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Pavimenti in resina: guida alle principali proposte decorative

Vorrei realizzare un pavimento in resina, qual è l'effetto estetico finale che si può ottenere con questa tipologia di finitura?  Per potersi orientare nella scelta tra le principali finiture di forte impatto estetico offerte dai sistemi resinosi decorativi proponiamo qui di seguito un articolo guida per il lettore interessato.

Sistemi resinosi per la protezione delle pavimentazioni: quando sono nati

Ci si chiede spesso quando siano effettivamente nati i sistemi resinosi per la protezione delle pavimentazioni, quale e quando avvenne la fatidica scintilla che potremmo definire il big-bang di questo settore, ma le informazioni sono molto scarse. In merito a tale argomento ho ancora in mente quanto mi venne raccontato una trentina di anni fa, quando il mio interlocutore affermava che i primi studi ed esperimenti di leganti epossidici per creare malte resinose per i manti stradali avvennero in Germania negli anni ’30, per trovare un’alternativa più resistente dell’asfalto che si deteriorava troppo facilmente e rapidamente durante le parate militari con mezzi cingolati.

Questa storia, probabilmente a metà strada tra il plausibile e la leggenda, ci dice comunque come gli albori dei sistemi resinosi fossero concentrati a trovare soluzioni per proteggere e migliorare le prestazioni e la durata delle pavimentazioni industriali in calcestruzzo.

L’utilizzo in ambienti quali appartamenti e negozi come alternativa decorativa ai sistemi più tradizionali era poco conosciuto. Ma a partire dalla metà degli anni ’90 ci fu una vera escalation di tale uso, una diffusione sempre maggiore in negozi, bagni, uffici, appartamenti, studi professionali e quant’altro. Il sistema resinoso, debitamente adattato e modificato, assumeva importanza e valenza anche estetica e di novità assoluta. L’idea piaceva molto a progettisti, applicatori e utenti finali.

A quei tempi un giovane capelluto e di belle speranze era convinto che si trattasse di un fuoco di paglia e che l’interesse per i sistemi resinosi nel campo del decorativo sarebbe ben presto scemato. Mai previsione fu più sbagliata. Prodotti e soluzioni divennero col tempo più numerosi e specifici e l’entusiasmo e le richieste crebbero di conseguenza.
Le soluzioni decorative hanno conquistato un posto d’onore nel mondo dei sistemi resinosi per le superfici cementizie, orizzontali e verticali, tanto da meritarsi la dovuta trattazione nella specifica norma di settore UNI 10966 recentemente aggiornata.

 

Rivestimenti decorativi in resina: cosa sono

Definire esattamente cosa si intenda per “rivestimento resinoso decorativo” può non essere banale, perché coinvolge il concetto di estetica e gusto personale, con tutte le implicazioni soggettive che ne conseguono. Per quanto ci riguarda, un sistema resinoso decorativo non può prescindere dall’avere minime prestazioni in termini di resistenze meccaniche e chimiche, impermeabilità, effetto antipolvere, compattezza, coesione, adesione al supporto, bassa emissione di VOC eccetera, tale per cui è anche destinato a proteggere il supporto sul quale viene applicato. Ma quello che lo caratterizza, che lo differenzia rispetto alle soluzioni in campo industriale, è la sua capacità di piacere e stupire anche semplicemente guardandolo, legato al contesto ambientale in cui viene applicato.

Ritengo opportuno fare una distinzione tra sistemi resinosi decorativi destinati ad ambienti soggetti a elevata presenza di pubblico, ad esempio un grande magazzino o le sale di un aeroporto, in cui le caratteristiche di resistenze e durabilità sono ancora molto importanti, e i sistemi destinati ad ambienti tipo quelli residenziali o piccoli esercizi commerciali soggetti a stress di usura meno intensi o talvolta destinati a durare comunque pochi anni perché, per esempio, il lay-out del negozio viene abitualmente cambiato e ammodernato. Nel secondo caso, le bizzarrie estetiche sono decisamente più frequenti.

Quale che sia la sua destinazione d’uso, la valenza estetica di un pavimento decorativo è data dall’aspetto e dalla texture, ossia l’insieme di rilievi rispetto al piano geometrico ideale sul quale giace, che può assumere la sua superficie. La ricerca spasmodica di ogni applicatore nel trovare la propria personale soluzione che dia un tocco di originalità rispetto a quanto il mercato ha offerto fino a oggi, e che domani verrà già superata, è mirata a inventare una caratteristica estetica unica e particolare, ma quasi sempre di dettaglio.

 

Le principali proposte decorative per i pavimenti in resina

Navigando in rete o sfogliando qualche rivista di design si trovano miriadi di proposte decorative, talvolta con nomi esotici e favolosi corredi fotografici, ma è abbastanza semplice riunire e classificare tutti questi sistemi in pochi gruppi di soluzioni aventi elementi, aspetti e idee comuni o quanto meno similari. Consapevole, ovviamente, che facendo questo sforzo di concentrazione non si può non dimenticare qualcosa o qualcuno, vediamo di seguito quali sono i gruppi di effetti estetici più comuni grazie ai quali è possibile fare una prima classificazione dei sistemi resinosi decorativi.

