Data Pubblicazione:

EPD: Competere sulla base di prestazioni ambientali certificate

descrizione delle varie etichette ambientali e l'importanza della certificazione ambinetale per una azienda.

 

Epd, Lca, Pcr, Program Operator: sigle un po’ astruse ma destinate a diventare presto familiari a tutta la filiera delle costruzioni. Stiamo parlando dell’Environmental Product Declaration, o Dichiarazione ambientale di prodotto, e della procedura che porta alla sua validazione, registrazione e pubblicazione.
La certificazione dell’Epd, al momento volontaria, ancora oggi in Italia non supera i confini di poche aziende più attente ma nell’opinione degli addetti ai lavori diverrà nei prossimi anni indispensabile per competere sui mercati globali e per partecipare ad appalti di edifici sostenibili, anche perché l’Epd è indicata nel Regolamento europeo Prodotti da costruzione come strumento per soddisfare il nuovo settimo requisito sulla sostenibilità.
Del resto per cogliere segnali importanti di questa tendenza basta guardare oltre Oceano, agli Stati Uniti. Leed v4, la nuova versionedel sistema americano di rating per edifici sostenibiliLeed (Leadership in Energy and Environmental Design) ha introdotto nella categoria “Materiali e risorse” la possibilità di acquisirecrediti per il possesso di Lca (Life Cycle Assessment, valutazionedel ciclo di vita del prodotto) e di Epd. Ma non solo: un crescente numero di grandi studi diprogettazione americani non utilizza più nei propri progetti prodotti il cui contenuto non sia dichiarato e garantito da strumenti quali appunto l’Epd. Una politica di trasparenza che deriva dalla necessità di operare confronti oggettivi sulla base dei quali prendere decisioni migliori, a maggior ragione quando si progetta un edificio candidato a certificazioni di sostenibilità.
 
L’Epd e le altre etichette ambientali
Per capire meglio che cos’è la Dichiarazione ambientale di prodotto, come viene fatta e perché è così importante, ci facciamo aiutare da Lorenzo Orsenigo, direttore generale dell’organismo di certificazione ICMQ che sin dal 2004 svolge attività di verifica e convalida delle Epd.
“L’Epd – spiega Orsenigo - dichiara gli impatti ambientali di un prodotto durante tutto il ciclo di vita ed è una delle tre etichette ambientali così come definite dalle norme della serie Uni En Iso 14020. Rispetto alle altre due – la Ecolabel e l’Asserzione ambientale autodichiarata – presenta una fondamentale differenza:è l’unica a dover essere obbligatoriamente convalidata da un soggetto terzo ed è dunque l’unica a fornire una garanzia delle dichiarazioni del produttore”.
A livello europeo l’etichetta ambientale di tipo III, o Epd, è oggi riconosciuta come lo strumento più efficace per comunicare informazioni ambientali certificate riguardo alla sostenibilità ambientale dei prodotti. Non prevede una scala di valutazione della prestazione (come invece nel caso di Ecolabel), né soglie minime di accettabilità, bensì il rispetto di un formato nella comunicazione dei dati che faciliti il confronto tra prodotti diversi e, appunto, la verifica dei dati da parte di un soggetto indipendente.
 
Program Operator e Ecoplatform, verso un sistema unico
Il sistema di gestione delle Epd è tenuto sotto controllo da Program Operator, soggetti a livello nazionale che si fanno carico di permettere lo sviluppo e la pubblicazione on line delle regole per redigere le Epd di ogni categoria di prodotto, le cosiddette Pcr, Product Category Rules. In Europa ci sono vari Program Operator - i più “famosi” sono lo svedese International Epd System, con oltre 400 Epd pubblicate sul sito www.environdec.com, e il tedesco Ibu che opera solo nel settore costruzioni e che ha pubblicato oltre 500 Epd (www.construction-environment.com) – mentre l’Italia ancora non ne ha uno, per cui le aziende che intendono sviluppare una Epd devono rivolgersi altrove.
Il problema è che non necessariamente i diversi Program Operator adottano le stesse Pcr e gli stessi riferimenti tecnici per il medesimo prodotto, con il risultato che sinora ad esempio un’Epd pubblicata dall’operatore svedese non veniva riconosciuta sui mercati dove era prevalente l’operatore tedesco. Per questo motivo nel settore delle costruzioni è stata creata l’associazione Eco Platform (www.eco-platform.org), che opera per sostituire i vari formati Epd con un unico formato mediante un “mutual agreement” in Europa e un approccio comune al ciclo di vita di un prodotto basato sulla recente norma Uni En 15804 Sostenibilità delle costruzioni - Dichiarazioni ambientali di prodotto - Regole chiave di sviluppo per categoria di prodotto. Le prime Epd che, attraverso Eco Platform, hanno ottenuto il mutuo riconoscimento fra Epd System e Ibu sono state quelle di due aziende del settore costruzioni del Nord Est, Gruppo Beltrame e Isolconfort, entrambe validate da ICMQ.
Le due imprese italiane hanno fatto quindi una bella figura ma non il Sistema Italia nel suo complesso, come ci spiega ancora Orsenigo: “I soci fondatori di Eco Platform, ovvero coloro che rilasciano le Epd nei diversi stati membri, sono rappresentanti di ben 12 paesi ma l’Italia non vi figura. Quando circolavano le prime voci sulla volontà di costituire Eco Platform è stato avviato il progetto EpdItalia, che avrebbe dovuto dar vita a un Program Operator italiano, ma il sistema imprenditoriale italiano non è stato capace di portarlo a conclusione e ha perso un’altra importante occasione. Il mondo galoppa e se non acquistiamo la necessaria flessibilità siamo destinati ad essere sempre meno competitivi”.
 
