Da tempo immemore, l’uomo utilizza la ceramica per rivestire elementi verticali esterni al fine di ottenere sia un risultato artistico-decorativo di forte impatto estetico ma anche per proteggere il supporto sottostante dai segni del tempo.
Le stesse motivazioni spingono gli odierni progettisti e architetti a rivestire le facciate degli edifici con materiali lapidei, laterizi, klinker e ceramica, ovvero materiali che consentono di realizzare rivestimenti di facciata “non continui” ma “modulari”. Modularità che incide sul disegno di posa caratterizzando l'estetica finale della facciata e che dipende dalla tipologia di formato scelto per il rivestimento.
Nella città di Milano e provincia sono molti gli edifici che presentano una facciata in ceramica, in particolar modo si tratta architetture costruite nel dopoguerra e che hanno visto come protagonista l'utilizzo di piastrelle di Klinker, un materiale di origine ceramica che per le sue caratteristiche in termini di resistenza e durata fu particolarmente apprezzato da architetti come Luigi Caccia Dominioni, Ignazio Gardella e Giancarlo De Carlo. Il Palazzo dell'Arte di Milano (1931-1933), progettato da Giovanni Muzio e oggi sede della Triennale, è stato il primo esempio di architettura in Italia che ha visto l'uso del klinker in facciata.
Nel tempo poi sono state utilizzate anche piastrelle di ceramica, sempre di piccolo formato, smaltate e non smaltate, alcune caratterizzate da effetti tridimensionali e spesso utilizzate anche in abbinamento a listelli in cemento o laterizio.
Negli ultimi anni, il comparto ceramico ha rivoluzionato la sua proposta per l'utilizzo della ceramica in facciata introducendo sul mercato il gres porcellanato. Il gres porcellanato è un materiale che offre innumerovoli vantaggi, tra questi:
La ceramica può essere quindi a tutti gli effetti protagonista nelle facciate degli edifici, il suo utilizzo in tal ambito si differenzia a seconda della modalità di applicazione:
In questo articolo tratteremo nello specifico il tema della piastrellatura ceramica incollata alla facciata, in quanto in merito all'uso della ceramica nelle facciate ventilate abbiamo già approfondito in un precedente articolo.
La norma UNI 11493 definisce le "facciate con piastrellature a parete in esterno" quelle per le quali si prevede l'uso di rivestimenti ceramici in Classe R4 (vedere Prospetto 2 del punto 7.2.1) caratterizzate da un elevato sviluppo verticale con altezza maggiore di 3 metri. La Classe R4 sta ad indicare una superficie ceramica non pedonabile posata in verticale.
Il progetto di una facciata con piastrellatura ceramica incollata deve tener conto soprattutto di:
Tutti gli elementi sopra indicati si traducono in rischi di distacco dovuti alle sollecitazioni che possono variare nei vari punti della facciata.
Occorre quindi che il progettista preveda un’adeguata resistenza allo strappo delle piastrelle dal supporto di posa che a sua volta deve avere sufficiente resistenza allo strappo dal supporto portante dell’edificio. Le norme prescrivono un valore per questa caratteristica non minore di 1 N/mm2.
Il supporto di posa deve quindi assolutamente, visti i rischi che possono derivare da un distacco di elementi, rispondere alle indicazioni contenute nella norma UNI 11493 in relazione a:
Rimandiamo alla norma tutte le specifiche di posa sottolineando alcuni aspetti più importanti sulla posa in facciata.
In Italia non esiste una norma cogente sull’uso di questi dispositivi meccanici atti a garantire una maggiore sicurezza. La norma prescrive la possibilità di uso di questi sistemi per piastrelle con lato superiore a 30 cm.
Personalmente ritengo che, a partire da un’altezza di 3 metri, l’uso di questi sistemi sia necessario specialmente se vengono usate lastre di grande formato per le aumentate difficoltà di posa (ottenimento letto pieno), maggiore rigidezza della facciata (minor presenza di fughe), maggior rischio di convessità/concavità delle lastre.
La norma 11493 non specifica il materiale che deve essere usato per questi ganci ma si potrebbe dire che l’uso di acciaio inossidabile AISI 304/316 rappresenterebbe una sicurezza maggiore.
Esistono sul mercato ganci a scomparsa che non intaccano l’esteriorità della facciata e che rappresentano un valido mezzo di fissaggio.
I ganci offrono una resistenza, a seconda della dimensione, da 45 a 65 kg con fattore di sicurezza 4.
