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Sistemi di ancoraggio: il centro medico di Braga

Il centro sanitario di Braga è un edificio pubblico, funzionale, con una qualità estetica che nasce da soluzioni tecnologiche e materiche consuete reinterpretate con sensibilità contemporanea.

Centro sanitario di Braga

Il centro sanitario di Braga, in Portogallo, a opera di Avelino Oliveira (Studio Oval) rappresenta un valido esempio di come si possa progettare e realizzare un edificio pubblico, funzionale, con una qualità estetica di indubbio valore che nasce da soluzioni tecnologiche e materiche consuete reinterpretate con sensibilità contemporanea.

Vista prospetto nord-est.

Vista prospetto nord-ovest.

L’edificio è il risultato, infatti, di un concorso pubblico, bandito dal Ministero della Salute portoghese, il quale aveva necessità di realizzare nella città di Braga (la seconda per importanza dopo Porto) un nuovo presidio sanitario in grado di servire oltre 10mila utenti. Il luogo scelto per l’insediamento è localizzato nel distretto di Celeiros, a sud-ovest della città, nel lotto pianeggiante di una zona, oggi a prevalente uso industriale, compresa tra un fiume, un parco e una strada particolarmente trafficata.

L’edificio, generato da un layout che riprende le forme di una chiave, si sviluppa planimetricamente, come prassi in questa tipologia di costruzioni, secondo uno schema distributivo piuttosto regolare che sfrutta la perpendicolarità delle direttrici principali per garantire la flessibilità nel tempo degli spazi. Si articola attorno a un corpo centrale costituito da un corridoio di distribuzione agli ambulatori e agli uffici, che conduce a due testate: una articolata in una reception, uno spazio di accoglienza, una sala di attesa e dei servizi igienici comuni e l’altra divisa tra gli spogliatoi per il personale, gli spazi tecnici, i magazzini, il garage, i locali di servizio e altri servizi igienici. Ad una distribuzione in pianta regolare corrispondono, invece, prospetti piuttosto dinamici: il movimento delle facciate è garantito dall’inclinazione alternata e asimmetrica che le porzioni opache della facciata assumono, sia in alternanza con le specchiature vetrate che consecutivamente (i «pannelli» opachi sono suddivisi in tre parti, una centrale più grande e quella inferiore e superiore più piccole).

Le pareti vetrate a tutta altezza, che per aprirsi scompaiono all’interno della muratura, contribuiscono a esaltare il gioco chiaroscurale delle facciate, generando porzioni di luce e ombra molto nette. Gli «escamotages» di arretrare le fondazioni rispetto al filo della facciata e di mantenere la stessa leggermente sollevata da terra permettono di conferire all’intero edificio maggior slancio e leggerezza. Le tecnologie e i materiali impiegati sono: la struttura portante (pilastri, travi e solai) in calcestruzzo armato; le murature di tamponamento in laterizio, gli infissi in alluminio e la copertura piana che prevede l’uso della ghiaia a protezione dello strato impermeabilizzante.


Costruzione del paramento inclinato (a sinistra), i graffaggi in acciaio (al centro), il paramento inclinato quasi completato (a destra).

Fasi di costruzione del tamponamento e fasi di costruzione del complesso. In evidenza il pilastro arretrato e la facciata sospesa

Le murature di tamponamento inclinate meritano un ulteriore approfondimento, infatti inizialmente il progetto prevedeva, per la realizzazione di tali porzioni di facciata, l’uso di setti in calcestruzzo armato rivestiti con un sistema a «cappotto» per arrivare a parametri ottimali di trasmittanza termica; in fase di realizzazione si è intuito come l’uso del calcestruzzo e del cappotto, seppur apparentemente più semplici e di rapida esecuzione, avrebbe potuto compromettere sia l’aspetto formale che prestazionale dell’edificio. L’uso dei setti rivestiti di pannelli isolanti non avrebbe garantito, infatti, la continuità verticale delle facciate a causa dei giunti tra le parti, che inevitabilmente nel tempo avrebbero segnato la facciata, compromettendone anche la tenuta all’acqua e al vento. Inoltre diventava di fondamentale importanza il materiale utilizzato per il cappotto termico esterno: un materiale più compatto e pesante avrebbe assicurato una maggiore uniformità dell’intonaco di facciata a scapito però di un peso eccessivo su pareti inclinate avrebbe potuto dimostrarsi di scarsa durata, un isolante più leggero e meno compatto avrebbe dato meno problemi di scivolamento, ma non avrebbe garantito la planarità di facciata richiesta. Per evitare questi problemi la scelta finale è stata quella di realizzare una muratura composta da una tripla cortina in forati di laterizio: un doppio tavolato verticale con interposto materiale isolante e camera d’aria e un terzo tavolato inclinato, che poggiano sulla soletta inferiore a sbalzo in cemento armato. L’inclinazione viene garantita da porzioni di parete realizzate da elementi forati che vanno a incastrarsi nella cortina più esterna del muro a cassa piena.
Per dare continuità e uniformità al tutto le parti inclinate, la soletta inferiore e la testata superiore (opportunamente coperta con una scossalina metallica) sono rivestite da due centimetri di intonaco.
Il mancato ribaltamento a terra delle porzioni inclinate è garantito dall’uso di graffaggi, in grado di sostenere il peso del muro, che hanno il compito principale di legare il terzo tavolato ai due più interni, in modo da creare un insieme più stabile e scaricare le azioni applicate alla parete inclinata sulla parete sottostante. Le zanche, sfalsate tra loro dal basso verso l’alto, a un interasse verticale di circa 15 cm e orizzontale di circa 60 cm, assicurano la resistenza alle spinte esterne e interne. Nel progetto del centro medico di Braga non sembra essere stata utilizzata la nota formula empirica di Rankine (vedi box), per valutare la resistenza di graffe compresse, ortogonali ai piani dei muri (anche perché l’inclinazione della parete esterna ne rende più difficile l’applicazione), ci si è rifatti invece alla pratica del buon costruire e l’applicazione di quanto riportato nelle normative europee e statunitensi. È stato quindi definito un numero minimo di graffaggi a metro quadrato piuttosto prudente (dai 10 ai 15), che aumenta in prossimità degli angoli; le zanche sono disposte nel giunto tra i forati della cortina interna, su un primo strato di malta, successivamente ricoperte di un ulteriore strato, della muratura interna. In questo caso i graffaggi non si relazionano con il materiale isolante, che rimane protetto all’interno del muro a cassetta (l’assenza della rondella rompigoccia ne è una ulteriore dimostrazione), evitando quindi anche tutta quella serie di problematiche legate alla presenza di piccoli ponti termici. Le barre, di acciaio inossidabile, sono messe in opera leggermente inclinate verso l’esterno in modo da evitare revedono in basso, a ulteriore garanzia, un piccolo canale di scolo per espellere l’eventuale condensa interna.

Articolo tratto da Costruire in Laterizio n. 154

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