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Andrea Dari intervista Paola Muratorio: 20 domande per conoscere chi ha diretto INARCASSA per 15 anni

Andrea Dari intervista Paola Muratorio: 20 domande per conoscere chi ha diretto INARCASSA per 15 anni

 Andrea Dari intervista Paola Muratorio.

Completato il mandato, l'architetto che negli ultimi 15 anni ha presieduto INARCASSA risponde a 20 domande di INGENIO sulla sua storia, la sua esperienza professionale, la sua presidenza e ... racconta qualcosa della sua vita personale.

Ci siamo attesi reciprocamente, io avevo chiesto alla Presidente di poter fare questa intervista due anni fa, per quando si sarebbe chiuso il suo mandato e Lei me lo aveva promesso. Abbiamo atteso che si completasse tutto il percorso delle elezioni di Inarcassa, e ora, dopo l'elezione del suo successore, libera da impegni istituzionali ci ha concesso questa intervista.

Non posso che ringraziarla per aver mantenuto la promessa, e di averlo fatto davvero. Proprio con Ingenio, che non sempre è stato tenero con la sua gestione, e che in questi mesi ha apertamente sostenuto dei candidati alternativi alla squadra che l'aveva accompagnata in questi anni. chapeau!. Non posso che rimanere colpito da questa personalità così forte e indelebile.

Non vi rubo altro tempo. Ecco Paola Muratorio, eccola, a lei i riflettori.

Andrea Dari

 

1) Paola Muratorio si laurea con Lode nel prestigioso Politecnico di Torino in architettura a 23 anni, è figlia d’arte, visto che il Padre ha un suo studio di architettura ad Imperia. Quali erano i sogni e gli obiettivi della neolaureata Paola?
Pochi sogni e molta concretezza: fare in modo che l’attività di mio padre ingegnere, che purtroppo è venuto a mancare solo dopo due anni dal mio ingresso in studio, proseguisse (mio fratello era più giovane di me e aveva appena iniziato a studiare ingegneria). E questo, nonostante le lusinghe del relatore della mia tesi, che continuava a chiedermi di restare con lui in università.
In realtà un piccolo sogno nel cassetto l’avevo: laurearmi in giurisprudenza, la mia seconda passione.
 
2) Che passioni aveva la “Paola” degli anni ’70? faceva sport? meglio la gonna o i pantaloni? cosa amava leggere?
Sono sempre stata molto sportiva. Prima di immergermi a capofitto nel mondo del lavoro, non c’era giorno che non giocassi a tennis o weekend invernale che non trascorressi sui campi da sci. Ora nuoto (abito in una cittadina di mare) e faccio lunghe passeggiate. Gonne o pantaloni erano indifferenti. La moda non mi ha mai affascinata. Lettura tanta, scelta secondo l'umore. Basti pensare che in camera da letto non ho armadi, ma una libreria.
 
3) Già a 24 anni diventa ispettore della Cassa (ma esiste ancora questa carica?). Perché interessarsi della Cassa così presto, così all’inizio della professione?
No, la carica non esiste più. Lo scopo dell’ispettore era verificare presso le amministrazioni comunali che non ci fosse evasione del ‘contributo sulle opere’, poi sostituito dal contributo integrativo. Per me è stata un’opportunità (nella vita mi sono sempre lanciata in tutte le iniziative con curiosità); l’ingegnere che mi ha preceduto non era più interessato e, quando mi propose di prendere il suo posto, accettai perché comunque pensare al futuro è sempre stato un mio pallino.
Da quell’esperienza ho imparato cosa vuol dire il rigore.
 
