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Presidenza del Consiglio Superiore dei LLPP: una sedia ancora vuota ?

Il nuovo Presidente, dall’alto dell’autorità che ricopre dovrebbe guidare un cambiamento epocale che semplifichi e renda più attuale questo schema, con l’obiettivo di accorciare i tempi di aggiornamento delle NTC, focalizzarle sugli aspetti di responsabilità, coinvolgere in modo più organico le norme applicative (che dovrebbero quindi essere gratuite) e valorizzando al meglio quelle istruzioni che nascono per trattare temi innovativi (come le istruzioni CNR). Per poter svolgere un ruolo di questo tipo occorre una figura che abbia un’autorevolezza sia in ambito accademico che normativo, tale da riuscire a superare tutti gli ostacoli che ogni corporazione contrapporrà per mantenere lo status quo del potere. Una figura che ricorda ancora una volta il prof. Pozzati.

Il Consiglio dei Ministri del 13 marzo, su proposta del Ministro Lupi, nominò Francesco Musci presidente del Consiglio Superiore dei LLPP, chiudendo così la lunga reggenza di Massimo Sessa. La settimana dopo scoppio il cosiddetto scandalo del Rolex, a cui seguirono le dimissioni dello stesso Ministro Lupi.

Ora, ricordiamo che la legge prevede che il Presidente del Consiglio Superiore sia nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri: decreto che poi non è mai uscito. Ci troviamo così in una sorta di vuoto istituzionale: la reggenza dell’ing. Sessa non è stata rinnovata, l’incarico di Musci di fatto non è stato ancora formalmente avvallato, anzi si vocifera che sia stato ritirato. E di questa vacanza la conferma ne è la mancata convocazione della riunione che in Consiglio Superiore ci doveva essere la prossima settimana.

Cosa succede ora ? l’unica cosa certa che sappiamo è che nel frattempo è stato nominato un nuovo ministro delle infrastrutture, che fa parte di uno schieramento diverso dal precedente ed è molto più vicino al premier, e che questo porterà al ritorno al MIT di alcune competenze che erano state spostate in altri ambiti, vedi la missione #ITALIAsicura.

Nell’incertezza totale quindi su chi andrà a ricoprire questa carica, con INGENIO ci sentiamo non di fare nomi, ma di sottoporre al nuovo ministro alcune riflessioni, di cui speriamo possa tenere conto nel momento in cui farà questa nomina.

E la prima cosa che chiediamo è che sia un Presidente che abbia l'autorevolezza, la capacità e la visione di poter supportare e guidare una rivoluzione normativa del Paese, in cui la tecnica abbia il sopravvento sul tecnicismo.

Una rivoluzione normativa che possa avere delle conseguenze sia sulle norme che regolano gli appalti che gli aspetti tecnici del progettare e costruire. Una rivoluzione necessaria, soprattutto in un Paese che non eccelle nelle graduatorie mondiali riguardanti la corruzione, e che sta cercando di uscirne attraverso la meritoria azione di una autorità, certo, ma che ha imboccato una strada che corre il rischio di ingessare il settore e non risolvere le vere problematiche. Come scrive spesso il prof. Ciribini su queste pagine è cambiato il paradigma delle costruzioni, ora deve cambiare il paradigma normativo.

In questo contesto il professionista può avere un ruolo centrale, ma va supportato dal sistema di leggi. Al centro di una nuova visione non può che esserci la centralità del progetto. Come evidenziava l’ing. Hansjorg Letzner ( in una recente intervista), dopo tangentopoli con la Merloni si era avviato un percorso corretto, ma purtroppo annacquato e reso poi inutile con le successive modifiche.

E’ la precisione e la completezza del progetto - oggi ancor più possibile grazie al BIM - che è la prima arma per contrastare la corruzione, il crescere dei costi degli appalti, la dequalifica del processo. Non è attraverso un irrigidimento e irrobustimento normativo così come non è con l’applicazione del massimo ribasso che si possono contrastare con efficacia certi fenomeni, che purtroppo non sono tipicamente italiani. Molti paesi l’hanno capito e invece di inscheletrire gli appalti con volumi di norme hanno puntato su una digitalizzazione di tutto il processo, coinvolgendo tutta la filiera. Un cambiamento in cui il meccanismo dell’indipendenza è un requisito fondamentale. La Direzione lavori deve essere nominata e pagata dal committente, non dall’impresa che si è aggiudicato l’appalto. E l’importo di gara della direzione lavori non deve essere scontabile, come la parte sulla sicurezza del lavoro.

Ma per avviare un cambiamento che punta sulla competenza tecnica, per convincere il mondo della politica di questa necessaria scelta, occorre che sia il massimo organo tecnico nazionale ad assumerne se non la regia almeno un ruolo centrale. Per questo occorre un Presidente che abbia la caratura tecnico/politica come nel passato ebbe il prof. ing. Piero Pozzati. Una figura che sappia traguardare il settore delle costruzioni fuori dalle  nebbie che oggi avvolgono tutti gli appalti, piccoli e grandi, con una forte attenzione all’innovazione di processo, e possa affiancare in questo modo il Ministero e l’ANAC per una riforma epocale.

Non di secondaria importanza il secondo obiettivo che abbiamo prima evidenziato: un cambiamento radicale del sistema di norme tecniche. Il Consiglio Superiore oggi, con la supervisione di un’Assemblea composta da ingegneri, avvocati e politici pubblica, con un intervallo che in genere supera i 7 anni e con grande difficoltà delle norme in cui si scende nel dettaglio tecnico, fissando coefficienti e limiti che in altri paesi sono invece demandati a specifiche norme che qui chiameremo per semplicità “applicative”, definite da enti federati con il CEN. Oltre questo in Italia poi vi sono raccomandazioni, istruzioni, linee guida pubblicate da diversi enti pubblici e privati, che vanno ad arricchire (e in alcuni a casi anche a complicare) il quadro dei riferimenti.

Il nuovo Presidente, dall’alto dell’autorità che ricopre dovrebbe guidare un cambiamento epocale che semplifichi e renda più attuale questo schema, con l’obiettivo di accorciare i tempi di aggiornamento delle NTC, focalizzarle sugli aspetti di responsabilità, coinvolgere in modo più organico le norme applicative (che dovrebbero quindi essere gratuite) e valorizzando al meglio quelle istruzioni che nascono per trattare temi innovativi (come le istruzioni CNR). Per poter svolgere un ruolo di questo tipo occorre una figura che abbia un’autorevolezza sia in ambito accademico che normativo, tale da riuscire a superare tutti gli ostacoli che ogni corporazione contrapporrà per mantenere lo status quo del potere. Una figura che ricorda ancora una volta il prof. Pozzati.

Potremmo proseguire in questa nostra analisi, entrando anche nel merito di altre problematiche, che una Presidenza del Consiglio Superiore dei LLPP potrebbe contribuire a risolvere: la programmazione delle opere, la gestione delle opere in emergenza … per citarne altre due. Ma quanto scritto è già sufficiente per poter lanciare il sasso al nuovo Ministro e sperare che nelle sue scelte abbia la forza e l’autonomia per scegliere una figura di tale valore e capacità. Nel frattempo, ricordiamo che con la "vacanza" della presidenza proseguono anche le cosiddette “ferie” dell’iter di approvazione delle nuove NTC.

E per concludere una celebre frase di Sciascia "Ad un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire, ma il morire è l'ultima speranza."