Data Pubblicazione:

SISMA ABRUZZO 2009. Aggregati, edifici, modalità di intervento, costi benefici: problemi aperti

SISMA ABRUZZO 2009. Aggregati, edifici, modalità di intervento, costi benefici: problemi aperti

Per analizzare le problematiche legate agli interventi di miglioramento/adeguamento sismico negli aggregati strutturali in muratura nel post-sisma Abruzzo 2009, ancorché in modo estremamente sintetico in considerazione della complessità dell’argomento, occorre da un lato ricordare quelle che sono le definizioni “canoniche” di aggregato e di edificio dall’altro fare riferimento al cosiddetto “Catasto aggregati/edifici” così come definitivo e utilizzato operativamente dall’ITC CNR L’Aquila in varie situazioni post-terremoto e anche in “tempo di pace” e, infine tenere conto del fatto che la “ricostruzione” post-sisma 2009 in Abruzzo è stata condizionata negativamente da una serie di circostanze e di scelte, quantomeno discutibili, operate nella fase di emergenza e nell’avvio della fase di ricostruzione vera e propria che ne hanno condizionato, e ne condizionano tuttora, un corretto ed efficace processo di ricostruzione.

Occorre anche fare una presmessa di carattere generale che si ricollega anche strettamente al concetto di “Catasto aggregati/edifici” sopra richiamato.

Le problematiche legate al rischio sismico e alle politiche di mitigazione dello stesso devono essere inquadrate in un’ottica unitaria: la previsione, la prevenzione, l’emergenza e la ricostruzione sono, infatti, tutte fasi strettamente collegate tra loro.

Tutto quello che viene impostato e attuato in ciascuna fase è condizionato dalla fase precedente e condiziona tutte le fasi successive. Ancora oggi, però, manca una visione complessiva del problema e le quattro fasi indicate vengono considerate a sé stanti determinando non pochi problemi di carattere tecnico, operativo e procedurale e una mancata ottimizzazione nell’uso delle risorse umane ed economiche.
D’altro canto ogni situazione post-terremoto, oltre ad avere una sua specificità in funzione delle caratteristiche dell’evento in termini di severità ed estensione territoriale, ha anche una sua specificità anche in funzione delle “condizioni locali”, intese sia come peculiarità dell’ambiente colpito sia come specifico livello di preparazione e organizzazione dei vari soggetti coinvolti: particolarmente importante è quindi il numero e la qualità delle persone, l’esperienza maturata in eventuali precedenti crisi sismiche e, soprattutto, l’attività di previsione e prevenzione e di addestramento condotte in tempo di pace. Da qui la necessità di definire strumenti e procedure unificate a cui, in futuro e magari attraverso una specifica legge nazionale su prevenzione, emergenza e ricostruzione, tutti dovrebbero uniformarsi e che ancora oggi sono, di fatto, assenti

Va inoltre considerato che per promuovere qualsiasi politica di riduzione del rischio sismico e quindi di prevenzione è indispensabile conoscere la vulnerabilità del territorio con il suo sistema insediativo e in primo luogo quella del patrimonio costruito, in quanto le uniche azioni concrete per ridurre in modo significativo il rischio sismico, come dovrebbe essere ben noto, sono quelle legate alla riduzione della vulnerabilità sismica.

Per quanto riguarda la fase di emergenza una delle principali e impegnative attività è il Rilievo del danno a persone e cose regolato una volta dalla Funzione 9 del Sistema Augustus (Dipartimento Protezione Civile), la quale si traduce, tra l’altro, in campagne di rilevamento del danneggiamento subito dagli edifici e nella di valutazione della loro agibilità , che sono in genere gestite da un apposito Gruppo Tecnico di Coordinamento, normalmente collocato nell’ambito del COM, ma per il loro concreto svolgimento un ruolo fondamentale è rivestito dai Comuni e, in particolare, dalle loro strutture tecniche.
A tale proposito, le procedure e gli strumenti definiti dallo “storico” e forse dimenticato Manuale per la gestione dell’attività tecnica nei COM (SSN e GNDT-CNR) dovrebbero ancora costituire un importante riferimento nazionale per l’efficace impiego delle quali nella conduzione delle campagne di rilevamento, uno strumento fondamentale è il cosiddetto catasto degli edifici , ancora oggi notevolmente sottovalutato.

Questo strumento, per altro assolutamente indispensabile in fase di emergenza e di ricostruzione, è sicuramente necessario anche “in tempo di pace”, in relazione alle attività di prevenzione e più in particolare di preparazione all’emergenza, costituendo la base conoscitiva per la rappresentazione, a vari livelli, delle condizioni locali del territorio, la rappresentazione delle conseguenze dell’impatto del terremoto e quindi fondamentale anche per la prefigurazione degli scenari sismici.

