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Prevenzione incendi: dalle nuove RTV in arrivo all'applicazione della Fire Safety Engineering

Fabio Dattilo, Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, fa il punto sulle novità in arrivo nel settore della prevenzione incendi: dalle nuove RTV all'applicazione dell'ingegneria della sicurezza antincendio.

Fabio Dattilo, Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, fa il punto sulle novità in arrivo nel settore della prevenzione incendi: dalle Regole Tecniche Verticali (RTV) all'applicazione dell'ingegneria della sicurezza antincendio.

Il Comitato Centrale Tecnico Scientifico dei Vigili del Fuoco sta esaminando diverse RTV che riguarderanno, a esempio, la reazione al fuoco delle facciate degli edifici civili e gli impianti di trattamento rifiuti, nonché nuove regole antincendio per le attività di intrattenimento e spettacolo a carattere pubblico che andranno a integrare la RTO del Codice di prevenzione Incendi.

 

Codice prevenzione incendi: le RTV in arrivo

Ing. Dattilo, nel corso degli ultimi anni diverse Regole Tecniche verticali hanno integrato il Codice Prevenzioni Incendi. A che punto siamo con l'aggiornamento delle RTV?

«Le RTV mancanti sono poche e siamo al lavoro per completarle. A esempio, nel corso del prossimo Comitato Centrale Tecnico Scientifico dei Vigili del Fuoco (CCTS) speriamo di licenziare la Regola Tecnica Verticale per le attività di intrattenimento e di spettacolo a carattere pubblico, così da fornire a progettisti e gestori uno strumento per la valutazione dei rischi in tali ambienti. Su questo tema si sono susseguiti diversi dibattiti che hanno riguardato anche lo spettacolo all’aperto e la progettazione delle sistema d'esodo, perciò è stato un lavoro difficile oltretutto complicato dall’arrivo del Covid. Comunque entro la fine di maggio dovremmo chiudere i lavori con il Comitato Centrale Tecnico Scientifico, ovviamente dopo bisognerà aspettare i tempi tecnici della Commissione Europea. Per l’estate dovrebbe essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Tra le RTV che andranno ad ampliare il Codice vi è anche quella che riguarda i centri di raccolta, stabilimenti e impianti che effettuano stoccaggio e trattamento dei rifiuti, una novità che stiamo studiando e intendiamo includere nell’allegato primo del DPR 151 del 2011, ossia nell’elenco delle attività soggette. L'obiettivo è prevenire gli incendi che si verificano in questi luoghi che sono ormai circa il 10 per cento di quelli totali, per cui vale la pena affrontare il tema del rischio ambientale che gli incendi generano in questo tipo di strutture. L’RTV andrà poi a trattare il tema della compartimentazione, della ventilazione e della resistenza al fuoco di tali strutture perché è necessario disciplinarle».

 

Intervista a Fabio Dattilo sulle nuove RTV per la prevenzione incendi

 

RTV e reazione al fuoco delle facciate degli edifici civili

A proposito di Regole Tecniche Verticali, considerata la probabile diffusione di sistemi di isolamento termico degli edifici incentivati dal Superbonus al 110%, a che punto è la nuova RTV che è circolata in bozza? Di quali elementi innovativi dovranno tenere conto i progettisti?

«A dir la verità, prima ancora dell'introduzione del Superbonus al 110%, ci si era già attivati su questo fronte. Dopo l’incendio della Grenfell Tower a Londra si è proceduto a normare tutto ciò che riguarda le pareti ventilate e il cosiddetto cappotto, anche se esiste da tempo una circolare che indica i fondamenti della disciplina. Tuttavia, oltre alla già esistente RTV dedicata gli edifici di grande altezza, occorre averne un'altra che riguardi tutta la coibentazione dell'edificio e su questa ci stiamo lavorando seguendo determinati principi. Il primo è che non si può vietare anche l'uso dei materiali combustibili, però bisognerà far sì che la diffusione dell’incendio verticale sia limitata, per questo potrebbero essere introdotte delle fasce di incombustibilità oppure degli elementi di rottura, come cordoni e solai, che impediscano la rapida propagazione verticale delle fiamme, una sorta di compartimentazione esterna. L’argomento è di grande attualità, bisognerà muoversi con molto equilibrio perché il rischio è quello di incidere negativamente su mercati che in questo momento sono in forte sviluppo. Come sempre, tra gli stakeholder con cui ci interfacciamo, vi sono anche coloro che fabbricano le pareti e coloro che le utilizzano. Il corpo dei Vigili del Fuoco guarda in primis alla sicurezza del cittadino e non solo all’interesse economico dei produttori». 

 

La resistenza al fuoco dei materiali compositi e fibrorinforzati

Tra i vari interventi agevolati dai Bonus Casa, vi anche è il miglioramento sismico degli edifici che oggi può essere realizzato anche grazie ai materiali fibrorinforzati. Qual è la resistenza al fuoco di questi materiali?

