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Gli intonaci non sono tutti uguali: come evitare errori in fase di scelta e posa

In un mercato estremamente ricco di prodotti per intonaco, come si fa a scegliere? Quali sono gli elementi da tenere in considerazione per la specifica applicazione? E cosa sono gli intonaci naturali? In questo articolo alcune indicazioni per dare risposta a queste domande.

La normativa vigente in ambito di efficientamento energetico risulta molto chiara e puntuale in tutti quei casi in cui in ambito edilizio si interviene sul rifacimento degli intonaci esterni di un edificio, con demolizioni superiori al 10% della superficie totale, prevedendo un adeguamento della trasmittanza delle superfici opache, che varia a seconda della zona di appartenenza in cui si trova l’edificio.

Gli intonaci non sono tutti uguali, esistono in commercio tipologie più o meno prestanti diversa origine. Di seguito saranno riassunte le peculiarità che un intonaco deve avere e affrontato le principali caratteristiche che presentano gli intonaci di origine naturale. 

  

Sistema termo isolante: l’importanza dell’intonaco

Il sistema di isolamento termico che comunemente viene definito a “cappotto” rappresenta una tipologia di efficientamento energetico degli edifici che negli ultimi 20 anni ha trovato maggiore applicazione rispetto ad altre soluzioni più o meno impattanti.

Consiste nel posare, sull’intera superficie esterna verticale dell’edificio, pannelli isolanti che possono essere di varia natura, che vengono poi coperti da uno spessore sottile, protettivo, di finitura realizzato con particolari intonaci.

Tale lavorazione si adatta perfettamente a tutte le principali tipologie d’uso di edificio, come gli stabilimenti industriali, residenziali, ricettivi, ospedalieri, garantendo rese elevate in termini di isolamento termico dell’involucro.

Risulta opportuno specificare che ciascuna delle componenti che concorrono a definire il cappotto sono fondamentali al fine di garantire una resa ottimale, e abbattere i fabbisogni energetici di un edificio oggetto di intervento.

Tale sistema per essere duraturo nel tempo necessita di scelte progettuali iniziali e di posa di alto livello da parte della ditta installatrice: ci si deve pertanto affidare a professionisti del settore che riservano massima importanza ad ogni singola fase delle lavorazioni.

Spesso si tende a dare maggior peso solo ad alcune componenti tralasciandone altre come ad esempio l’intonaco, al quale viene data poca importanza in quanto essendo l’ultimo elemento posato verso l’esterno gli si riconosce una valenza principalmente estetica, con conseguente scelta di materiali di bassa qualità.

Per una corretta riuscita dell’isolamento termico è però assolutamente necessario assicurarsi che l’intera superficie sia omogeneamente ricoperta dall’intonaco, in modo tale da garantire che non si formino muffe o infiltrazioni dovute alle intemperie che sono la prima causa di possibili danni al sistema cappotto.

La finitura estera ad intonaco potrebbe essere definita in modo più corretto come l’insieme delle lavorazioni praticate sopra il pannello coibentante a finire il cappotto per uno spessore che varia da 1,5 e 2,5 mm, con particolare attenzione alla combinazione di pigmenti, cariche minerali e resine siliconiche che garantiscono prestazioni migliori.

In base alla loro applicazione li possiamo suddividere in :

  • Intonaci per interni: l’intonaco preferibile per interni è quello eseguito con malta di calce, che presenta ottime capacità traspiranti e si integra perfettamente con ogni tipo di facciata.
    È corretto sottolineare che è sconsigliato utilizzare intonaci eseguiti con malte cementizie che non godono di massima traspirabilità e impediscono all’umidità di fuoriuscire.
  • Intonaci per esterni: L’intonaco per esterno, al contrario dev’essere idrorepellente, e non permettere alle intemperie di intaccare la facciata ma allo stesso tempo deve avere massima propensione a favorire l’asciugatura del muro.

Sostanzialmente l’intonaco è lo strato di rivestimento finale protettivo delle murature, al quale sono in genere associate anche funzioni estetiche.

 

Esempio intonaco degradato.
Esempio intonaco degradato.

   

Introduzione agli intonaci

In termini tecnici, gli intonaci sono composti polimaterici, ottenuti tramite la miscelazione di legante (una parte) e inerti polverizzati o comunque con granulometria molto fine (due o tre parti). A questi viene aggiunta acqua in modo da portarli allo stato semifluido (malta), e poter essere steso sul supporto prescelto. Dopo la stesura, la malta raggiunge lo stato solido attraverso diversi meccanismi chimici o fisici (essiccazione, carbonatazione o silicizzazione).

   

L’indurimento del legante e i meccanismi di adesione con il supporto

Il legante utilizzato per il confezionamento degli intonaci può avere diversa natura e, conseguentemente, diversi meccanismi di indurimento:

  • Leganti aerei (calce aerea): indurimento chimico – carbonatazione (l'idrossido di calcio, naturalmente presente in essi, reagisce con l'anidride carbonica dell’aria, con conseguente formazione di carbonato di calcio);
  • Leganti idraulici (calce idraulica, cemento): indurimento chimico – idratazione (reazione dei componenti con l’acqua e conseguente formazione di silicati e alluminati idrati di calcio);
  • Gesso (gesso, anidrite, ecc.): cristallizzazione dell’acqua;
  • Terre argillose (Adobe, Pisè, ecc.): essiccazione;
  • Polimeri (acrilici, epossidici, ecc.): reazione chimica indurente.

Oltre all’indurimento del legante, alla qualità finale del prodotto contribuisce in maniera essenziale l’adesione reciproca tra intonaco e supporto, definita anche con il termine di “aggrappo”.