Nella sua definizione più ampia il catasto degli edifici consiste in una rappresentazione, su base cartografica, del patrimonio edilizio presente sul territorio nell’ambito del sistema insediativo territoriale e del sistema insediativo urbano, funzionale al riconoscimento delle caratteristiche di vulnerabilità sismica e che in tal senso identifica, in primo luogo gli aggregati strutturali e i relativi edifici, distinguendo alcune tipologie fondamentali: a) edilizia corrente, b) edifici strategici e speciali, c) edifici di interesse storico-architettonico (in particolare gli edifici di culto), d) edifici industriali. Il “catasto”, in quanto rappresentazione di emergenze territoriali, nella stessa logica degli edifici può riguardare anche le life-lines, le zone in potenziale dissesto e altre componenti vulnerabili identificate sul territorio.

Il catasto degli edifici è utile, se non indispensabile, in ciascuna delle fasi cui si è fatto prima riferimento: prevenzione, emergenza, ricostruzione:
- nella fase di prevenzione e preparazione all’emergenza è necessario per effettuare campagne di rilevamento della vulnerabilità, sia per programmare interventi di riduzione della vulnerabilità (e quindi del rischio), sia per la valutazione della vulnerabilità urbana e la realizzazione di scenari necessari per la redazione dei piani comunali di protezione civile, e la conseguente attività di preparazione all’emergenza;
- nella fase dell’emergenza è strumento indispensabile per condurre in maniera corretta ed efficiente i rilievi di danno e le valutazioni dell’agibilità; infatti, in base alla procedura definita dal richiamato Manuale per la gestione dell’attività tecnica nei COM, i Sindaci hanno il compito di raccogliere le segnalazioni dei cittadini, relativamente alle richieste di sopralluogo, di accorparle per edificio, essendo formulate normalmente per unità immobiliare, (agganciandole appunto al catasto degli edifici, oggi anche attraverso GIS) e solo dopo aver effettuato questa operazione segnalare al Centro Operativo l’edificio sul quale le squadre tecniche dovranno effettuare i necessari sopralluoghi di verifica; inoltre una volta effettuati i sopralluoghi, il catasto degli edifici diventa la base su cui riportare gli esiti degli stessi sia in termini di agibilità che di danno; gli esiti di agibilità consentono di avere una mappatura della situazione e di gestire in modo ordinato l’emanazione o la revoca delle ordinanze di sgombero e le fasi di ulteriore verifica (casi incerti, ripristino dell’agibilità a seguito di interventi provvisionali e così via); inoltre, oltre all’agibilità, il rilievo e la mappatura del danno facilitano le operazioni di messa in sicurezza e la riorganizzazione delle funzionalità nella mobilità e distribuzione dei servizi;
- nella fase di ricostruzione gli esiti della verifica del danno e le conoscenze eventualmente acquisite sulle condizioni di vulnerabilità e danno consentono poi di avviare la programmazione delle varie tipologie degli interventi di ripristino (proprio in funzione dell’agibilità e soprattutto del danno), una prima individuazione preliminare degli aggregati edilizi e delle Unità Minime di Intervento (U.M.I.) e, successivamente, una volta verificata la dislocazione delle unità immobiliari - carta delle compenetrazioni (relativa alle proprietà) – la individuazione delle Unità Minime di Intervento definitive; danneggiamento e vulnerabilità consentono inoltre di valutare, soprattutto in ambito urbano, quali possono essere le zone da assoggettare a specifici programmi e/o piani di recupero; in sostanza la gestione tecnica post-terremoto deve essere in grado, di organizzare e gestire le attività necessarie, tenendo sempre presente il quadro generale, ovvero il punto di partenza rappresentato dalla conoscenza, il più approfondita possibile, del danneggiamento e un primo punto di arrivo, rappresentato dall'impostazione delle procedure di ripristino, la cosiddetta fase di ricostruzione.

Anche in fase di emergenza, dunque, tutte le attività post-terremoto, dalla fase di prima emergenza, di emergenza vera e propria all'avvio della fase di ricostruzione, fino alla fase di ricostruzione definitiva, sono tutte strettamente legate e non possono essere viste in modo a sé stante: tutto quello che viene impostato e attuato all'inizio, fin dai primi giorni, condiziona in un modo o nell'altro, quindi in modo positivo o negativo, tutte le fasi successive. In particolare i rilievi di agibilità e di danno sono strumenti di gestione di alcuni aspetti dell'emergenza con riferimento particolare all'agibilità degli edifici, e quindi del numero di persone sgomberate, alle conseguenti necessità di strutture di ricovero provvisorie. Sono ancora strumenti per la stima dei danni e quindi delle risorse necessarie per gli interventi di ripristino e sono infine strumenti anche per la stessa impostazione delle attività di ripristino.

CONTINUA LA LETTURA SCARICANDO L'ARTICOLO INTEGRALE