4) A 35 anni diventa Presidente dell’Ordine degli architetti di Imperia. Anche in questo caso è un precursore dei tempi: giovane, donna. Può ricordarci questa esperienza? quanto le è stata utile, così da giovane e donna, presiedere un Ordine territoriale, immaginiamo composto da diversi professionisti con maggiore esperienza? è una esperienza che suggerirebbe ad altre donne architetto?
Ricordo che quando l’Ordine era ancora regionale (ne sono stata per qualche anno il più giovane iscritto) partivo in auto da Imperia per raggiungere Genova e partecipare agli incontri con gli iscritti che venivano indetti. Ero guardata con curiosità, perché effettivamente dimostravo anche meno anni di quelli che avevo.
Poco dopo la costituzione dell’Ordine degli architetti di Imperia, ne divenni prima Tesoriere e successivamente Presidente. Furono i colleghi, persino quelli molto più anziani di me, a chiedermelo e, come dico sempre, anche in quella occasione non dissi di no.
Quella fu un’esperienza molto costruttiva. Mi fece comprendere cosa significa essere a disposizione degli altri e lavorare per la categoria, ma mi insegnò anche che, dopo essersi confrontati con tutti, alla fine devi essere tu ad assumere le decisioni. Gli altri, se ti riconoscono come Presidente, se lo aspettano.
Partecipare agli organismi di categoria è un’esperienza che consiglio a tutti i giovani, donne e uomini, perché si impara ad uscire dal proprio guscio e vedere che esiste altro. La curiosità è il motore che ti fa crescere. E poi da cosa nasce cosa.
Nacque da questa esperienza la mia elezione alla Cassa nel 1990. Non era facile essere eletta delegata della Liguria partendo da una provincia periferica come Imperia. Essere presidente dell’Ordine mi aveva permesso di farmi conoscere e, forse, apprezzare, visto che fu Genova a votarmi. La stessa Genova che cinque anni dopo, quando la nomina divenne provinciale, non riuscì a portare a Roma il proprio delegato.
5) Nel 1990, in contemporanea alla carica di Presidente dell’Ordine, diventa anche delegato Inarcassa. Due impegni importanti, in concomitanza. Quanto le è costato in termini di “tradizionale professione dell’architetto”, quanto in termini di tempo personale?
Anche nel nuovo CND di Inarcassa, insediato di recente, non sono pochi i Presidenti di Ordine che ricoprono il ruolo di Delegati e ci sono pure due consiglieri nazionali.
Ma essere Presidente di un Ordine e Delegato di Inarcassa - anzi dell’CNAIALP, come era denominata al tempo - nel 1990 era cosa molto diversa da ora. Era un ente pubblico: si andava a Roma un paio di volte l’anno, in occasione dell’approvazione del preventivo e del consuntivo, a meno di non essere stati eletti in un comitato ristretto di studio, opportunità che ebbi e mi consentì di comprendere cosa fosse veramente la previdenza.
Non volendo sacrificare la professione, che mi ha anche dato molte gratificazioni, ho sacrificato molto il tempo personale.
 
6) Il 1990 è anche l’anno della chiusura dell’era dell’ingegner Pierluigi Marino, presidente di Inarcassa per 5 mandati e protagonista della prima grande trasformazione, quella con cui la Cassa diventa l’Ente di previdenza dei soli liberi professionisti. L’ha conosciuto? Può ricordarcelo? Quanto è stato importante per l’INARCASSA di oggi?
Ho avuto modo di incontrarlo ma non posso dire di averlo davvero conosciuto. C’è ancora oggi in Comitato qualcuno che era Delegato quando l’Ing. Marino era Presidente e che, molto meglio di me, potrebbe ricordarne l’importanza per Inarcassa. Desidero però riportare le parole che il Presidente Marino pronunciò nel 1983 in occasione del bilancio che fece degli anni trascorsi dal suo insediamento: “È indispensabile fare chiarezza ... la Cassa è la Cassa! Gli Ordini sono gli ordini e i Sindacati sono i sindacati. Ognuno con i propri compiti ed i propri doveri ma ognuno responsabile, nei limiti delle rispettive competenze, del proprio operato.”
 