«La resistenza al fuoco di questi materiali è già disciplinata e infatti spetta al produttore dimostrare che sono in grado di garantire per un tempo pre-determinato le caratteristiche strutturali richieste. Anche se questi materiali sono meno resistenti del calcestruzzo tout court, occorrono prove sperimentali che dimostrino che le sezioni impegnate da un incendio continuano a garantire la resistenza al fuoco. La normativa di riferimento è la stessa, non possiamo cambiare i carichi e la resistenza strutturale, un materiale nuovo dovrà superare le prove non solo di resistenza meccanica al freddo ma anche di resistenza meccanica alle varie temperature».

Come si fa a sapere se si è in regola?

«Bisogna che il produttore conduca campagne di verifica con dei provini per testare la resistenza meccanica del materiale alle varie temperature a cui potrebbe essere soggetto. Il forno di prova può raggiungere anche i 1000 gradi e serve a testare la resistenza a flessione, a trazione, a compressione e anche per i solai, la resistenza ai carichi verticali, perché trattandosi di piastra, ci sono dei meccanismi che danno migliore resistenza. In conclusione sono i produttori di questi materiali che devono garantire la validità del prodotto. Il materiale è nuovo ma le regole sulla resistenza sono le stesse».

 

Il Codice di Prevenzione Incendi e l'innovazione tecnologica 

Il Codice di Prevenzione Incendi è in grado di rispondere alle innovazioni tecnologiche in materia di prevenzione e protezione antincendio?

«Il Codice è sicuramente un approccio nuovo che offre sia una metodologia di lavoro con più soluzioni preconfezionate, ma include anche una disciplina sulla Fire Engineering che lascia al professionista diverse possibilità costruttive, quindi non è più un "vestito stretto", ma sartoriale che, grazie all'ingegno del progettista può cambiare a seconda delle diverse tipologie di strutture di fabbricati».

 

L'applicazione della Fire Safety Engineering, quale formazione?

Data la diffusione dell'Ingegneria della sicurezza antincendio o Fire safety Engineering (FSE), sta nascendo il bisogno di riconoscere la professionalità in tale ambito. Per esempio, le simulazioni fluidodinamiche d'incendio possono essere svolte da qualsiasi professionista antincendio senza avere nessuna nozione di fluidodinamica computazionale. Anche per i calcoli strutturali a caldo, per i quali è richiesta un'alta preparazione, si risente della stessa esigenza. Premesso che qualunque professionista ha il diritto di potersi formare, sono previsti in futuro albi specifici all'interno del settore prevenzione incendi?

«Devo dire che stiamo assistendo a un salto di qualità della parte formativa, non solo delle famose 120 ore dei Vigili del Fuoco, dove la Fire Engineering se prima era solo una piccola parte, oggi invece occupa più ore di formazione per i professionisti già laureati. Sicuramente c’è molta fame di formazione, ma al giorno d'oggi copre molteplici ambiti: dalla fisica tecnica applicata, alle resistenze strutturali, passando per la progettazione dell’esodo o le modalità di propagazione dei fumi. Parallelamente il mercato offre pacchetti applicativi che sono di grande supporto, ma sono pur sempre strumenti che richiedono competenze e preparazione affinché vengano utilizzati al meglio. A esempio, se non si hanno le basi di fluidodinamica e di ingegneria antincendio a 360 gradi, c'è il rischio di equivocare i risultati. Occorre una forte esperienza su queste materie, dall’altra parte, l’uso dei software facilita lo sviluppo dei calcoli che una volta bisognava fare a mano. Il mercato è in forte espansione, anche perché è collegato alla digitalizzazione delle costruzioni e al BIM. I pacchetti completi potrebbero includere complessi database che ricomprendono il Codice e qualche codice di calcolo nei programmi che invece trattano gli aspetti della Fire Engineering, piano piano il sistema si sta evolvendo da ragionieristico a ingegneristico. Il Codice però, nella parte che non riguarda la Fire Engineering dovrebbe risolvere già il 90 per cento delle problematiche connesse alla Prevenzione Incendi, solo per il 10%, quindi strutture complesse, quelle che richiedono calcoli più raffinati, bisogna lasciar spazio all’ingegneria antincendio e in quel caso servono gli specialisti. Comunque non è prevista l'istituzione di Albi specifici».

Recentemente c'è stato un altro incendio in un palazzo londinese di 19 piani. La normativa italiana è più all'avanguardia di quella inglese?

«In Italia, già dieci anni fa scrivemmo Linee Guida per il contenimento degli incendi sulle facciate ventilate, ora stiamo studiando come farle diventare cogenti, ovviamente aggiornandole attraverso una RTV che tratti solo le pareti coibentate. Il tema vero, è che all'arrivo di ogni nuova tecnologia sono connessi nuovi rischi, guardiamo ad esempio alla trasformazione delle normative sulle autorimesse via via che le auto passeranno da ibride a elettriche. La tecnologia ci offre vantaggi, ma anche uno zainetto di rischi. Nella cultura del Codice non partiamo da norme preconfezionate ma dall’analisi del rischio e dalla verifica che le misure antincendio siano congrue ai rischi che l’analisi ci prospetta».