L’aggrappo a sua volta può avvenire in tre maniere:

  • Aggrappo meccanico, connesso con la rugosità del supporto;
  • Aggrappo chimico-fisico, che dipende dalla porosità e dalla bagnabilità del supporto;
  • Aggrappo per diffusione, che avviene a seguito della penetrazione della malta da intonaco (in fase liquida) all’interno delle porosità del supporto, le quali devono opportunamente saturate con acqua. Si richiede particolare attenzione nei meccanismi di adesione chimico fisici delle malte da intonaco a legante idraulico, in cui bisogna portare all’equilibrio due soluzioni diversamente concentrate (acqua di saturazione, a concentrazione minore, e malta fresca, soluzione a concentrazione maggiore).

Per ottimizzare l’aggrappo tra intonaco e supporto è essenziale rispettare alcune condizioni essenziali:

  1. Supporti adeguatamente preparati: si vedano i requisiti illustrati nel prossimo paragrafo;
  2. Supporti saturi a superficie asciutta: nel momento di applicazione dell’intonaco, il supporto dovrà essere saturo d’acqua ma avere la superficie asciutta, in modo da evitare il rischio di sottrarre acqua d’impasto e di avere elevate temperature superficiali.
  3. Temperatura ambiente: deve rispettare il range di temperatura prescritto per la specifica malta (leganti idraulici), in genere compreso nell’intervallo +5 / + 30° C.
  4. Condizioni meteo: le malte da intonaco devono essere sempre applicate in assenza di pioggia, di radiazione solare diretta e di ventilazione, in modo da evitare dilavamenti della malta, o una sua essiccazione troppo rapida. Questo discorso vale per ogni strato che debba essere applicato.
  5. Posa degli strati successivi: gli strati costituenti l’intonaco devono essere posati “fresco su fresco”, in funzione della rapidità di rapprendimento della malta, mentre lo stato di finitura deve essere realizzato solo nel momento in cui l’intonaco è asciutto e perfettamente assestato (in termini dimensionali e fessurativi). All’applicazione dello strato successivo, comunque, ogni strato deve essere saturo d’acqua e a superficie asciutta.
  6. Stagionatura umida delle superfici fresche: realizzata tramite continua bagnatura o posa di teli di tessuto non tessuto o juta mantenuti costantemente umidi. Ciò è essenziale per garantire il giusto apporto di acqua durante le fasi di idratazione e di indurimento delle malte.
  7. Controllo del ritiro e delle fessurazioni: il volume dello strato di intonaco si riduce durante la fase di indurimento delle malte idrauliche, a causa della parziale perdita dell’acqua di impasto. Questo fenomeno, denominato “ritiro”, dipende fortemente dalle condizioni ambientali in cui avviene: le fessurazioni che si creano saranno tanto maggiori (e dannose) quanto più è veloce l’ evaporazione dell’acqua di impasto, mentre sono efficacemente contrastate mantenendo l’ambiente umido (stagionatura umida).

   

Quali caratteristiche deve avere il supporto?

Prima di scegliere la tipologia di intonaco da utilizzare e la sua modalità di applicazione, è essenziale controllare la natura/tipologia, le caratteristiche e lo stato di conservazione del supporto, prevedendo la bonifica preventiva di eventuali criticità o incorrettezze riscontrare. 

Le caratteristiche da controllare possono essere riassunte come di seguito:

  1. Resistenza meccanica: la malta da intonaco deve essere adeguata alla resistenza meccanica del supporto, per evitare fessurazioni. Nel caso in cui i supporti presentino evidenti criticità meccaniche, è assolutamente necessario un intervento di bonifica preliminare.
  2. Dilatazione termica lineare: malta e supporto devono avere questa caratteristica quanto più simile tra loro.
  3. Rugosità: essenziale per il corretto aggrappo meccanico. In assenza di sufficiente rugosità, è necessario preparare il supporto in maniera adeguata (sabbiatura, bocciardatura, picozzatura, ecc.).
  4. Bagnabilità: per poter essere convenientemente saturato, il supporto deve essere bagnabile, e pulito da polveri, residui di oli disarmanti, trattamenti idrorepellenti, di efflorescenze saline, ecc.
  5. Assorbimento: fondamentale per garantire adesione con l’intonaco, e assolutamente inderogabile nel caso di intonaci a base idraulica (in cui l’aggrappo avviene quasi esclusivamente a livello fisico.
  6. Velocità di assorbimento: influenza fortemente l’adesione (e quindi prestazioni e qualità) degli intonaci a base idraulica. Se la velocità è troppo elevata (supporti non correttamente saturati preventivamente) l’indurimento e la cristallizzazione dell’intonaco viene fortemente compromesso, o addirittura impedito.
  7. Regolarità degli spessori: lo spessore del supporto deve essere quanto più possibile regolare, per evitare fessurazioni sull’intonaco (il processo di indurimento delle malte idrauliche procede dall’esterno verso l’interno), nel caso di spessori molto diversi, sarà necessario ridurli attraverso una colmatura preliminare o un’accurata scelta della successione degli strati di applicazione.
  8. Temperatura superficiale: l’intonaco deve essere applicato verificando che, sia la temperatura ambiente che quella superficiale del supporto rientrino all’interno dell’intervallo di temperatura indicato per l’applicazione della malta specifica, che è funzione del tipo di malta stessa ed è in genere compreso fra +5 e + 30°C. Anche in questo un’accurata saturazione preliminare dei supporti rappresenta una buona misura preventiva.
  9. Condizione satura a superficie asciutta: unitamente alla stagionatura umida delle superfici fresche, applicate, è la condizione imprescindibile del supporto per il conseguimento dell’adesione e per la corretta evoluzione dei processi di indurimento.

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L’articolo nella sua forma integrale è disponibile attraverso il LINK riportato di seguito.
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