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Consumo di suolo ...il FVG non è un'isola felice

Consumo di suolo ...il caso del FVG

Il Consiglio Regionale del FVG ha da poco approvato una nuova legge recante "Disposizioni in materia di varianti urbanistiche di livello comunale e contenimento del consumo di suolo"; fra poco anche la nostra Regione avrà una legislazione che si propone di limitare il consumo di suolo. Si farà però solo per le aree commerciali ed industriali mentre le aree residenziali ancora non edificate rimarranno cambiali firmate in bianco e nulla si fa infine per il consumo di suolo, rilevante, dovuto alle infrastrutture.

La legge esprime, con norme eccessivamente involute, un principio da sempre alla base di un corretto uso delle risorse territoriali: "il consumo di suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistono alternative consistenti nel riuso delle aree già urbanizzate e nella rigenerazione delle stesse". La legge potrebbe fermarsi qui, unico articolo di una legge di indirizzo alla quale uniformare i Piani urbanistici di ogni livello, contando sulla responsabilità di tutti gli attori per la sua applicazione rigorosa e dove ogni variante in aumento deve giustificarsi e non è mai lasciata al solo livello comunale.
Spetta a noi urbanisti segnalare che si sta andando in una direzione poco efficace, quella della ulteriore burocratizzazione e non quella del progetto.
Il contenimento del consumo di suolo va di pari passo, tutti lo possono capire, con il recupero e la rigenerazione del territorio costruito e dei suoi "vuoti", residenziali e non; intervenire sul primo senza avviare, e con forza, il rinnovo delle città è un errore strategico che porta allo stallo o alla frammentazione degli interventi sull'esistente. Il rischio è quello di lasciare a se stesse quelle parti di città costruite negli anni '60-'80 che, obsolete già oggi perché energivore, non antisismiche e spesso brutte, rapidamente usciranno dal mercato lasciando ampie zone di degrado nei centri e nelle prime periferie cittadine o ne vedremo un uso improprio per edificazioni a bassa densità.
La nostra Regione da tempo non è più un'isola felice nel controllo del territorio; proprio qui dove nasce il primo piano regionale territoriale del 1978, buon esempio di pianificazione e di controllo del territorio, il consumo di suolo è diventato il maggiore: siamo primi in Italia per superficie artificiale procapite, 460 mq/abitante a fronte della media italiana di 250 mq/ab e terzi dopo Lombardia e Veneto per superficie artificiale rispetto alla superficie regionale con il 6,9% a fronte del 4,8% medio nazionale (dati Ispra 2006).
Anche negli anni di maggiore sviluppo edilizio trascorsi, il controllo del consumo di suolo era sempre presente nella nostra pianificazione territoriale; declinato in varie forme, nelle rigide norme per le zone agricole degli anni '80 o nel controllo regionale del dimensionamento delle espansioni residenziali dei PRGC, ha ispirato normative di pregio ma troppe volte aggirate o elasticamente interpretate visto che il problema sembra proprio sfuggito di mano.
In generale i PRGC sono già adeguati per gestire l'esistente; possono assicurare una buona manutenzione edilizia e interventi di rinnovo di singole unità. Ma se serve, come serve, una vera politica di rigenerazione urbana per nuovi parti di città allora vanno attuate scelte di tipo urbanistico che, come per i centri storici un tempo, guidino, indirizzino ma anche costringano ad una organica riconversione. Questo anche per premiare la rendita fondiaria assenteista che guadagna proprio dai contenziosi che strategie urbanistiche ondivaghe e contraddittorie rischiano solo di alimentare mentre la parte che vuole produrre ricchezza, investire e fare, rischia di essere punita.