 

Sistema a effetto nuvolato

Il nome deriva dalla caratteristica variazione cromatica superficiale in cui colori diversi o toni chiari e scuri dello stesso colore sfumano l’uno nell’altro, come fossero per l’appunto delle nuvole di colore. Le differenze di tonalità sono generalmente piuttosto blande, anche se non mancano esempi di voluti accostamenti molto vistosi. La superficie si presenta normalmente abbastanza liscia o comunque con ruvidità o asperità minimamente percepibili. Sono sistemi di pochi mm di spessore, sovente trattati con almeno uno strato di prodotto trasparente finale che può avere diversi gradi di brillantezza o di opacità, che migliora la protezione dall’usura e la facilità di pulizia. Tale sistema si può applicare a pavimento e a verticale, creando il cosiddetto effetto di “superficie continua” tanto caro a progettisti e utenti finali.

Sistema a effetto spatolato

Concettualmente ed esecutivamente abbastanza simile al precedente, il sistema spatolato è caratterizzato dalla voluta presenza dei segni lasciati dagli attrezzi di posa, per cui in superficie si possono avere rilievi e variazioni di spessore più o meno marcati in funzione dell’aspetto che gli si vuole conferire. Il cosiddetto “effetto materico” viene qui considerato come minore o maggiore esaltazione della texture superficiale, una sorta di scolpitura che aggiunge un ulteriore elemento di decoro oltre al colore, che può essere omogeneo o combinazione di toni differenti, e al grado di brillantezza od opacità conferito dalla quasi sempre presente finitura finale trasparente.
Lo spessore medio è normalmente di pochi mm ed è possibile l’applicazione sulle superfici verticali
Come per il punto procedente, e come per tutte le situazioni similari, la finitura trasparente non solo conferisce la brillantezza od opacità desiderata, ma funge anche da elemento sacrificale per le sollecitazioni a usura quotidiane, quelle che portano a un lento consumo e opacizzazione della superficie. Un sistema resinoso colorato protetto da strati di prodotto resinoso trasparente di sacrificio evidenzierà meno l’avanzare dell’usura e la presenza di micro-graffi rispetto a un sistema non protetto in cui il consumo avviene direttamente negli strati superficiali colorati.

Sistema autolivellante

Di almeno 2 mm di spessore, solo per superfici orizzontali, è costituito da una colatura finale di prodotto resinoso fluido pigmentato che viene distribuito in spessore uniforme su tutta la superficie con adeguati attrezzi. Ne risulta una superficie finale molto liscia e chiusa, usata anche in campo industriale, normalmente di colore uniforme e lucida. Si possono però creare colature o chiazze di colori diversi, producendo disegni che a volte, con un notevole sforzo di fantasia, possono ricordare l’effetto kashmir. Le superfici lucide possono essere opacizzate con ulteriori strati di specifiche resine protettive trasparenti, normalmente a base poliuretanica. L’opacizzazione avviene comunque nel tempo sulle aree più soggette a transito di persone o eventuali mezzi.
In quanto a semplicità di manutenzione, la superficie liscia è probabilmente quanto di meglio esista in termini di facilità di pulizia, quella lucida ancora di più rispetto a quella opaca. Per contro, se ne sconsiglia l’uso in ambienti in cui le pavimentazioni saranno frequentemente bagnate.

Sistema Terrazzo

La T maiuscola non è un vezzo, in quanto il sistema Terrazzo è conosciuto e apprezzato con tale nome in tutto il mondo. Si basa sull’antica tecnica del “terrazzo o seminato alla veneziana” costituito da una miscela di legante e aggregati di varia forma, natura e colore, che viene levigata dopo l’indurimento producendo una superficie liscia e compatta. È il lontano discendente dell’opus incertum o dell’opus signinum degli antichi romani, assurto a nuovi splendori a partire dal XIII secolo in quel di Venezia, da cui il nome.
A quei tempi le resine ancora non si usavano, il legante era a base calce. Oggi si utilizzano prodotti resinosi o cementizi, ma la sostanza dell’aspetto non cambia. Superficie liscia, sulla quale si vedono le silhouette e i colori degli aggregati levigati annegati nel legante. Le varietà di forma e colore degli aggregati combinate con la vastità dei possibili colori che può avere il legante, soprattutto quello resinoso, permettono una vastissima gamma di soluzioni cromatiche ed estetiche che si possono inserire in qualsiasi ambiente. Il sistema Terrazzo ha normalmente uno spessore di almeno 10 mm che ne garantisce un’elevata durabilità; un’eccellente combinazione di estetica, resistenza e durabilità sfruttata da grandi ambienti commerciali o del terziario.

Sistemi ad effetto tridimensionale

Sono costituiti da speciali fogli su cui sono stampate immagini in 3D che vengono stesi e incollati sulla pavimentazione, ben tesi e senza grinze. Tali fogli sono successivamente annegati in diversi mm di resina trasparente e incolore che aumenta l’effetto di profondità e tridimensionalità delle immagini, tecnica talvolta utilizzata anche sopra i sistemi dei punti precedenti. Come risultato finale si può avere la sensazione di essere sospesi sopra un baratro senza fine o di percorrere all’infinito una scalinata di Escher, la scelta è ampia.

