Rigenerazione Urbana
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Rigenerazione urbana, la tempesta perfetta

Riceviamo e pubblichiamo questa nota a firma dell'ìng. Dioniso Vianello in merito al Disegno di Legge "Misure per la Rigenerazione Urbana" in corso di esame in Senato.

Urbanistica: a quando una Legge di principi che indichi le strategie e lasci spazio a progettualità e sperimentaizione

Giunge voce che la Ragioneria Generale dello Stato ha bocciato senza appello la proposta di legge sulla Rigenerazione Urbana del Ministro Giovannini, ex DDL 1131 ed altri.

Sulla proposta di legge mi ero già espresso più volte e sempre negativamente. Una legge inutile, se non dannosa, che per il capitolo urbanistica contribuirà ad allungare le procedure attuali, già di per sé complicate. Il mondo degli operatori, pubblici e privati, operatori  chiede da sempre una legge di principi – pochi – che indichi le strategie e lasci ampio spazio alla progettualità ed alla sperimentazione. L’esatto contrario di quanto prevede il testo ministeriale che in supina acquiescenza  alle tendenza dominanti – burocrazia ed avvocatura -  pretende di regolamentare minuziosamente ogni aspetto della questione, nella presunzione che gli amministratori che saranno chiamati ad applicarla siano dei potenziali delinquenti perennemente impegnati  ad eludere la legge, e come tali da controllare  severamente.

A mio parere era più che sufficiente una semplice documento che indicasse le strategie per le principali politiche urbanistiche ed ambientali – consumo di suolo, rigenerazione urbana, tutela dell’ambiente – completata da  pochissime norme tese  ad eliminare alcune palesi disfunzioni dell’attuale normativa. Il riferimento, chiaro ed esplicito, era alla legislazione tedesca sull’IBA Rurh (e successive)  che con due paginette aveva avviato il grande processo di rigenerazione di una regione da tempo compromessa e degradata avviandola ad un miracoloso recupero.

Come ci è successo tante altre volte negli ultimi decenni, abbiamo perso la partita. Non è certo un caso isolato. Quest’anno si celebra il genetliaco – ben ottanta anni di vita - della legge urbanistica fondamentale, la nr. 1150 del 1942. Non ricordiamo nemmeno più le innumerevoli proposte presentate e discusse in parlamento e fuori senza risultato alcuno.

A distruggere il castello ci ha pensato la RGS, che ha bocciato in toto il provvedimento entrando nel dettaglio dei singoli articoli. Le motivazioni riguardano in gran parte le misure di ordine finanziario, cassate perché contrastanti con la normativa vigente.

 

Rigenerazione urbana: giunge voce che RGS abbia bocciato il Disegno di Legge per la Rigenerazione Urbana

 

La Ragioneria Generale dello Stato (RGS) ha bocciato la proposta di Legge sulla Rigenerazione Urbana

Dall’analisi dei rilievi puntuali della RGS  emerge però una impostazione che possiamo definire di conservazione dell’esistente, preoccupata della difesa della casta ministeriale. Posizione che si traduce nella contrarietà a misure che tendano a cambiare l’assetto esistente  migliorando l’efficienza della macchina statale, ad esempio con l’assunzione di tecnici giovani e preparati (linea Brunetta). Prima bisogna eliminare il precariato, dice la RGS. E come dargli torto? Ma siamo condannati in eterno a tenere in vita una struttura statale impreparata ed inefficiente, come si è ridotta con le leggi che hanno smantellato una macchina – il Genio Civile – che pure con tutti i suoi difetti funzionava egregiamente?

Seconda considerazione.  Dal parere della RGS, al di là degli appunti formali sui singoli articoli, si deduce un atteggiamento complessivamente ostile al principio che i provvedimenti di natura urbanistica ed edilizia possano – e debbano – essere collegati a misure di carattere finanziario e fiscale che ne agevolino l’attuazione. Tesi sorprendente anche perché in apertura viene richiamato il collegamento inscindibile tra  rigenerazione e PNRR in quanto buona parte dei progetti che verranno avviati interessano ambiti urbani degradati o dismessi.

In conclusione siamo precipitati in una situazione pericolosa e gravida di conseguenze, dalla quale sarà tutt’altro che facile uscire.

Siamo disperati, che fare? Era questo il mantra con il quale le gentili donzelle degli anni felici si rivolgevano a Donna Letizia (era la moglie di Indro Montanelli) nella sua rubrica della posta del cuore per ricevere assennati consigli. Anche perché il tempo stringe, il PNRR non può aspettare in eterno. E dopo la pandemia – ammesso che sia finita – eventi ancor più catastrofici e distruttivi stanno assillando il mondo intero, togliendo ogni spazio ai temi locali.

 

CLICCA QUI -  Scarica la relazione della Ragioneria Generale dello Stato
acquisita in commissione nella seduta nr. 517 del 01 marzo 2022

 

Verso un nuovo documento programmatico

Abbiamo perso la battaglia, ma forse non abbiamo perso la guerra. Un percorso alternativo potrebbe essere attivato in tempi brevi. Utilizzando l’immensa documentazione del dibattito parlamentare non è una impresa impossibile mettere a punto un documento programmatico che contenga in sintesi strategie, priorità, azioni del governo in materia di città (e quindi rigenerazione urbana), territorio, ambiente. Un semplice (per modo di dire) atto amministrativo, che va però accompagnato da disposizioni legislative finalizzate a correggere e/o eliminare distorsioni ed intoppi che allo stato attuale penalizzano gli interventi di rigenerazione.

In questa ipotesi  il percorso più celere e fecondo di risultati è senz’altro il collegamento con il PNRR, che costituisce l’asse portante del programma del governo Draghi. L’inserimento di alcuni commi nei decreti attuativi del PNRR può garantire la necessaria copertura alle proposte di carattere urbanistico ed edilizio, consentendo di raggiungere risultati soddisfacenti in tempi brevi. 

Facciamo solo qualche esempio. Il superamento del DM 1444/1968 sugli standard urbanistici con l’introduzione dei criteri prestazionali. Ed ancora la complementarietà e flessibilità tra le destinazioni d’uso, secondo la linea adottata da tempo in Francia, basta un comma per risolvere una montagna di problemi.

Lo stesso discorso vale per le misure finanziarie e fiscali di accompagnamento. Dove però il criterio di valutazione non può essere solo il rispetto – meglio sarebbe dire l’acquiescenza – dell’assetto normativo vigente, in buona parte contraddittorio ed obsoleto. Vanno invece utilizzate le molteplici esperienze realizzate nell’ultimo decennio dalle amministrazioni locali – da Milano in giù - che in situazioni precarie di bassa domanda e con pochi soldi a disposizione stanno realizzando progetti innovativi di rigenerazione.

In conclusione forse dal male può venire un bene. Non sarà facile, ma sicuramente è possibile. E comunque val la pena di provarci.

Quali contenuti dovrebbe avere il nuovo documento programmatico? LEGGI QUI l'articolo di approfondimento.

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