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Come si raggiunge lo standard Passivhaus

Lo standard Passivhaus è uno standard costruttivo a basso consumo energetico in cui risultano essenziali una buona progettazione, l’attenzione ai dettagli esecutivi e alla gestione di ogni fase realizzativa in cantiere, fondamentale per il raggiungimento dello standard. Se la Passivhaus risulta ben concepita in fase progettuale e ben realizzata in fase di cantiere, si ottiene un edificio dove il basso fabbisogno termico richiesto si ottiene compensando le dispersioni termiche per trasmissione e ventilazione mediante la radiazione solare in ingresso tramite finestre opportunatamente ottimizzate a questo scopo, attraverso il calore corporeo emesso dalle persone che vivono nell’ambiente ed il calore dissipato dagli elettrodomestici in funzione. Da qui il termine ”Passiv” nella parola Passivhaus. L’energia necessaria per pareggiare il bilancio viene fornita tramite l’aria calda immessa da un impianto di ventilazione con recupero di calore post-riscaldata ad esempio mediante pannelli solari o pompa di calore, senza la necessità di ricorrere ad un impianto di riscaldamento di tipo convenzionale ovvero una caldaia, termosifoni o similari.
Per raggiungere lo standard Passivhaus, come dicevamo, è assolutamente necessaria una progettazione attenta ai dettagli. Per entrare un po’ più nel linguaggio tecnico questo significa garantire innanzitutto un involucro con un livello eccezionale di coibentazione termica di tutti gli elementi costruttivi dell’involucro termico dal solaio contro terra, alle pareti esterne fino alla copertura (U ≤ 0,15 W/m²K), prevedere serramenti con telai ben coibentati, tripli vetri basso emissivi (nel centro-sud Italia sono sufficienti doppi vetri basso-emissivi) caratterizzati da Ug ≤ 0,8 W/m²K (1,2/1,4 nel centro-sud Italia) con un elevato fattore solare g (50-55%) montati in modo tale che anche il serramento installato risulti ben coibentato (Uw,inst ≤ 0,8 W/m²K). Occorre infine eliminare o almeno minimizzare tutti i ponti termici (Ψ In un edificio concepito secondo queste regole si dovrebbero indicativamente raggiungere i requisiti richiesti dallo standard Passivhaus per il fabbisogno termico per riscaldamento ed il fabbisogno frigorifero per raffrescamento (valore limite di entrambi: 15 kWh/m²anno) minimizzando al contempo l’impiego di risorse e combustibili, concetto espresso mediante l’ulteriore valore limite di 120 kWh/m²anno sul consumo di energia primaria (per riscaldamento, raffrescamento, deumidificazione, approntamento e distribuzione dell’acqua calda sanitaria, energia elettrica degli elettrodomestici e corrente elettrica “ausiliaria”, ovvero a servizio degli impianti).
Dalla sua prima ideazione nel 1988, nato da una collaborazione tra Bo Adamson dell'Università di Lund in Svezia e Wolfgang Feist dell'Institut für Umwelt und Wohnen (Istituto per l'Ambiente e l'Edilizia) in Germania, lo standard Passivhaus è diventato oggi uno standard riconosciuto a livello internazionale, estendendosi e diffondendosi dall’Europa Centrale dove sono già state realizzate circa 40.000 unità abitative verso l’Europa meridionale e via via in tutti gli altri continenti, come l’America Settentrionale, Meridionale, l’Africa e l’Asia. Lo standard Passivhaus infatti, si adatta facilmente alle condizioni climatiche locali, variando i requisiti di qualità di ogni singolo componente senza stravolgere l’approccio generale. In climi molto caldi è necessario porre particolare attenzione ai sistemi di raffrescamento passivo come l’ombreggiamento e la ventilazione naturale per garantire il comfort durante l’estate! È importante sottolineare come dalle prime realizzazioni, in centinaia di Passivhaus costruite siano stati condotti monitoraggi dettagliati che hanno dimostrato che il consumo di energia per riscaldamento e raffrescamento nelle Passivhaus, indipendentemente dalla zona climatica è realmente inferiore dell’80% rispetto agli edifici tradizionali. La costruzione di una Passivhaus comporta un lieve investimento aggiuntivo per la sua implementazione rispetto ad un edificio standard, ma in un periodo in cui le fonti energetiche necessarie per riscaldare e raffrescare i nostri ambienti diventano ogni anno più care, si capisce come la Passivhaus sia già oggi economicamente attraente. Dopo un periodo di rientro dell’extra costo pari a circa 6-7 anni in media infatti gli inquilini divengono quasi indipendenti dall’aumento dei costi legato all’approvvigionamento delle fonti energetiche.
