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Abolizione dei contributi minimi. Il commento di Gianni Massa, vicepresidente CNI

Data di pubblicazione originale dell'articolo: 15/4/2014


In un periodo di difficoltà venire incontro a chi non riesce a sostenere le spese di uno studio professionale è molto importante non solo per i giovani

A distanza di qualche giorno dall’uscita della notizia dell’abolizione da parte di INARCASSA del contributo minimo soggettivo per chi ha redditi bassi, pubblichiamo un’intervista a Gianni Massa, vicepresidente CNI.

Ing. Massa, lei ha la delega in seno al CNI per i giovani. Ritiene che questo provvedimento di INARCASSA sui redditi minimi sia un provvedimento utile per i giovani ingegneri?

Si tratta certamente di un primo passo. Poco più di un anno fa, in una mia intervista rilasciata a Repubblica, ad una domanda sulla previdenza avevo già evidenziato come gli Enti di previdenza avrebbero dovuto procedere in tal senso, con misure e provvedimenti che andassero incontro a chi non riesce a far fronte ad un periodo di crisi della professione come questo per via di redditi molto bassi.
Purtroppo oggi la situazione lavorativa per tanti giovani e meno giovani è molto difficile.
I dati sulla disoccupazione sono sotto gli occhi di tutti e qualunque commento si aggiungerebbe alle troppe parole che sentiamo ogni giorno. Dico solo che a questi numeri, purtroppo, vanno aggiunti migliaia di professionisti iscritti agli albi e che, per le statistiche, e solo per quelle, risultano formalmente occupati.

In quel caso Inarcassa aveva controbattuto alla mia intervista. Ora invece, a distanza di più di un anno, la stessa è andata proprio in quella direzione e questo non può che farmi e farci piacere.
In un periodo di difficoltà venire incontro a chi non riesce a sostenere le spese di uno studio professionale è molto importante non solo per i giovani. Ricordiamo infatti che ci sono studi che hanno ridotto il proprio fatturato anche del 70- 80%.

Il testo fa riferimento a un'intervista rilasciata a Repubblica il 3 marzo 2013 

Chi esce oggi dall’università spesso è preparato su aspetti tecnici ma non sempre su quelli economici, ovvero sugli oneri connessi allo svolgimento della professione. In che modo il CNI può essere di supporto a chi entra nella professione?

Ad oggi, il CNI e tutta la categoria professionale è dentro un percorso di riforma che è ancora “in progress” e che quindi richiede ancora delle attente valutazioni.
La riforma ha però dato al CNI un’opportunità importantissima, quella della formazione professionale.
Debbo premettere che personalmente sono contrario all’idea che la qualità debba essere necessariamente legata ad un obbligo di legge. Questo non è vero, ma viviamo in un paese che storicamente ha sempre pensato così.
Per entrare ancora di più nel merito della domanda, come categoria professionale, siamo stati i primi a varare un regolamento che può cambiare il rapporto dei professionisti con l’Università, con le istituzioni, con il mondo dell'impresa e dell'industria, in generale con la società contemporanea.
Oggi infatti, gli ordini sono centrali nella formazione e nell’aggiornamento professionale.
Ma è anche vero che gli ordini provinciali, attraverso il CNI, devono “utilizzare” la formazione per migliorare la qualità del nostro essere professionisti in Italia e all’estero. Così come è stata disegnata dal CNI la formazione, si pongono le premesse per un nuovo rapporto con l’università, un nuovo ruolo della nostra categoria dentro i percorsi formativi, quando i ragazzi frequentano ancora l’università non solo per realizzare il percorso formativo ma per creare un aggancio tra offerta formativa e mondo della professione. Questo ? un tracciato per un cambiamento che adesso va posto in essere.

Trova corretto che il servizio di data base dei laureati sia un servizio a pagamento e non un Open Data?

"Open" oggi ? una delle parole più utilizzate. Senza addentrarmi nel discorso sulla "documentalità", ritengo che gli opendata, i bigdata, siano da un lato strumenti a disposizione della collettività per operare scelte, dall'altro strumenti e modelli che stanno cambiando le modalità di formazione delle decisioni.
Nello specifico della domanda ritengo sia importante indirizzarsi verso la creazione di strumenti innovativi che consentano, in maniera semplice, la lettura, l'utilizzo, la sovrapposizione di dati aperti pubblici. In particolare se sono dati forniti da amministrazioni pubbliche dovrebbero non essere a pagamento e non avere possibilità di "filtri" e/o interpretazioni prima della pubblicazione.

Steve Jobs affermava in un suo discorso ai laureati «Stay Hungry, Stay Foolish». In questa crisi, vale anche per l’Italia?

Vale ancora di più. In questo periodo è difficile pensare in questi termini, ma deve essere un must che giovani e non giovani devono mettere in campo. Per ottenere degli obiettivi occorre credere nella possibilità che essi siano raggiungibili. La formazione delle idee nasce quando si crede in qualcosa anche se questo qualcosa sembra molto lontano. Talvolta se si uniscono le forze e si crede in un progetto comune, anche se complesso e difficile, le cose possono veramente cambiare.
Questo deve essere il percorso da seguire. Ognuno con il proprio ruolo, nel proprio piccolo deve essere la tessera di un mosaico più grande. Nessuno deve smettere mai di essere affamato e curioso.