This was criticized earlier as being too complex, but it is what I am seeing in project execution. If you do a Lean Value Stream and map the BIM Uses to the decisions needed to have the project move forward, you see that the LOD isn't even the same in a single discipline model. LOD may, as a general "rule of thumb" be tied to phases, but its not as lean as it could be.
Dianne Davis, CSI
1. Il digital Plan of Work
Il Building Information Modelling (BIM) ha ormai assunto, in connessione con altre modalità organizzative e tecnologiche, una notevole rilevanza sul piano internazionale, recentemente sancita dal richiamo presente nella Nuova Direttiva Comunitaria sul Public Procurement.
Una recente indagine condotta da Mc Graw-Hill Construction a livello mondiale sull’adozione della metodologia presso i Contractor ha ulteriormente confermato e avvalorato il rilievo assunto dal BIM, ben oltre i confini della strumentalità e, se vogliamo, della progettazione. Ciononostante, occorre ammettere che una certa nebulosità ha continuato a lungo ad ammantare il concetto, anche in virtù della sua adozione in Paesi remoti geograficamente, come quelli Asiatici e Arabi, o mentalmente, come quelli Scandinavi e Nordici.
Più recentemente, tuttavia, una certa chiarezza sta diradando la coltre di incertezze sul tema, grazie alla Strategia Industriale promossa dal Governo Britannico, prima in Inghilterra e in Galles e successivamente in Scozia e altrove, anche nel Commonwealth.
Un passaggio, sommesso, ma determinante è rappresentato dalla definizione del digital Plan of Work (dPoW) e del suo relativo Digital Presentation Tool (oltrechè del corrispondente Classification System) atteso per Novembre 2014.
Si tratta, in effetti, di un passaggio all’apparenza molto tecnico, quasi fosse una infrastruttura digitale deputata a semplicemente regolare alcuni flussi informativi e procedurali.
Nella realtà, al contrario, il dPoW costituisce l’architrave di una sfida assai ambiziosa, relativa all’evoluzione della Industry of the Built Environment nel contesto della Economia Digitale: una sfida ardimentosa, per quanto non nuova nella sua essenza primigenia, dall’esito incerto (almeno rispetto alle scadenze del 2016 e del 2025 per la maturazione del Sistema delle Costruzioni), ma probabilmente decisivo per determinare la dignità del Comparto nei confronti dei Prodotti Interni Lordi e, soprattutto, in vista del maggior picco storico previsto a livello mondiale nel 2017, a dispetto della crisi europea (o per lo meno di una parte del Continente).
A prescindere da una certa enfasi retorica e dal risultato effettivo della scommessa britannica, il cui significato è ormai, però, all’attenzione della Unione Europea e sta inducendo i maggiori Paesi Comunitari ad agire di conseguenza, non si può negare che nel Regno Unito sia presente una Strategia Industriale articolata e che questa sia perseguita con previdenza.
Il che fa sorgere un inquietante interrogativo sulla capacità della classe politica nazionale di andare oltre le promesse e le eventuali azioni concrete per il rilancio del Settore delle Costruzioni in assenza di una Visione di medio termine e di un intento teso a rimetterne in discussione davvero le evidenti carenze strutturali, invece di sfruttarne nel breve periodo un consenso elettorale derivante dalla temporanea riattivazione di un certo numero di posti di lavoro.
E’, infatti, evidente che il BIM, per molti Paesi rappresenta assieme il pretesto e la premessa per fare i conti con una questione annosa, l’industrialesimo del Settore.
Il digital Plan of Work rappresenta la formalizzazione del processo di configurazione e di sviluppo dei dati e delle informazioni di carattere alfanumerico e geometrico lungo le diverse fasi del processo edilizio o infrastrutturale, gestito su una piattaforma Web-Based e articolato in funzione della tipologia di manufatto, della fase temporale, degli attori e della formula contrattuale con cui