Il miglioramento della prestazione fonoisolante di una parete in muratura può essere ottenuto attraverso il suo rivestimento con una struttura a secco, che nel linguaggio comune prende il nome di controparete. La prestazione acustica che ne risulta è ovviamente funzione dei componenti utilizzati, ma anche di alcune attenzioni pratiche nell’esecuzione in opera che, se assenti, rischiano di ridurre l’efficacia dell’intervento.
L’aggiunta di una controparete ad una muratura esistente in laterizio, facendo uso di lastre in cartongesso o altro materiale a secco, è una tipica operazione tesa a migliorare la prestazione fonoisolante della parete iniziale.
Questa piccola opera edile rappresenta lo strumento più immediato e di facile portata anche negli interventi di miglioramento del comfort acustico all’interno delle comuni abitazioni, in quanto si tratta di un’operazione relativamente rapida, che trova una facile accettazione da parte dal proprietario dell’immobile e apporta minimi disagi operativi, salvo la perdita di qualche centimetro di superficie utile.
L’adozione di sistemi misti laterizio/cartongesso è tra l’altro ormai una prassi consolidata anche negli interventi di nuova realizzazione nei quali, per esigenze congiunte di spessore e comfort acustico, i progettisti dimensionano le stratigrafie accoppiando uno strato massivo in mattoni ed uno o due rivestimenti a secco.
In questa sede non parleremo però delle lastre e dei pannelli isolanti che il mercato mette a disposizione di professionisti, imprese e privati per la realizzazione di questi interventi; richiameremo invece l’attenzione su quelle necessarie accortezze da seguire durante i lavori di esecuzione, che possono essere legate al (corretto) uso di certi accessori o semplicemente alla buona pratica.
Il miglioramento del potere fonoisolante di una muratura tramite rivestimento addizionale a secco può avvenire principalmente in due modalità, con effetti tendenzialmente differenti.
A seconda della tecnologia costruttiva prescelta, è necessario non trascurare la scelta di alcuni particolari accessori che contribuiscono a rendere più acusticamente efficace l’intervento.
Figura 1 – esempio di tassello plastico per rivestimenti acustici a secco di parete.
Nel caso del placcaggio rivestono particolare importanza i tasselli di fissaggio meccanico con i quali si decida di consolidare il rivestimento al muro. Si consigliano, allo scopo, tasselli plastici ad espansione in schiuma poliuretanica e con testa tonda, del tipo analogo a quelli usati per cappotto, come quelli in figura 1.
Nel caso del controplaccaggio, evidentemente il protagonista è l’ordito metallico.
A titolo di citazione, si segnala che sul mercato sono disponibili profili metallici sagomati al fine di ridurre la superficie di contatto fra ordito e lastra, e quindi limitare le interfacce di contatto concorrenti alla trasmissione del suono.
In questa sede, però, preme richiamare l’attenzione sulla necessità di desolidarizzare l’ordito nei confronti della parete esistente, distinguendo in particolare due casi.
Se l’ordito è in aderenza alla parete, è indispensabile desolidarizzare le sue interfacce di contatto con la parete interponendovi un nastro vibroimpedente (mono o biadesivo, per velocizzare l’operazione), preferibilmente in polietilene reticolato a celle chiuse.
Figura 2 – esempio di desolidarizzazione degli orditi in aderenza.
Se si opta per lasciare una lama d’aria fra l’ordito e la parete (e questo certamente migliora l’efficacia della controparete) l’ordito non si trova più in aderenza al muro, bensì è distaccato e quindi autoportante; per esigenze di sicurezza strutturale ed in ragione della superficie di intervento, può valere la pena in questo caso predisporre qualche punto rompitratta in ancoraggio alla parete, purché anch’esso desolidarizzato.
Allo scopo, si può posare un piccolo angolare ad L, di collegamento fra un montante dell’ordito e la parete, avendo cura che il contatto lato parete sia vibroisolato, per esempio con una rondella in gomma.
Figura 3 – esempio di ancoraggio vibroisolato a parete di un montante dell’ordito.
Vediamo ora alcune attenzioni esecutive, da ritenersi necessarie al fine di non pregiudicare il risultato acustico finale dell’intervento. Una corretta posa in opera fa la differenza.
Figura 4 – esempi di desolidarizzazione al perimetro dei rivestimenti.
Figura 5 – omogeneità di posa del riempimento dell’intercapedine.
Anche un occhio non esperto avrà notato che le precauzioni di posa qui illustrate hanno principalmente due obiettivi:
Tutte le contromisure descritte sono orientate quindi alla riduzione dei cosiddetti ponti acustici; il tema, nel caso specifico dei rivestimenti ‘leggeri’ di strutture in laterizio è stringente, in quanto la perdita di prestazione in opera per errori di posa può essere pari anche a 6÷8 dB.
Ancora una volta, sono fondamentali la conoscenza tecnologica dei sistemi proposti alla committenza, il controllo della qualità dei prodotti che arrivano sul cantiere e la supervisione accurata dei lavori d’esecuzione.
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