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I corsi di laurea in ingegneria vanno rivoluzionati ?

Il perchè vanno rivoluzionati i corsi di laurea in ingegneria

Mentre i politici affermano che senza laureati tecnici questo Paese non ha un futuro, mentre la stampa generalista continua ad affermare che la laurea in ingegneria è l’unica che offre un lavoro “sicuro”, mentre i genitori continuano a sostenere investimenti importanti per fare studiare i propri figli in ingegneria, mentre i giovani continuano a sognare un futuro di ricco laureato  … i dati del centro studi evidenziano che il posto per i neolaureati non è poi così sicuro, gli stipendi fanno abbastanza schifo e sono in calo, e forse l’unica soluzione è quella di emigrare.

 
Dov’è il peccato originale? innanzitutto nel fatto di parlare genericamente di ingegneri. In una Edilizia che in 6 anni ha perso il 60/70% del suo mercato è abbastanza facile capire che vi è una eccedenza di professionisti, sia nelle imprese di costruzioni che negli studi professionali. E ho amici semi-disoccupati anche nell’ingegneria biomedica, in quella chimica … Allora bisognerebbe cominciare a dire: lauree tecniche si, ma non tutte.
 
E se si vuole parlare di mercato internazionale allora occorre evidenziare anche quali sono le caratteristiche che possono rendere appetibile un giovane, ma anche un meno giovane, a un’azienda che opera all’estero: la lingua conosciuta molto bene, e non solo quella parlata; la specializzazione su alcune tematiche: per esempio qualche mese fa su INGENIO abbiamo evidenziato quanto fosse richiesta la figura dei RISK MANAGER. Ma in quali università italiane si parla di questa materia ?
 
Forse il peccato originale sta già nella prima parte del percorso, quella con cui si diventa ingegnere. Il sospetto è che a fallire non sia solo la cosiddetta riforma Berlinguer, ossia quella che ha portato al “3 + 2”, ma l’intera concezione che regola oggi il programma di un corso di ingegneria. Sempre su INGENIO pubblicammo qualche mese fa un articolo di un ingegnere “emigrato” negli USA, al quale non veniva riconosciuta la nostra Laurea in quanto il nostro percorso formativo non prevede elementi di cultura generale.
E qualche anno fa il Prof. Pozzati mi evidenziava come nei corsi americani vi fosse l’obbligo di frequentare un corso di Etica, perché non si può pensare di formare un tecnico del futuro se non lo si forma anche come “uomo”.
E aggiungo, se è vero che l’ingegnere diventa con la sua firma una sorta di “ufficiale” tecnico dello Stato a cui si affida la garanzia della sicurezza tecnica, come potrà esercitare questa funzione se il corso di laurea non prevede almeno un approfondimento sugli aspetti basilari delle norme di legge, sui profili di responsabilità, su quale sia il contesto normativo in cui il professionista dovrà operare.
 
Su questo punto, peraltro, INGENIO lancia un sondaggio dedicato all’Esigenza di formazione post laurea: FORMAZIONE: APPROFONDIAMO LE RESPONSABILITÀPROFESSIONALI https://docs.google.com/forms/d/1vJJnaONJXGmxqjQHMcwrZ4gG8AMAFaeiY3V8PU8hfF0/viewform
 
La sfida primaria quindi sta proprio in questo, nel definire un nuovo percorso formativo per la creazione della figura dell’ingegnere. Una sfida che potrebbe essere raccolta in modo diverso: per una volta Università e Professioni potrebbero collaborare - in modo preventivo - per predisporre una proposta da portare al ministero della Pubblica Istruzione non di riforma, ma di rivoluzione, del corso di laurea in Ingegneria. Una proposta ragionata, che guardi al futuro, che tenga conto del futuro, che rispetti gli investimenti dei genitori e i sogni dei figli, che prepari in modo corretto alla professione nei diversi settori dell’ingegneria: civile, meccanica, biomedica, aerospaziale, elettrica, idraulica, energetica, informatica, chimica, ambientale, gestionale … una sfida difficile, ma davvero importante. In questi anni abbiamo profondamente modificato le regole della professione, ora costruiamoci un percorso formativo iniziale adeguato.