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Appunti per la Trasformazione del Settore delle Costruzioni in Italia: il ruolo della Digitalizzazione Sostenibile

Appunti per la Trasformazione del Settore delle Costruzioni in Italia: il ruolo della Digitalizzazione Sostenibile

Considerazioni a margine al Convegno ISTEA tenutosi a Milano il 24 e il 25 Settembre 2015.

Vi sono ormai alcune direttrici di carattere politico e governativo assai delineate per quanto concerne il Settore delle Costruzioni, che si fondano essenzialmente su due tematiche:

1) la Rigenerazione Urbana;

2) il Riassetto Infrastrutturale Sostenibile del Territorio.

Ovviamente tali direttrici devono essere alimentate da fattori esogeni quali investimenti pubblici in conto capitale, defiscalizzazione immobiliare, allentamento delle restrizioni al credito, e così via.

Esiste, tuttavia, anzitutto, un considerevole dilemma che concerne la tematica della Rigenerazione Urbana che, a sua volta, è strettamente imparentata a quella del Rammendo, della Riqualificazione, ecc.

Si osserva, in primissimo luogo, come alcune iniziative del Governo, quali quelle legate all'Edilizia Scolastica, non siano comprensibili nel loro significato ultimo se non alla luce della Riforma dell'Istituzione Scolastica.

Ciò evidenzia come si stia istituendo un nesso profondo tra Contenitori e Contenuti, come, cioè, il cespite tangibile non possa avere valore se non entro un quadro di intenzioni che attengono ai servizi che esso deve ospitare e soddisfare.

Il che è assolutamente decisivo, poiché evidenzia l'estensione della portata del Settore della Costruzione e dell'Immobiliare, che non potrà che acuirsi allorché al Cambiamento Climatico si associ il Cambiamento Demografico: da cui anche la istituzione della Task Force sulla Smart City presso il MISE.

E' palese, dunque, che, dalle politiche educative a quelle sanitarie, il Settore delle Costruzioni assumerà una influenza sempre crescente: sotto questo profilo si potrebbe ritenere senza tema di smentita che il Comparto non possa che avere un futuro rilevante.

Ciò, però, sollecita e interroga cospicuamente il Settore stesso, in quanto la precondizione che si pone inerisce alla Cultura del Servizio: come è evidente, ad esempio, attraverso i Performance-Based Contract e, in particolare, attraverso l'Energy-Performance Contracting. In definitiva, tutte le relativamente inedite soluzioni contrattuali che rappresentano una transizione tra i contratti transazionali a quelli relazionali (incluso naturalmente il Partenariato Pubblico Privato) impongono una Cultura del Servizio che è estranea agli Operatori Tradizionali del Settore e che era già emersa prepotentemente con il Facility Management.

Tra l'altro, tale Cultura del Servizio, non a caso, è meglio posseduta dai soggetti, come le Multi Utility, le ESCO, sinanco gli Amministratori Condominiali, che del Bene Immobiliare hanno spesso trattato le componenti più immateriali.

Tale Cultura, peraltro, oggi si articola assieme alla Cultura del Dato, nel senso che la possibilità di gestire computazionalmente una grande mole di dati eterogenei e incrociati, e di visualizzarne il significato, consente di approssimarsi ai Bisogni e ai Comportamenti Individuali: il che rappresenta il terreno elettivo della convergenza tra Financial Arranger, Multi Utility e ICT Company.

E' inevitabile, perciò, che il Governo delle Città e del Territorio, così come quello del Mercato delle Costruzioni, passi attraverso questo passaggio, per il quale davvero gli Operatori Tradizionali non appaiono particolarmente provveduti.

La singolarizzazione e la dinamicità delle Necessità del Cittadino Digitale divengono, in effetti, una delle principali poste in gioco della Politica, attengono direttamente alla Innovazione Sociale, rendono, al contempo, il Settore delle Costruzioni centrale e gli Operatori delle Costruzioni marginali.

E' su questo apparente paradosso che le Culture del Servizio e del Dato incontrano l'Ambiente Costruito, così prevalente in Europa e totalitario in Italia, ma estraneo alle grandi dinamiche di agglomerazione urbana di altri continenti o di altre aree geografiche.

Dell'incontro col costruito esistente, nelle sue molteplici forme, vi è una narrazione che data almeno dalla preesistenze ambientali di Ernesto N. Rogers nel Nostro Paese e, pertanto, anche i neologismi quali Rigenerazione o Rammendo appaiono piuttosto vieti e conosciuti, dal Riuso in poi.

Il problema, in effetti, risiede nel fatto che al quesito derivante dall'Ambiente Costruito si intende far fronte, da parte dei Protagonisti Usuali del Settore, con categorie note e, pertanto, rassicuranti che possibilmente, appunto, restringano il novero delle tipologie di Attori a quelli endogeni al Comparto, appena attenuato dal fatto che la fine del consumo di suolo suggerisce una proposizione esplicita della sostituzione edilizia.

Si tratta di uno sforzo comprensibile e, per certi versi, ragionevole, nonché nella sostanza in gran parte condiviso ovunque in Europa: epperò, occorre domandarsi se esso sia anche realistico, nel senso che evidentemente la Cultura del Servizio e quella del Dato presentano Operatori Globali che non intendono certo sostituirsi a quelli Tradizionali e Locali nel modus operandi, bensì potrebbero facilmente eterodirigerli, in quanto posseggono le chiavi della Conoscenza dei Comportamenti e dei Rischi da mitigare.

