno milioni euro in sedie a rotelle (non a norma e che fanno venire il mal di schiena) e avremmo con una spesa inferiore ogni aula scolastica con un sistema di ricambio d'aria efficace ed efficiente (e forse molte più scuole aperte, e i miei figli non costretti a mettersi un doppio maglione quando la maestra apre la finestra a metà lezione per il ricambio d'aria).

Come ingegnere credo che su specifici temi che riguardano tematiche tecniche, come ad esempio la digitalizzazione, la sicurezza del patrimonio storico monumentale, la produttività nelle aziende ... la nostra categoria debba essere un interlocutore coinvolto non con una semplice audizione alla commissione pinco pallo della Camera, ma con un ruolo attivo, così come credo che come Professionista Tecnico l'intera nostra categoria possa svolgere questo ruolo per molti degli argomenti oggetto della pianificazione strategica e produzione normativa del nosstro Paese. E che la nostra categoria affronti questa sfida in modo aperto, e non delegando pochi esperti a gestire un ruolo così importante.

 

Infine, la sfida delle infrastrutture

Vorrei concludere con un appello a Draghi, se sarà lui il prescelto: "Basta dilettanti allo sbaraglio.". Abbiamo bisogno di una guida quanto mai "competente" in questa sfida chiave.

Le infrastrutture - nel termine più ampio del termine - rappresentano una emergenza non rimandabile.

Alcuni esempi:

  • In Puglia abbiamo intere tratte ferroviarie a un binario ma la Commissione tecnica dell'Ambiente ha espresso parere negativo sul raddoppio del binario appellandosi alla tutela del fratino e della ghiandaia marina. Peccato che ... nessuna delle due specie avifaunistiche nidifica sul tracciato dei treni, e anche gli esperti ornitologi hanno confermato che la zona del cantiere non c'entra niente con l'habitat dei due uccelli indicati dai tecnici.
  • I nostri porti - prima che diventino terminal cinesi o altre potenze commerciali straniere - devono essere adeguati in termini di collegamenti, di digitalizzazione, di dimensione delle aree di attracco, di impianti di gestione dei contaniner. Certo che se da un lato si parla del rilancio del porto di Genova e dall'altro qualcuno al MIT cerca di bloccare l'AV Genova - Milano ...
  • Ogni volta che c'è un incidente sul nodo di Bologna si divide l'Italia a metà per il trasporto su gomma. La Mestre - Orte dovrebbe essere una delle vie prioritarie del commercio su strada europeo, ma tra Mestre e Cesena è un'odissea, e tra Bagni di Romagna e San Sepolcro un'avventura ... ma continuiamo a non vederla tra le priorità del Paese.

Caro futuro, forse, primo Ministro, abbiamo un problema: il bicchiere è due volte più grande. Cominciamo a capire come riempirlo, e bene.

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