Consiglio di Stato: la Soprintendenza può opporsi alla realizzazione di un impianto fotovoltaico solo se sull’area è stato apposto un vincolo ambientale, paesaggistico o culturale.
Mentre procede, in Parlamento, l'iter di conversione in legge del DL 17/2022 (cd. Decreto Energia e Bollette), contenente, al suo interno, svariate 'migliorie' e 'semplificazioni' in materia di impianti fotovoltaici, ci imbattiamo nella sentenza 2242/2022 del Consiglio di Stato che, di fatto, ci spiega che l'eventuale diniego della Soprintendenza deve essere giustificato da un vincolo, di tipo ambientale, paesaggistico o culturale.
La sentenza, molto lunga, riguarda il ricorso che una società agricola aveva presentato dopo il diniego, presso la Conferenza dei Servizi, da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali (mentre tutte le altre PA avevano dato il benestare) per l'installazione di pannelli fotovoltaici. Il 'no' era stato motivato dal fatto che i pannelli a terra avrebbero danneggiato il paesaggio e l'area archeologica vicina.
Ma per la società agricola:
L’oggetto del contendere, quindi, riguarda la questione di diritto circa la legittimità dell’esercizio del potere del MIBACT – e, a valle, del Consiglio dei Ministri nel conseguente esercizio di un potere di alta amministrazione – di opporsi ad iniziative private (espressione del diritto, costituzionalmente presidiato, di libera iniziativa economica, oltretutto in un settore oggetto di favor normativo) che, come nella specie:
La conclusione di Palazzo Spada è chiara: il MIBACT, quale “Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale e dei beni culturali” (cfr. art. 14-quinquies, l. n. 241 del 1990), può legittimamente svolgere l’opposizione avanti il Consiglio dei Ministri soltanto allorché decisioni di altre Amministrazioni siano ritenute direttamente lesive di beni già dichiarati, nelle forme di legge, di interesse ambientale, paesaggistico o culturale e, per tale ragione, sottoposti a forme, più o meno incisive, di protezione (ovvero, altrimenti detto, ad un regime giuridico speciale), con contestuale riduzione (che può spingersi sino alla radicale nullificazione) delle facoltà di iniziativa privata.
In ultimo, il Consiglio di Stato osserva che il piano territoriale paesistico regionale (PTPR):
A rinforzo, si evidenzia che nell'area di cui si dibatte non sono stati concretamente riscontrati, da parte delle competenti strutture amministrative, effettivi impatti né in termini di visibilità, né in punto di prospettica fertilità dei suoli, elementi che, viceversa, si sarebbero dovuti puntualmente dimostrare (con contestuale e precisa indicazione delle ragioni della ravvisata insufficienza delle previste misure di mitigazione) per sostenere la decisione di opporsi alla realizzazione dell’opera.
Tra l'altro, il MIBACT non ha indicato alternative meno impattanti sull’interesse del privato, ma comunque idonee a preservare gli allegati interessi pubblici e tutte le altre Amministrazioni coinvolte nel procedimento hanno preso una motivata e circostanziata posizione favorevole all’intervento, anche in punto di tutela paesaggistica ed ambientale.
Il no della Soprindentenza, quindi, in questo caso è illegittimo.
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