Il progettista deve indicare a progetto il numero di ganci/piastrella a seconda dalla dimensione della piastrella, dalla natura del supporto, dall'architettura della facciata, delle condizioni ambientali e da eventuali norme esistenti.
Una facciata incollata, sempre secondo norma UNI 11493 (classe R4), è sottoposta a:
Dove A - AA indicano un intervallo di resistenza “R” a sollecitazioni parallele al piano di posa (prospetto 5 punto 7.3.4) misurata secondo norma UNI 10827 in N/mm2.
A (alta) 0,8 - 1,2 N/mm2
AA (molto alta) ≥ 1,2 N/mm2
Queste sollecitazioni sono soprattutto dovute ai movimenti differenziali tra supporto e piastrelle, al diverso coefficiente di dilatazione degli elementi in gioco o agli assestamenti strutturali che possono manifestarsi anche dopo anni.
L’esigenza principale è quindi quella di evitare distacchi garantendo una completa adesione delle piastrelle.
Come abbiamo detto, il supporto deve essere adeguato ed avere caratteristiche ottimali di qualità, così anche gli adesivi devono possedere caratteristiche adeguate in termini di:
La scelta della tipologia di adesivo deve patire da un collante in classe C2 per le facciate più semplici mentre per facciate con lastre di dimensioni ≥ 60 cm esigono adesivi in classe C2 S1/ S2, C2TE S1/S2 ovvero adesivi ad elevata elasticità.
Le fughe (a base cementizia o epossidica) sono essenziali per compensare eventuali imperfezioni delle piastrelle e del supporto di posa e per evitare che le tensioni si scarichino direttamente sull’adesivo con conseguente pericolo di distacco.
Devono quindi essere:
Per sottolineare l’importanza di una giusta progettazione della facciata in termini di scelta e preparazione del supporto, posizionamento dei giunti di frazionamento e utilizzo dei collanti, vediamo a titolo puramente indicativo, i coefficienti di dilatazione di alcuni materiali ed i relativi allungamenti per un salto termico di 60°C (possibile in caso di forte irraggiamento solare) per una lunghezza di facciata di 5 m.
La formula per il calcolo della dilatazione lineare è la seguente: Δl = λ · l0 · ΔT
Si evince come i movimenti relativi possano essere sensibili ed innescare tensioni pericolose. Di conseguenza le scelte progettuali sono importanti (banalmente anche il colore chiaro o scuro della piastrella).
I giunti di frazionamento debbono essere inseriti anche all’altezza del marcapiano, nel punto in cui il solaio si collega alla parete esterna e nei punti in cui i pilastri sono affiancati dai tamponamenti. Per la loro sigillatura si ricorre normalmente a materiale colorato nella stessa tonalità delle fughe e dotato di elasticità permanente: si tratta di resine siliconiche stese mediante pistola di erogazione.
Il prodotto deve garantire nel tempo una completa tenuta all’aria, all’acqua e alla polvere e, proprio per questo, viene soventemente preceduto dalla stesura di un primer applicato sui lati del giunto stesso. Nel caso l’impiego di siliconi non sia possibile – soprattutto in relazione al colore delle piastrelle di rivestimento – si possono adottare prodotti a base polisulfurica o poliuretanica. La superficie di sigillatura deve essere lisciata a filo utilizzando una spatola bagnata.
Il “cappotto termico” è diventato un elemento molto utilizzato per aumentare le prestazioni energetiche di un edificio, questo anche grazie agli incentivi fiscali oggi a disposizione.
Non è compito di questo articolo entrare nel merito dell’applicazione del cappotto isolante ma visto che sempre più si parla di “riqualificazione delle facciate”, voglio dare qualche indicazione di come la ceramica, con tutte le prerogative che possiede in termini tecnici e architettonici, possa essere applicata ad un cappotto per migliorarne l’aspetto estetico e aumentarne la durata nel tempo proteggendo il cappotto dagli agenti atmosferici.
I materiali costituenti il cappotto non offrono garanzie di resistenza adeguate all’incollaggio diretto delle piastrelle di ceramica, né è pensabile l'utilizzo di ganci di sicurezza meccanici fissati direttamente al cappotto. I ganci, come già anticipato, devo essere fissati al supporto portante.
Di fatto, per installare una piastrellatura ceramica sul cappotto termico è necessario irrobustire il supporto di posa per poter fissare in tranquillità la ceramica.
