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Il calcestruzzo verso le nuove sfide architettoniche del futuro

Perchè l'architetto sceglie di utilizzare il calcestruzzo? Qual è il potenziale espressivo che ricerca in questa materia? Quali sfide future possono essere vinte? L'arch. Susanna Tradati di Nemesi Architects racconta il suo punto di vista.

Perchè l'architetto sceglie di utilizzare il calcestruzzo? Qual è il potenziale espressivo che ricerca in questa materia? Quali sfide future possono essere vinte?

L'arch. Susanna Tradati di Nemesi Architects racconta il suo punto di vista.


Progettare in calcestruzzo: perché?

Quando mi è stato chiesto di scrivere sul senso di progettare col calcestruzzo oggi, la prima cosa che mi è venuta in mente è che è impossibile immaginare che questo materiale non rimanga tra i protagonisti del modo di costruire del prossimo futuro.

Per provare a spiegare cosa intendo voglio raccontarvi un’esperienza accadutami di recente: qualche settimana fa sono andata a visitare il Museo dell'Acropoli di Atene progettato da Bernard Tschumi nel 2007. Una delle 'trovate' più belle del progetto è all'ultimo piano del museo: qui in un volume vetrato, ruotato rispetto ai livelli sottostanti, le partiture spaziali del Partenone sono riproposte in una elegante tessitura geometrica di colonne e pannelli prefabbricati in calcestruzzo faccia a vista, su cui sono montate nella stessa sequenza le metope di pietra del monumento originale, che a pochi metri di distanza le grandi vetrate del museo inquadrano nel suo eterno fulgore di pietra e luce.

Bene, il confronto ravvicinato tra la pietra dorata del Partenone risalente al V sec. a.C., e le adiacenti astratte quinte in calcestruzzo del museo contemporaneo di Tschumi, di oltre duemila anni successivo, regge la forza del tempo e racconta di un dialogo mai interrotto tra passato e presente, di cui proprio il cemento con la sua plasticità rigorosa e al contempo sensuale è protagonista.

Numerose sono le opere in calcestruzzo realizzate nella modernità, che riescono a tessere, penso più di qualunque altro materiale, un dialogo sospeso tra passato e futuro; tra le mie preferite ci sono i volumi plastici ma brutali di Le Corbusier, nell'Unité d'Habitation di Marseille così come nei progetti per Ronchamp e la Tourette – di cui queste ultime sono eccezionale testimonianza della aura mistica di cui può essere capace il calcestruzzo - ma anche  le superfici levigate ed astratte delle architetture di Tadao Ando, sapiente e raffinato maestro del calcestruzzo a vista.

 

Da antica vocazione strutturale, a pelle sensuale per l'architettura

All'inizio del lavoro del nostro Studio, la realizzazione di un Centro Parrocchiale in calcestruzzo faccia a vista con copertura in acciaio, nella zona del Quartaccio a Roma - opera  vincitrice del concorso per le 50 chiese per il Giubileo del 2000 - è stata una prova importante di misurazione con questo materiale e con il suo senso espressivo, là dove il racconto del progetto coincideva in modo importante con il racconto affidato al materiale stesso: qui le solide e compatte volumetrie plastiche del complesso, metafora del corpo di Cristo ma anche di quello dei credenti, sono scavate all'interno, lasciando spazio a materiali più fragili e rarefatti come il vetro e l'acciaio, simbolo di un'interiorità fragile e della scoperta del senso più profondo del sè nella fede.

 

Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

 

In questo gioco duale quindi il calcestruzzo è corpo e carnalità, anche se sempre disvelatore di meccaniche più complesse che ne esprimono malcelate e volute ambivalenze.

 

Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

 Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

 Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

 Santa Maria della Presentazione, Roma © Nemesi Architects

 

Il 'corpo' lascia spazio alla 'superficie'

In un altro nostro progetto più recente, quello di Palazzo Italia ad Expo 2015, il calcestruzzo delle facciate si trasforma radicalmente da corpo a superficie, sensuale si ma non più carnale, perché i pannelli che rivestono il Palazzo sono qui l'involucro leggero che non cela più la macchina architettonica ma la rivela in un gioco di frames sovrapposti. Qui, dunque, il cemento perde del tutto la sua valenza strutturale dichiarandosi superficie a sè stante, modellata dalle partiture dei pannelli prefabbricati di facciata che ne compongono la ricca geometria di ramificazioni.

 

Palazzo Italia, Expo Milano 2015 - Nemesi Architects

Padiglione Italia Expo 2015, Milano © Nemesi Architects

 

Il 'corpo' lascia così il posto alla 'superficie’, l'hardware diventa software, e non è solo una questione di forma. Il materiale stesso è infatti totalmente rinnovato nella sua composizione, dove la miscela cementizia è realizzata con speciali microfibre che ne aumentano esponenzialmente  la resistenza meccanica e la duttilità e riesce anche a dilavare gli inquinanti con processo di catalisi. La stessa tecnologia di produzione del cassero è affidata poi a metodologie robotiche di stampaggio 3D, che consentono una pressochè totale personalizzazione del disegno nel processo di prefabbricazione.

 

Palazzo Italia, Expo Milano 2015 - Nemesi Architects

Padiglione Italia Expo 2015, Milano © Nemesi Architects

 

La ricerca tecnologica sfida qui l'antica vocazione strutturale tipica di questo materiale, per svelarne un altro aspetto non meno affascinante, quello di un interfaccia molto versatile che è assemblabile totalmente a secco, parte di un modo diverso di progettare e costruire con il calcestruzzo.


Palazzo Italia, Expo Milano 2015 - Nemesi Architects

Padiglione Italia Expo 2015, Milano © Nemesi Architects

 

Quando parliamo di calcestruzzo oggi quindi sono molte le possibilità di impiego cui questa materia antica ed insieme moderna si presta. Le nuove frontiere della ricerca oggi sono orientate alla concezione di un materiale che dovrà sempre più garantire elevate performances espressive e costruttive, - legate in primis alle nuove  metodologie robotiche in rapida evoluzione -  ed ambientali, particolarmente  nella limitazione della produzione di C02 in tutto il ciclo di vita dell'opera.

Siamo solo all’inizio di un percorso destinato a rivelare inedite facce di questa materia, e per un progettista questa è senza dubbio la sfida più affascinante da affrontare.


Si ringrazia Nemesi Architects per la gentile collaborazione.

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