La valutazione del ciclo di vita
Per redigere l’Epd di un prodotto da costruzione è necessario rispettare il citato standard En 15804. Le Pcr, Product Category Rules, che devono essere redatte per ciascun prodotto o per tipologie omogenee di prodotti, stabiliscono per esempio i parametri che debbono essere obbligatoriamente dichiarati dal produttore, le modalità di raccolta dei dati, le fasi del ciclo di vita da considerare, le regole base per la valutazione dell’impatto ambientale, le condizioni di comparabilità tra prodotti. Obiettivo principale delle Pcr è assicurare dati verificabili e coerenti e che il confronto tra prodotti sia condotto esclusivamente nel contesto di impiego nell’edificio.
La En 15804 prevede che la valutazione del ciclo di vita di un prodotto da costruzione sia condotta per fasi: la fase di produzione, che comprende l’estrazione delle materie prime, il trattamento delle materie prime seconde, il trasporto alla fabbrica, la produzione; la fase di costruzione, che comprende il trasporto al cantiere, la costruzione e installazione; la fase di uso, che include l’uso, la manutenzione, la riparazione, la sostituzione, la riqualificazione, il consumo di energia in uso, il consumo di acqua in uso; infine, la fase di fine vita, che include la decostruzione o demolizione, il conferimento a discarica, il trattamento per riuso, recupero o riciclo, lo smaltimento.
In relazione al tipo di prodotto, se l’analisi del ciclo di vita riguarda esclusivamente la fase di produzione viene definita “dalla culla al cancello”, mentre se copre tutte le fasi viene definita “dalla culla alla tomba”.
 
I parametri di valutazione
A seconda che la funzione specifica del prodotto all’interno del sistema edificio sia nota o meno, oppure che l’Epd copra o meno tutte le fasi del ciclo di vita, l’unità di misura della prestazione ambientale può essere una “unità funzionale” oppure una “unità dichiarata” come ad esempio un elemento costruttivo (un mattone, una finestra), una quantità in peso, una quantità in lunghezza (ad esempio un metro di tubazione), una superficie (come 1 mq di parete) o un volume (ad esempio 1 mc di legno).
La valutazione di impatto ambientale prende in considerazione sei fattori: riscaldamento globale, riduzione fascia di ozono, acidificazione suolo e acque, eutrofizzazione, potenziale di formazione fotochimica dell’ozono, esaurimento delle risorse abiotiche e abiotiche fossili. A questi si aggiungono parametri quantitativi, dal consumo di risorse rinnovabili e non (materie prime, energia, acqua) alla produzione di rifiuti (pericolosi, non pericolosi e radioattivi) e al potenziale di riciclo o riuso contenuto nel prodotto. Questi indicatori costituiscono il contenuto minimo di informazioni obbligatorio per ogni tipologia di Dichiarazione ambientale.
  
Uno strumento per tutta la filiera
Per quanto standardizzata e finalizzata alla comunicazione, l’Epd resta un documento piuttosto ostico e certamente non destinato al consumatore finale, almeno oggi. È invece uno strumento importante per gli attori delle costruzioni, a partire dal produttore. Non solo valorizza la trasparenza sugli impatti ambientali dei propri prodotti rispetto a chi non lo fa e permette di acquisire crediti in appalti per edilizia sostenibile, ma grazie all’analisi del ciclo di vita consente di ottimizzare i processi produttivi, con un cost saving che migliora la competitività. Le testimonianze di Beltrame e Isolconfort che riportiamo in queste pagine sono illuminanti e raccontano di strategie aziendali capaci di guardare avanti. Ma anche tutti gli altri attori dovrebbero essere maggiormente consapevoli delle potenzialità dell’Epd: i prescrittori, che privilegiando prodotti con Epd possono contare su prestazioni ambientali garantite da parte terza, così come i progettisti, che hanno oggi a disposizione un parametro in più per valutare quali prodotti inserire nelle proprie opere, quello dell’impatto ambientale. Un parametro oggettivo che in alcuni casi può servire anche a sfatare idee preconcette sulla eco-compatibilità di questo o quel materiale o prodotto.
 

La procedura per convalidare e pubblicare un’Epd
In genere, se non è stata già pubblicata una Pcr (Product Category Rules, Regole quadro per categoria di prodotto) per il prodotto di cui si vuole sviluppare una Epd, va seguita questa procedura:
• il produttore, autonomamente o attraverso un consulente, studia la Pcr specifica e la fa pubblicare sul sito del Program Operator prescelto;
• inizia un’inchiesta pubblica che dura alcuni mesi durante i quali è possibile sottoporre eventuali osservazioni;
• al termine dell’inchiesta pubblica il Program Operator pubblica la versione definitiva che varrà per tutti i prodotti di quella categoria;
• il produttore elabora l’Epd e chiede la convalida da parte di un ente terzo accreditato;
• l’ente terzo verifica la conformità dell’Epd alla Pcr corrispondente e nel caso dei prodotti da costruzione la conformità alla norma En 15804; entra anche nel merito dello studio di Lca, verificando la congruenza di ogni dato;
• a seguito di verifica positiva l’ente terzo emette un attestato di convalida in modo che il produttore possa chiedere al Program Operator la registrazione e conseguente pubblicazione sul sito del gestore.