Lo standard Passivhaus non è strettamente legato ad una particolare tipologia costruttiva: una Passivhaus può essere tranquillamente realizzata in legno strutturale, muratura, cemento armato, acciaio. L’importante è tenere presente i fattori caratteristici determinanti nel perseguimento dello standard Passivhaus e cercare di declinarli secondo le rispettive specificità dei materiali e delle tecniche utilizzati.
È importante sottolineare come il protocollo Passivhaus è implementabile anche nel caso di ristrutturazioni attraverso la certificazione EnerPHit e l’utilizzo di componenti Passivhaus, che rispetto agli edifici di nuova costruzione garantisce in termini di comfort il raggiungimento degli stessi standard, permettendo a ristrutturazione conclusa di abbattere i consumi dell’abitazione da 4 a 10 volte rispetto all’edificio preesistente.
Lo standard Passivhaus non comporta il rispetto di requisiti acustici anche se grazie all’ottima coibentazione termica e alla tenuta all’aria, la coibentazione acustica è una conseguenza indiretta. Inoltre l’impianto di ventilazione di una Passivhaus è estremamente silenzioso: il massimo livello sonoro ammesso in un impianto installato in una Passivhaus è di 25 dB(A).
Il protocollo Passivhaus è un protocollo di certificazione energetica, non è un protocollo di certificazione ambientale come altri esistenti sul mercato, Passivhaus è attenta al consumo energetico finale dell’edificio che in termini di sostenibilità ambientale va a ridurre notevolmente le emissioni di CO2, però non tiene conto della sostenibilità del cantiere o del sito dove viene costruito l’edificio, di conservazione delle risorse idriche o di recupero delle acque piovane, non tratta il ciclo di vita utile dell’edificio o la sostenibilità dei materiali utilizzati per la costruzione considerando aspetti come il contenuto di riciclato, la provenienza dei materiali o gli inquinanti indoor. Passivhaus inoltre non contiene nessun requisito riguardo alla sicurezza strutturale sismica. Sta al committente o al progettista eventualmente integrare i requisiti sul comfort abitativo di una Passivhaus con quelli richiesti da altri standard di certificazione ambientale, in un’ottica di progettazione integrata.
Il protocollo Passivhaus non prevede che si possa detrarre l’energia prodotta da un eventuale impianto fotovoltaico dal fabbisogno di energia primaria, perché Passivhaus punta ad avere un involucro efficiente a priori che ritiene il vero fondamento dell’efficienza energetica. Il miglior chilowattora è il chilowattora risparmiato! Il paradosso che si vuole infatti evitare è quello che purtroppo accade con numerosi altri sistemi di certificazione energetica (anche a detta dei tecnici!) che permettono di progettare un involucro scadente e “tappezzarlo” di pannelli fotovoltaici per compensare così l’energia dispersa dall’involucro che poteva essere altrimenti evitata! Quest’anno alla Conferenza Internazionale Passivhaus, oltre al già presente standard Passivhaus, verranno presentate ed introdotte nuove classi Passivhaus superiori che tengono conto della percentuale di utilizzo di energie rinnovabili, premiando con classi superiori sistemi di edificio-impianti ottimizzati anche sotto questo aspetto di sostenibilità. In questo modo, Passivhaus offre una soluzione attraente per la rivoluzione energetica e si pone come base per gli “Edifici ad Energia Quasi Zero” resi obbligatori in tutta l'UE a partire dal 2019 per tutti i nuovi edifici pubblici e per tutti i nuovi edifici privati a partire dal 2021.
 

ZEPHIR - Zero Energy and Passivhaus Institute for Research
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Francesco Nesi

Certificatore e Formatore Passivhaus, ZEPHIR - Zero Energy and Passivhaus Institute for Research

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