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Però, ma però ... La crisi è dentro di noi?

Premessa

Ieri ho partecipato a una riunione di un’Associazione in cui dovevo presentare un programma di attività per i prossimi sei mesi. Come accade in questi casi, una riunione tesa, ma conclusasi positivamente.

Finita la riunione, quando si era rimasti in pochi, uno di questi, alla sua prima presenza a questo Consiglio, ha cominciato a fare delle proposte e lanciare delle idee. 

Però, ma però ...

Erano tutte idee nuove. Nuove per l’Associazione, ma che nascevano da esperienze aziendali, da esperienza associative, da esperienze umane. Quale la mia reazione: però, ma però, ma, … l’idea è bella ma però il nostro settore è diverso … interessante ma non abbiamo i fondi … però le idee sono belle se hanno le gambe … ma i nostri imprenditori non capirebbero …

La chiamo la sindrome di X-FACTOR. Cazzo, è sempre così, quando arriva una persona “nuova” e ci porta “nuove idee” noi ci immaginiamo di essere a X FACTOR, lui è sul palco e sta raccontando il suo pezzo e noi stiamo al bancone dei giudici a dire “cazzo, ma non ha la voce di Bob Dylan, ma chi cazzo è Sixto Jesus Rodriguez”

Si, invece di godercela a tutta, di assaporare il gusto di ascoltare, fare proprie, anche elaborare delle idee nuove siamo li attenti a cercare di capire cosa non va in quelle idee, a trovare la nota stonata, a voler dimostrare che anni di esperienza di settore ci permettono di capire e poter dire che altre idee diverse dalle nostre, qui non possono funzionare perché, altrimenti, ci sarebbero venute in mente a noi !!! 

È così, tendiamo a non godercela a tutta.

Questa notte ho dormito in un albergo strano, in Brianza, all’interno di una fabbrica di cioccolato. Strano perché all’ingresso non sembra un albergo, ma una libreria con libri di architettura. Anche la stanza è strana. Parete a vetro, sistema di controllo luci sensitivo, doccia enorme con parete a vetro nella stanza. Sky alla televisione, libri di FKG, Taschen … sulla mensola. Colazione con pasticcini appena fatti. SPA aperta dalle sei del mattino a mezzanotte. Ma però … non c’è il tappetino nel bagno, ma però … eccolo che riemerge il ma però, di fronte al nuovo ci poniamo sempre con il ma però. Qui subentra una nuova sindrome, la sindrome di Trip Advisor. Invece di godercela a tutta dobbiamo individuare cosa non va, per esprimere il nostro significativo giudizio su Trip Advisor, e non sarà significativo se almeno non contiene un però. 

ciascuno confusamente un bene apprende per il qual si queti l’animo e desira…

È Dante, come spesso accade, il rifugio dove riallineare i propri orizzonti: “ciascuno confusamente un bene apprende per il qual si queti l’animo e desira…” questa è la nostra natura, e questo è l’approccio alle cose che dobbiamo riconquistare.

Dobbiamo avere la capacità di uscire dai però, dai ma … perché altrimenti non solo avremo perso la sfida nei confronti della crisi, ma nei confronti di noi stessi. Non sto dicendo che dobbiamo eliminare quel senso critico che è parte strutturale di noi stessi. Ma semplicemente spostare il nostro limite, il nostro orizzonte, il nostro sguardo.

“Il rapporto con l’Infinito”, diceva Don Giussani, “è l’unica alternativa alla schiavitù del potere”.

E come penso di poter risolvere anche il più piccolo dei problemi se non avrò la forza di affrontarlo tenendo fisso, questo nostro sguardo, all’infinito. Basterà un ma, basterà un però, per fermarmi, per restare infangato nel problema contingente e non potrò trovare la soluzione. 

La crisi è dentro di noi ?

Sono sette anni che viviamo all’interno della crisi. La crisi è entrata dentro di noi ?

Questa è la domanda che dobbiamo porci. In un mondo in cui finalmente si scopre che la casa può diventare dal principale consumatore di energia a una fabbrica dell’energia, che è possibile con un software di simulazione/modellazione poter capire come sarà/si comporterà un edificio prima ancora che sia stato realizzato, con uno standard superare la sindrome di babele e far tornare a dialogare con una stessa lingua tutti i professionisti, che esistono degli oggetti intelligenti in grado di regolare la vita degli edifici in modo intelligente, in cui questi oggetti imparano da soli le nostre abitudini, in cui le persone vivono oltre gli 80 anni e per questo generano un nuovo insieme di esigenze che devono trovare risposta, che si è capito che il consumo di suolo va arrestato e quindi occorre pensare con nuove chiavi lo sviluppo delle nostre città e aree produttive, perché nel frattempo la popolazione continua a crescere, e se nel 2011 eravamo 7 miliardi, fra ventanni saremo 7 miliardi e mezzo …

Il mondo non si è fermato, la domanda non si è fermata, l’evoluzione degli strumenti non si è fermata … dobbiamo quindi chiederci se ci siamo fermati noi.

Il BIM – Building Information Modelling - è un’opportunità. La modellazione è una opportunità. Il Social e la rete sono opportunità … godiamocela tutta, senza ma e però. 

Conclusioni

Ho scritto su un taccuino le idee nuove che il “nuovo amico” ha lanciato. Mi sono posto l’obiettivo di tornare a trovarlo per parlarne con lui e capirne qualcosa di più.