7) Restiamo ancora al 1990: è l’anno dell’ingresso di tre donne in consiglio, tra cui lei, ma è anche l’anno di tanti cambiamenti: viene finalmente approvata la legge 290/90 di riforma della Cassa, dopo tanti sforzi e tanta attesa, come pure la legge 45/90 per la ricongiunzione dei periodi assicurativi e, soprattutto, la legge n. 379, che introduce l’indennità di maternità per le libere professioniste, finora prive di tale tutela. Può ricordarci quei momenti? fu importante che vi fosse una componente donna in Consiglio?
Allora Comitato e Consiglio di Amministrazione rivestivano un ruolo molto più marginale, in quanto, essendo Ente pubblico, a decidere per noi era il Parlamento con leggi ordinarie.
Pensi che si faceva difficoltà a raggiungere il numero legale delle Assemblee.
È vero che nel 1990 entrarono tre donne nel Comitato Nazionale dei Delegati, ma nessuna in Consiglio. Anche se per la verità la prima donna era stata eletta nel 1984.
Certo, come lei scrive, il 1990 fu un anno particolarmente proficuo, ma la presenza femminile non rilevò in alcun modo.
Per parlare della L.290 non bastano poche righe; alcuni interventi furono straordinari, come la possibilità di riscatto degli anni universitari, altri un po’ meno, come l’aumento delle aliquote di computo delle pensioni o i supplementi biennali, che a parità di aliquota contributiva parteciparono e peggiorare i conti di Inarcassa, ma qui mi limiterò a sottolineare le profonde novità in campo di governance.
La Legge previde per la prima volta una rappresentanza paritetica di ingegneri e architetti in Comitato Nazionale dei Delegati, quando, fino ad allora, gli ingegneri eletti erano 95, uno per provincia, e gli architetti solo 20, uno per regione, con molte difficoltà di nomina, vista la presenza di un quorum pari ad un terzo degli iscritti. Furono introdotte la possibilità di costituire comitati ristretti in CND; la presenza nell’ambito del CdA, allargato da 9 a 11 membri, di almeno 4 rappresentanti per categoria – quando, fino ad allora, gli architetti potevano essere solo 2 – e, per la prima volta, veniva stabilito che anche un architetto potesse essere eletto Presidente della Cassa, e non solo Vice Presidente come in precedenza.
La Legge peraltro venne pubblicata solo dopo l’insediamento del Comitato Nazionale del 1990/1995, e quindi fu irrilevante ai fini della composizione del CdA nel frattempo insediatosi.
 
8) Nel 1995 diventa a soli 45 anni vice Presidente di Inarcassa, in un clima in cui diciamo il tema delle pensioni era già sotto la lente di ingrandimento del governo. Ricordiamo che proprio l’8 agosto 1995 è la data della famosa legge Dini. Può ricordarci quei tempi? vi furono attacchi alla nostra cassa di Previdenza? tentativi di assorbimento? come gestiste la situazione?
Le preoccupazioni sul sistema previdenziale pubblico erano già iniziate da qualche anno e non fu un caso che in quel clima venisse promulgato il Decreto Legislativo 509 del 1994, che prevedeva la privatizzazione degli enti indicati nel relativo allegato a condizione che non usufruissero di finanziamenti pubblici e senza possibilità di ottenerli, né in forma diretta né indiretta. Poiché tutte le gestioni avevano importanti riserve matematiche, era un modo per togliere dal bilancio dello Stato un disavanzo ed accollarlo ai professionisti, che negli anni hanno saputo ben gestire.
Cioè nel 1995 non ci fu alcun attacco alle Casse, se mai l’esatto contrario: lo Stato si sollevò dal dover intervenire in caso di disavanzo delle gestioni previdenziali; in sintesi un sollievo.
 
9) In quegli anni affiancò il Presidente Marcello Conti, un veterano della Cassa, già presente ai tempi del Presidente Marino. E sono gli anni in cui i ministeri vigilanti approvano definitivamente lo statuto di Inarcassa: Inarcassa diventa un’associazione di diritto privato, costituita in base alla legge 509, e che verrà iscritta in un albo apposito del Ministero del lavoro, dove sono registrate tutte le associazioni o le fondazioni privatizzate che esercitano la funzione previdenziale. Cosa significava questo cambiamento?
Essere privatizzati significava autonomia gestionale, organizzativa e contabile e grande responsabilità di tutti gli Organi. Sono orgogliosa di avere gestito il Comitato della privatizzazione, in quanto fui eletta presidente di quella assemblea.
Occorre sottolineare che, solo dopo la privatizzazione di Inarcassa, il Comitato Nazionale dei Delegati è diventato l’Organo deliberante, il parlamento dove i Delegati decidono sulla previdenza e sull’assistenza degli ingegneri e architetti liberi professionisti, anche se, trattandosi di previdenza di primo pilastro e quindi obbligatoria, ogni delibera viene sottoposta all’approvazione dei Ministeri vigilanti.
Un cambiamento epocale che implica una grande responsabilità per i Delegati eletti.
 
