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Giochi di textures grazie alla modularità del laterizio

 Il caso di un piccolo caffè bistro situato nel quartiere di Tanglin, Singapore, a firma dello Studio Pencil Office 

Il laterizio è un materiale che, in virtù della sua natura modulare, può dare vita a soluzioni figurative anche straordinariamente ricche e affascinanti, partendo dall’aggregazione dei semplici elementi ripetibili che, se articolati secondo particolari tecniche e accorgimenti, possono comporre superfici dinamiche e mutevoli a seconda delle trame, delle finiture, dei giochi di textures.
 
 
È questo l’esempio di un piccolo intervento dello Studio Pencil Office a Singapore: un caffè bistro situato nel quartiere di Tanglin, all’interno dell’area del Phoenix Park, un complesso di edifici per uffici risalenti al dopo guerra riferimenti e le coordinate del mondo esterno.
 
La trama delle bucature a ritmo regolare lascia filtrare un chiarore gentile e diffuso, conferendo al locale una radiosa luminosità; se durante il giorno la perforazione dello schermo lascia penetrare la luce creando un piacevole effetto di chiarore generale, di notte l’effetto luminoso si inverte e il locale appare dall’esterno come una sorta di «lanterna» accesa, quasi un ammiccante segnale di benvenuto ai possibili avventori.
Il risultato complessivo è un luogo fortemente caratterizzato, che non ha bisogno di accorgimenti spettacolari o e costruiti per l’Amministrazione Britannica.
La particolarità dell’intervento consiste nella scelta progettuale di «avvolgere » lo spazio interno della sala, situata in un edificio esistente, attraverso l’inserimento di uno «schermo» continuo in laterizio dipinto di bianco.
La posizione e la reciproca rotazione degli elementi laterizi compone una «pelle» traforata che avvolge completamente l’involucro murario del locale, divenendo lo sfondo che consente di unificare interamente la percezione dello spazio.
 
La superficie traforata si antepone alle finestre esistenti dell’edificio e, impedendo le viste dirette verso l’esterno – un’area non particolarmente connotata per la qualità urbana – propone la percezione di un luogo volutamente de-contestualizzato in cui si perdono i particolarmente complicati per acquisire un’aura identitaria e visibilmente onirica: è come se, entrando nel café, l’intenzione dei progettisti fosse di fare lasciare alle spalle le «scorie» del mondo esterno e regalare una pausa «al di fuori del tempo e dello spazio».
 
La semplice articolazione planimetrica della «gelosia» in laterizio, anteposta alle pareti perimetrali, viene arricchita da alcuni accorgimenti progettuali che ne accentuano il dinamismo: la complanarità dello schermo viene infatti occasionalmente «tradita» dalle ondulazioni in pianta che si sviluppano in prossimità delle colonne esistenti, delle aperture e delle componenti impiantistiche, con il risultato di conferire tridimensionalità all’involucro bidimensionale e suggerire quasi la presenza «sotto pelle» di una forza endogena che sembra fare «pulsare » e «levitare» la trama in laterizio.
 
Il risultato è una quinta scenica dalla forte valenza optical, con chiari rimandi ai lavori di artisti quali Bridget Riley, Julio Le Parc, Victor Vasarely.
 
 
 
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