Le aziende del settore propongono sistemi adeguati consistenti generalmente in un rinforzo armato della superficie del cappotto, questo normalmente agganciato al supporto, in funzione del:
Per specifiche circa i sistemi di fissaggio del rivestimento ceramico al cappotto, rimando il lettore alla consultazione dei vari cataloghi aziendali. Quello che mi preme sottolineare è la necessità di seguire attentamente le prescrizioni fornite dall'azienda.
Già in un precedente articolo ho sottolineato l’importanza e l’opportunità di redigere un capitolato specifico e dettagliato sulle piastrellature e quindi va da sé che, nel caso delle facciate, questo documento sia molto importante anzi, a mio parere, cogente.
Le migliori aziende del settore mettono a disposizione schede tecniche, veri e propri manuali e codici di pratica per realizzare nel modo migliore facciate durevoli e sicure oltre che di pregiata fattura.
Occorre quindi che il progettista sia in grado di scegliere interlocutori affidabili di comprovata professionalità e fissare un capitolato tecnico che comprenda:
Per facciate particolari o di grandi dimensioni il capitolato tecnico deve essere parte integrante del progetto ed opportunamente mirato. (Alcune aziende fissano nei 20 metri di altezza il limite per i propri materiali e per altezze maggiori richiedono condizioni particolari).
Diventa altresì di primaria importanza tenere una scheda di rintracciabilità dei lavori eseguiti e delle modalità di esecuzione degli stessi (non trascurabili le condizioni atmosferiche e i tempi).
L’ appendice A della norma UNI 11493 fornisce valide indicazioni in merito.
Troppo spesso ci si trova a dover gestire un reclamo e non trovare alcuna documentazione relativa ai lavori eseguiti (un esempio banale: non è stata rilevata l’umidità del supporto di posa o verificato il rispetto dei tempi di maturazione).
Vorrei infine accennare all'innovativo aspetto funzionale che potrebbero assumere le facciate ceramiche, sia ventilate che incollate, che seppur ancora rappresenta una nicchia di mercato e per alcuni aspetti forse ancora in fase di sperimentazione, rappresenta un progresso tecnologico di grande interesse.
Uno slogan che caratterizza questa innovazione a mio avviso potrebbe essere: "la ceramica/design) incontra il sole".
Molte aziende stanno sperimentando l'uso di un trattamento chimico superficiale a base di biossido di titanio capace di conferire alla superficie ceramica esposta al sole queste due funzioni:
Un meccanismo questo che può essere rappresentato attraverso un semplice schema.
In conclusione, la finitura esterna scelta per una facciata di un edificio gioca un ruolo importante nel determinare l'impatto estetico di un'architettura; ci comunica qualcosa del progettista, ci comunica come l'edificio si inserisce nell’ambiente circostante e quanto è in armonia con esso, ci fornisce un'idea del trend stilistico del momento, e soprattutto per il tecnico più attento ci fornisce la misura della sua durabilità nel tempo, della sua funzionalità e della sua sostenibilità. La finitura esterna in ceramica è sicuramente un’ottima soluzione per integrare in un elemento quanto di cui sopra abbiamo detto.
Le capacità decorativa delle odierne lastre in gres (ormai riduttivo chiamarle piastrelle) sono innumerevoli, spesso anche personalizzabili, e il livello di funzionalità e sostenibilità è molto elevata rispetto ad altri materiali ed oggi è possibile realizzare facciate di dimensioni ragguardevoli.
Riguardo al tema della sostenibilità si pensi, ad esempio, ad un aspetto approfondito in altre occasioni che è l’indice di riflessione ovvero l’unità di misura della riflessione della luce diurna o irraggiamento (bianco IR=100%, nero IR=0%). Una parete chiara è quindi preferibile ad una parete scura per prevenire il cosiddetto "effetto isola di calore".
Una parete ceramica smaltata chiara, oltre ad offrire un alto indice di riflessione, garantisce per la natura del materiale una superficie durevole nel tempo rispetto ad altre tipologie di materiale.
Credo quindi che i progettisti possano trarre dalla ceramica validissime e innovative possibilità architettoniche e di design.
Occorre ovviamente una profonda conoscenza del prodotto ceramico, una collaborazione stretta con le aziende ceramiche e conoscere le variabili che devono essere controllate in fase di progettazione e realizzazione dell’intervento.
Per un uso consapevole della ceramica in edilizia riporto di seguito un elenco (non esaustivo) di norme, nazionali ed internazionali, e manuali di buona pratica da consultare:
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