10) Nel 2000 diventa Presidente dell’Ente di Previdenza. E’ la prima donna a raggiungere questo risultato. Fu una scelta autonoma o vi fu qualcuno in particolare a convincerla?
Potrà risultare un po’ presuntuoso da parte mia, ma al termine dei cinque anni di vice presidenza ritenevo di aver acquisito l’esperienza necessaria per diventare presidente; ma volerlo non bastava. Occorreva una squadra e la costruii assieme a chi, per i miei primi due mandati, assunse il ruolo di Vice Presidente, l’Ing. di Martino. I colleghi credettero in noi e divenni così non solo la prima donna ma il primo architetto Presidente della storia di Inarcassa, dopo 40 anni di dominio ininterrotto di ingegneri.
Purtroppo fino ad oggi sono stata l’unica donna Presidente di un ente tra quelli privatizzati; spero che in futuro la qualità delle donne venga sempre più premiata.
 
11) Da quel giorno Paola Muratorio ha potuto fare ancora l’architetto o si è dovuta trasformare in economista?
Qualsiasi ruolo si vada a ricoprire impone scelte e sacrifici, se si è responsabili. Per essere un buon Presidente di Inarcassa non basta conoscere la previdenza, presupposto certamente indispensabile, ma bisogna saper gestire e studiare molto, per integrare le proprie conoscenze.
Nonostante da allora oltre il 90% delle mie risorse di tempo ed energie sia stato dedicato a Inarcassa, come architetto ho continuato a lavorare (ovviamente non sono sola in studio) e ho avuto l’opportunità di progettare la nuova sede della Camera di Commercio di Imperia, con annesso un auditorium da 500 posti, intervenendo in un’area industriale dismessa nel tessuto urbano della città. Ne sono orgogliosa.
 
12) 15 anni alla Presidenza. Chi le è stato più vicino e vuole ricordare?
Quanti ne posso elencare? Ovviamente tantissimi, ma per non fare torto a nessuno citerò solo i miei familiari, che mi sono sempre stati vicino anche nei momenti difficili, che in questi 15 anni non sono mancati.
 
13) Quale il momento più duro che ha dovuto affrontare in questi anni?
Quando il Governo Monti ci costrinse con il decreto Salva Italia ad adottare una riforma previdenziale in tempi record. È stato un momento di confronto serrato con gli associati che forse pochi ricordano; un giro d’Italia con i nostri consulenti per parlare delle nuove regole che avremmo adottato ed ascoltare le proposte che provenivano dagli iscritti.
Oggi, grazie a quella riforma, c’è la certezza della sostenibilità strutturale di Inarcassa, anche se il lavoro non è concluso ed occorrerà che il Comitato continui ad agire con saggezza sull’adeguatezza delle prestazioni.
 
14) Torniamo alla sfera personale. Il suo autore preferito? l’ultimo libro letto? l’ultimo film che l’ha commossa?
Leggo tantissimo e avrei difficoltà ad indicare l’autore preferito.
L’ultimo libro letto è stato “La consistenza del bianco” di Ornella De Luca, una giovanissima autrice nata a Messina nel 1991. Mentre, “Mia madre” di Nanni Moretti mi ha commosso e mi spiace non abbia sedotto Cannes.
 
15) E’ credente?
Sì e credo che la Provvidenza in tutti questi anni mi abbia sempre aiutato.
 