Sistemi con oggetti inglobati

In questi casi uno strato di materiale resinoso trasparente ha lo scopo di inglobare oggetti di varia forma e natura quali tessuti, fogli di giornale, parti metalliche, fiori secchi, vetri, pietruzze, insetti preistorici contenenti tracce di DNA di dinosauri e tutto quanto la fantasia può suggerire. Con un occhio di riguardo alle dimensioni, perché lo spessore dello strato resinoso deve essere ovviamente adeguato alla grandezza dell’oggetto che deve inglobare.

Sistemi con finitura cementizia

Per gli amanti del minimalismo e del 2D più sfrenato, i sistemi decorativi a base di prodotti resinosi misti a leganti idraulici, per lo più cementizi, costituiscono la soluzione più adeguata alle loro esigenze. I prodotti cementizi-resinosi sono per lo più applicati a spatola sia sulle superfici orizzontali che su quelle verticali, e come effetto sono quindi più riconducibili ai nuvolati o agli spatolati. Per alcune tipologie di lavori, meno numerosi ma di metrature solitamente ampie, si utilizzano prodotti colabili per le pavimentazioni, che possono essere eventualmente levigati una volta induriti. Chi preferisce il prodotto a base cementizia piuttosto di quello a resina pura lo fa perché ritiene, a mio giudizio a piena ragione, che la presenza della matrice minerale conferisca un effetto decorativo che ben si sposa in particolari contesti architettonici in quanto considerato più “naturale e meno artificiale”, pur con tutti i limiti semantici che i due termini impongono in questi casi.

 

È importante e fondamentale sottolineare che l’aspetto finale di un sistema resinoso decorativo è una combinazione di prodotti e know-how adeguati e manualità nell’applicazione, che diventa spesso il fattore distintivo tra un applicatore e l’altro. Fate scrivere a mano a un gruppo di persone la stessa frase, con la stessa penna e sullo stesso tipo di carta, e non otterrete un risultato uguale all’altro. Il preconfezionato, in questo settore, non esiste.

 

Sulla delicata questione degli inestetismi superficiali nei pavimenti in resina

La professionalità di un applicatore non si limita alla sua bravura e personale destrezza nell’utilizzare gli attrezzi di posa, ma comporta anche la capacità di gestire e controllare le condizioni di cantiere per ridurre al minimo il rischio di deviazioni estetiche superficiali dovute, ad esempio, ad inquinanti entrati da una finestra quali polveri o insetti o eccessiva umidità dell’aria o temperature non adeguate. Per quante attenzioni e precauzioni si prendano, è comunque possibile la presenza di qualche inestetismo superficiale, la perfezione è una chimera, come in ogni campo. Gli inestetismi diventano tali se sono visibili da una certa distanza e con luce che arriva dalle spalle, e sono accettabili se presenti in numero ridotto. Quanto vale questo “ridotto”?

Ce lo spiega chiaramente il dedicato punto 9.2 della norma UNI 10966, documento al quale si rimanda anche per approfondimenti di dettagli tecnici, prestazionali e applicativi, una guida imprescindibile per chiunque sviluppi, applichi o progetti qualsiasi tipologia di sistema resinoso.

 

I sistemi resinosi non sono indistruttibili! Alcuni accorgimenti per una maggiore durabilità

In ultimo, sfatiamo un mito: i sistemi resinosi non sono indistruttibili. Come qualunque materiale, soprattutto sulle pavimentazioni, subiscono l’usare del calpestio, dei mezzi gommati, delle azioni quotidiane di pulizia e di tutto quello che vi si muove e accade sopra.
Bastano pochi accorgimenti e un po’ di buona volontà per manutenere correttamente un sistema resinoso.

Dove possibile, prevedere uno zerbino di adeguate dimensioni che risulta utilissimo per rimuovere le polveri dalle suole delle scarpe, riducendo l’effetto abrasivo dello scalpiccio.

I sistemi lucidi evidenziano più rapidamente le aree soggette a usura, diventando più opachi e con micro-graffi facilmente visibili, soprattutto sui colori più scuri e in assenza di uno strato trasparente protettivo di finitura. Ne tenga conto chi vorrebbe realizzare il pavimento dell’ingresso di casa sua con una finitura nera e lucida, piuttosto che bianca e opaca.

L’utilizzo di apposite cere può ridurre la ritenzione di sporco e favorire le operazioni di pulizia, che devono essere eseguite in quantità e qualità adeguata al tipo di sporco da rimuovere. Evitare detergenti e disinfettanti che contengano polveri abrasive, o che siano troppi acidi o basici, o troppo ossidanti.

La corretta cura di un sistema resinoso decorativo può fare la differenza, tra qualche anno, tra una superficie che non soddisfa più i requisiti estetici iniziali e un effetto “invecchiato” che dona invece qualcosa in più.

Perché, lasciatevelo dire, a volte esser vintage è bello.

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