Qui veramente lo snodo interpretativo attraversa le formule contrattuali per rendere convergenti le logiche finanziarie con le potenzialità abilitanti delle tecnologie digitali che non possono certo essere riduttivamente ridotte al Building Information Modelling.

Ha senso, quindi, che il Settore proponga ai Decisori Politici e alle Comunità una versione così ovvia, così edita, del tema?

Si tratta di una domanda che evoca, però, una ulteriore considerazione relativa alla difficoltà di proporre ricette tradizionali attraverso committenze, proprietà, professionismi e imprenditorialità microscopiche e polverizzate.

La pretesa di ricondurre fenomeni epocali di cesura epistemologica attraverso categorie note e determinanti strutturali inalterate appare, questa sì, improbabile, eppure così difficile appare per il Settore immaginare processi aggregativi.

In fondo, se ci limitassimo al Building Information Modelling (e ignorassimo tutto ciò che intercorre tra la Mixed Reality e l'Additive Manufacturing), dovremmo constatare che gli assunti basilari di esso, il Lavoro Collaborativo e l'Integrazione Disciplinare, sono clamorosamente smentiti dalle prassi e dalla mentalità vigenti. Stiamo ora cercando di adottare strumenti incompatibili coi metodi che professiamo?

Ecco, perciò, che una Road Map che riguardi la Digitalizzazione (quanto sperabile sarebbe la scomparsa dell'acronimo BIM!) deve forzatamente partire dalla validazione della ipotesi per cui le strutture della Domanda e dell'Offerta possano evolvere in tempi brevi.

Quello che la comunità scientifica che si riferisce a ISTeA ha ben messo in luce è, del resto, il fatto che la primazìa della Qualità Effettiva e Singolare su quella Nominale e Normativa rappresenta un segnale che evidenzia quanto le economie di conoscenza, oltre che le visioni di medio-lungo periodo, non possano appartenere a un tessuto frammentato e disgregrato.

Proprio la Qualità del Dato e la sua Comprensione manifestano quanto la maturazione del Settore, tra Economia Circolare ed Economia Digitale, sia faticosa, proprio perché esso, a partire dalla morfogenesi, dalla generazione delle forme e degli spazi, deve ormai affrontare determimanti più comportamentali che geometriche, più dinamiche che statiche. Ancora una volta, l'evoluzione dei bisogni sociali verso la loro individualizzazione e variabilità rende desuete le posizioni tradizionali, per quanto fondate, tende a falsificarle.

Ecco che impellente appare la necessità, per il Settore delle Costruzioni, di ripensarsi, di riconfigurarsi, di non trarre dalla apparente Immobilità del Costruito un pretesto per rifuggere dal confrontarsi con le dinamiche summenzionate.

D'altronde, questi stessi Cespiti Immobiliari diverranno sempre più interconnessi tra di essi, ma, soprattutto, coi loro abitanti, specialmente quando essi si trovano altrove, a distanza anche remota, mettendo in discussione anche la nozione di abitante o di residente.

La Connessione, inoltre, rende gli Edifici elementi infrastrutturali, relazionandoli alle Reti e alle Arterie, facendo sì che il concetto di Low Cost, Smart and Green Infrastructure sia estensivo, sia diffusivo: non tante Piccole e Medie Infrastrutture Isolate, una Mega Infrastruttura di Elementi Eterogenei Connessi. Da qui discendono alcune possibilità, come quella di creare un Digital Central Facility Repository della Edilizia Scolastica così come delle Dighe.

Con Crossrail e High Speed 2 è, infatti, accaduto, come Anne Kemp ha spiegato a Milano, un passaggio cruciale: l'Infrastruttura deve essere pensata sul Ciclo di Vita, ma, in special maniera, essa deve essere concepita a partire dalla Progettazione (Modellazione e Simulazione) dei Servizi, delle Esperienze e delle Emozioni dei Passeggeri che, tuttavia, nella Vita Utile di Servizio muteranno anche radicalmente.

E, parimenti, come segnala Ilka May sempre al Convegno ISTeA, quale declinazione Europea dare alle Mega City estracontinentali?

ISTeA invita il Settore ad accettare questa sfida che implica la anteposizione di una Strategia Industriale da parte del Settore a una coerente Politica Tecnica da parte del Governo: Servitizzazione del Cespite Immobiliare e Connessione del Bene Infrastrutturale tra Transizione Sostenibile e Transizione Digitale.

Desideriamo soffermarci sulle dispute di competenza tra CNAPPC, CNI, CoGeGl, OICE oppure ragioniamo sulla responsabilizzazione contrattuale dei professionisti nell'Integrated Built Environment? Proponiamo al Settore del Credito e dell'Assicurazione innovativi criteri di Valutazione e di Mitigazione del Rischio oppure richiediamo provviste finanziarie sulla base di invocazioni?

Vogliamo davvero la Centralità del Progetto e i Concorsi di Progettazione? Riqualifichiamo la Committenza e integriamo, anticipandoli, i Saperi!