16) Lei è un capricorno. Lo zodiaco evidenzia come caratteristiche di questo segno "I nati sotto il segno del Capricorno sono notoriamente dei grandi diplomatici. Sanno essere responsabili, ma anche materialistici e spesso pessimistici. Tendono ad essere un po' snob, desiderosi di raggiungere il vertice sociale e grazie alla loro infinita pazienza, sanno anche come coltivare le persone giuste che li aiutino a realizzare i loro scopi. Durante la gioventù hanno al tendenza a sciupare tempo e denaro, ma una volta adulti per loro la sicurezza ed un conto in banca diventano immensamente importanti. Non hanno mai fretta, non sono impulsivi e credono nella buona educazione, che li aiuta a raggiungere una posizione di potere. Un Capricorno desidera sempre credere in un potere più alto, perché una volta raggiunto un traguardo, se non c'è altra meta cui rivolgersi ha bisogno d’introspezione.”
Si riconosce?
In un flash mi sono ricordata dell’Arch. Sirica, Presidente per molti anni del nostro Consiglio Nazionale, che aveva un vero culto degli oroscopi. Ma le devo anche dire, che Lei ha trascritto da internet una descrizione del capricorno che poco si attaglia a me.
Ne ho copiata un’altra (sempre da internet) nella quale mi riconosco molto di più:
“Finalmente uno che bada al sodo! Il Capricorno non lascia spazio a frivolezze: si impegna, resiste e arriva alla meta secondo i tempi stabiliti. Che sia una spesa al supermercato o la scalata dell’Everest, tutto è un obiettivo da raggiungere. Determinati come una roccia, saggi e solitari come monaci buddisti, si aprono a poche persone con generosità e affetto. Se ogni tanto si fa sentire il pessimismo di Saturno … basterà non smettere di lavorare o comprarsi un oggetto hi-tech!”
Ho risposto?
 
17) Arriviamo ai bilanci. Partiamo dall’esperienza professionale in INARCASSA. Quale il risultato raggiunto che le da maggiore senso di orgoglio? e cosa avrebbe voluto fare ma le è rimasto nel cassetto?
Aver contribuito a creare una solida realtà, con dirigenti che tutti ci invidiano in grado di resistere a qualsiasi burrasca.
Se avessi avuto ancora qualche sogno nel cassetto, non avrei ritenuto assolto il mio impegno e, come qualunque Capricorno che si rispetti, avrei ancora riproposto la mia candidatura. Sono fatta così.
 
18) E per quanto riguarda la professione di architetto. Quanto è stata vicina ai suoi sogni iniziali? una vita “data” a Inarcassa vale una “vita” tolta al progetto?
Ho fatto quanto ero in grado di poter fare; guardandomi indietro, non vedo cosa avrei potuto fare di più. Portare avanti due attività non è semplice, ma penso di esserci riuscita.
 
19) E, se ce lo concede, vorremmo anche entrare nella sfera umana. Fare il Presidente vuol dire in ogni caso essere la guida, la figura a cui tutti guardano per avere risposte, per avere decisioni. Il Presidente è comunque uno, una persona sola, e anche se circondata da persone che la stimano e la sentono vicina, sono sempre persone che la vedono come “il Presidente”. Vivere quindici anni da Presidente quanto costa sotto il profilo umano? che rinunce comporta? e sono rinunce diverse per un uomo e per una donna?
Credo che l’impegno maggiore sia quello di essere sempre presenti a se stessi e saper guardare al futuro per far crescere l’ente, la società o l’istituzione che si preside; se non si sa guardare in avanti, non si fa un buon servizio e questo spesso è poco compreso perché comporta sforzo e progettualità, anche a tutti quelli che ti circondano, siano consiglieri o dipendenti.
Sotto il profilo umano, il tempo non è mai abbastanza. Vorresti fare di più, ma non puoi. E tutti i tuoi hobby devono passare in secondo piano.
E poi, non devi deludere chi crede in te. Anche a costo di essere duri prima con se stessi, ma anche con gli altri.
Un impegno come quello di Presidente di Inarcassa significa molte rinunce, che si sia uomo o donna.
 
20) Ci siamo. Siamo giunti all’ultima domanda. Qual è la nuova sfida per l’arch. Paola Muratorio. Non ci dica che si dedicherà alla pesca dai pontili di Imperia?
E perché no? Ovviamente non la pesca, che non ho come hobby, ma certamente vedere la parte di mondo che ancora non conosco e fotografarla.