Calcestruzzo Armato
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Costruire in cemento armato: intervista a Andrea Bolondi, past president ERMCO

Intervista a Andrea Bolondi, past president ERMCO

Come sappiamo la situazione economica italiana degli ultimi anni ha penalizzato molto il settore dell’edilizia, e di conseguenza anche il settore del calcestruzzo, portando ad una progressiva selezione del mercato. Pensa che questa selezione possa portare anche ad una maggiore qualificazione dell’offerta?
Direi proprio di no, purtroppo. Come sappiamo il mercato italiano del calcestruzzo è passato dai 72 milioni di metri cubi del 2007 ai 31 del 2013, con una previsione di un ulteriore calo dell’11 % per l’anno in corso, ed alla riduzione di oltre la metà delle quantità disponibili non è corrisposta una altrettanto forte riduzione né del numero di impianti, né del numero di società produttrici. La selezione è stata solo in piccola parte fatta dai grandi produttori, che hanno chiuso diversi impianti, o dagli accordi di rete fra le società più avvedute, il grosso delle chiusure è dovuto al fallimento o all’entrata in concordato di molte imprese di costruzione che, non essendo state in grado di pagare le forniture di calcestruzzo, hanno causato il fallimento di produttori di calcestruzzo di dimensioni piccole e medie. Questo ci dice che il criterio di selezione non è stato fatto sulla qualità del prodotto o sull’ampiezza di gamma dei prodotti offerti, come avviene nei settori più avanzati, né tanto meno sulla base dell’applicazione delle nuove normative, per le quali non esistono i necessari controlli o le sanzioni per i trasgressori, ma in larga parte sul rischio del credito, quindi in maniera casuale e non qualificante.

Quali sono secondo lei, nel settore del calcestruzzo, le innovazioni tecnologiche o di processi che potranno caratterizzare il mercato del futuro e rispondere alle nuove esigenze di mercato?
La tecnologia del calcestruzzo è in continua evoluzione, anche alla luce della sempre maggiore importanza assunta dalla sostenibilità anche in edilizia. Stiamo parlando della materia prima per costruire per eccellenza, l’attività di ricerca è quindi molto viva ed alimentata da tutte le università e dalle organizzazioni scientifiche che si occupano di costruzioni, oltre che dai centri sperimentali dei produttori di cemento, per i quali il calcestruzzo rappresenta di gran lunga l’applicazione di maggiore importanza. Le innovazioni riguardano, e riguarderanno, sia il processo che le modalità di posa in opera e le caratteristiche di resistenza e durabilità del prodotto, quindi difficile prevedere rivoluzioni ma una sana e continua evoluzione è in atto.

Lei ha coordinato per diversi anni il Progetto Concrete, un’iniziativa tecnico-scientifica finalizzata alla promozione delle costruzioni in calcestruzzo presso i maggiori prescrittori e committenti. Alla luce della sua esperienza quale pensa sia il modo migliore per sensibilizzare i progettisti sulla corretta prescrizione del calcestruzzo?
Progetto Concrete ci ha insegnato quanto sia forte la domanda di maggiore informazione e cultura del calcestruzzo da parte dei progettisti e quanto il contatto diretto sia più efficace di qualsiasi convegno o conferenza. Sistematizzare le visite presso i progettisti o, in termini più ampi, presso i prescrittori in genere è l’unico metodo efficace per la necessaria evoluzione della domanda, ci sarà un calcestruzzo migliore solo se il committente sarà in grado di richiederlo, direi di pretenderlo, e di riconoscerlo. Purtroppo Progetto Concrete ha terminato la sua attività da tempo, mentre la richiesta di maggiore cultura del calcestruzzo continua a crescere.

Negli anni scorsi ha presieduto l’Associazione Europea dei produttori di calcestruzzi e lei opera all’interno di un gruppo internazionale: da osservatore quindi privilegiato, ci può dire perché nel nostro Paese, a differenza di altri anche vicini, il settore del calcestruzzo faccia così fatica ad intraprendere la strada per una qualificazione delle aziende e del mercato?
La risposta è in parte già contenuta in quanto detto sino ad ora, provo a riassumere, considerando solo i motivi principali e non in ordine di importanza. Inizio dalla qualità della domanda, se il committente non è in grado di riconoscere la qualità del materiale, la sua scelta sarà fatta solo sulla base del prezzo ed il prezzo più basso non sempre corrisponde al prodotto migliore. Proseguo segnalando l’esistenza di una quantità notevole di norme, ed in questo l’Europa ci ha dato una bella mano, e l’assenza assoluta di controlli e di sanzioni non solo sul prodotto, ma anche sui manufatti e sul costruito, tranne poi stupirsi della scarsa qualità del nostro patrimonio abitativo, non solo dal punto di vista estetico, ecco gli eco mostri, ma anche da quello strutturale, ecco i crolli dovuti a terremoti che, in altre parti del mondo, non causano danni paragonabili ai nostri. Con queste premesse difficile attendersi un settore industriale evoluto e responsabile, ed infatti il settore lo è solo in parte, ed anche per questa circostanza è estremamente difficile qualificare aziende e mercato. Ho lasciato alla fine, perché lo considero più un effetto di quanto descritto piuttosto che una causa, il fatto che in molte parti il nostro settore sia sotto il controllo della criminalità organizzata che, in mancanza di regole e sanzioni, lo ha individuato come uno degli ambienti più favorevoli ad attività illecite di riciclaggio.
 

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