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Prodotti Immobiliari e Infrastrutturali nella Digitalizzazione

Gli interventi di Lorenzo Bellicini in occasione del Rapporto Congiunturale del CRESME e dell'Evento di buildingSmart Italia presso il Politecnico di Milano il giorno 24 u.s. sollevano, a mio parere, una serie di cruciali interrogativi non allontanabili che investono il Settore delle Costruzioni.

In definitiva, l'alba del 2016 sembra certamente promettente (ed è fondamentale che come tale sia percepita dagli operatori), ma, appunto, richiede uno sforzo concettuale non banale per coglierne i significati.
Il fatto è che il mercato domestico delle Costruzioni diviene addirittura quadripartito, in termini categoriali, ma anche differenziato in termini geografici.
Questa articolazione genera evidentemente complessità e incertezza negli attori che, per quanto limitatamente impegnati sui mercati comunitari ed extracomunitari, lì incontrano condizioni ulteriormente diversificate e variabili, in attesa dell'esplosione dei mercati africani.
La questione fondamentale, infatti, risiede nella estrema dinamicità, oltre che variabilità, delle tendenze e delle congiunture: il settimo ciclo edilizio, insomma, è estremamente impegnativo in virtù della sua natura cangiante, così come lo sono, peraltro, i fenomeni della Smart City che si vorrebbero cogliere tramite le Big e Giant Data Analytics.
In primo luogo, a partire dalla Rigenerazione Urbana, il salto di scala dal micro intervento all'operazione distrettuale (di quartiere) evoca una delle sfide annose che il Settore ha sempre contrastato, quella, vale a dire, relativa ai processi aggregativi in termini di economia della conoscenza. La domanda, tuttavia, a questo punto, concerne l'essenza delle aggregazioni, più che la loro inevitabilità, poiché sempre nuovi protagonisti (ICT Company, Multi Utility, Esco, Financial Arranger) si affacciano sul proscenio ed eserciteranno un ruolo vieppiù rilevante, anche se non forzatamente diretto.
La capacità di interagire con essi da parte degli operatori tradizionali (che provengono da una lunga crisi congiunturale di cui si stenta ancora a cogliere i risvolti strutturali) risulterà decisiva per comprendere gli sviluppi del Settore Riluttante (all'Innovazione, alla Digitalizzazione, e così via).
Secondariamente, per quanto i decisioni politici e le rappresentanze professionali e imprenditoriali si sforzino giustamente di sottolineare il carattere incrementale della Digitalizzazione, essa, possiede, altresì, un côté radicale che, nel medio termine, è destinato a sollecitare profondamente le identità e le responsabilità.
Caratteristico di tale passaggio è, in effetti, l'atteggiamento delle rappresentanze professionali che, pur entro un dialogo cooperativo e, al contempo, conflittuale tra loro, convergono nel sottolineare il carattere, sia pur metodologicamente, «strumentale» della Digitalizzazione e, soprattutto, insistono comprensibilmente sulla separazione dei ruoli e delle fasi nella commessa, sia pure entro la rivisitazione dei modelli organizzativi.
Vi è, occorre riconoscerlo, una notevole incertezza relativamente agli esiti della Digitalizzazione, con scadenze di medio periodo, ma la mia sensazione è, appunto, quella di una certa irriducibilità dell'essenza stessa dei procedimenti digitali alle prassi ordinarie. In altre parole, l'impressione è che l'introduzione delle modalità innovative del Digitale (& Circolare) nel Settore non possa veramente contribuire a restituire maggiore efficienza a esso, se non a prezzo di rimetterne in discussione, appunto, le identità e le responsabilità.
A fronte di una innovazione tecnologica che investe lo spettro amplissimo dell'hardware e del software, dall'Information Modeling all'Additive Manufacturing, la partita si gioca, però, sui quadri organizzativi, contrattuali e finanziari.
Da un lato, in effetti, le nuove tecnologie consentono già di immaginare e di iniziare a praticare modi di concezione delle opere che risalgono alla ideazione dei servizi da parte dei committenti e che vedono interagire gli utenti finali coi progettisti (sconvolgendo potenzialmente l'intera costruzione rinascimentale e post-rinascimentale delle professioni).
Dall'altro, i detentori di capitali di debito e di rischio, innanzi alla complessità crescente degli investimenti e delle operazioni, esigono approcci alla Conoscenza che siano in grado di mitigare il Rischio.
Ma è, di conseguenza, la natura stessa del prodotto immobiliare e infrastrutturale a richiedere una interrogazione non affrettata, non banale.
Certo, si potrebbe risolverla semplicemente constatando che l'edilizia residenziale di nuova costruzione sia ancora stagnante e che possibilmente essa possa venire idealmente sostituita dall'edilizia di sostituzione.
È proprio, però, ciò che è connesso in materia di socialità e di logistica a questa ultima categoria di intervento a evidenziare come, in realtà, il prodotto immobiliare e infrastrutturale della contemporaneità nasca da una esigenza di comprensione dei modi d'uso che non è ovviamente riconducibile a un funzionalismo di stampo tayloristico, ma che inerisce alla capacità dell'edificio e dell'infrastruttura di supportare l'erogazione di servizi individualizzati alle persone nell'Internet of Buildings.
In un certo senso, laddove attualmente si sottolinea la opportunità di incrementare le prestazioni dei manufatti, sono, al contrario, ma complementarmente, i modi di uso dei medesimi a rilevare, poiché essi si riferiscono a individui sempre più connessi tra loro e con i cespiti.
Non è un caso che si rimarchi la importanza dell'umanità e dell'umanesimo nella Smart City, non riconducibile a una entità densa di automatismi o altro, epperò, così come accadrà per le Costruzioni in quanto tali, il dato, affrancato dal supporto documentale, scorre libero e imprevedibile...
Per questa ragione, entro un contesto in cui prevale ancora lo scetticismo relativo alla ripresa del mercato, e tanto più alle prospettive offerte dai processi innovativi, dobbiamo sicuramente attrezzarci di pazienza, poiché la transizione, se avverrà, richiederà tempi lunghi.
Ma occorre pure lungimiranza, perché il mondo della Simulazione è assai differente da quello della Rappresentazione.
Il mio timore è, a questo proposito, che l'Accademia per prima, non stia contribuendo sufficientemente a riorientare le nuove generazioni, perpetuando una concezione che rischia di divenire antistorica.
Ciò che è certo è che occorre sollecitare il Governo a ricomprendere a pieno titolo le Costruzioni all'interno della Agenda Digitale.
Il che, ricordo, in un primo tempo non era avvenuto in Germania nella Digitale Agenda 2014-2017 della Bundesregierung, costringendo il BMVI a promuovere successivamente Planen-Bauen 4.0.
Come nella Repubblica Federale Tedesca, serve un Bündnis Zukunft der Industrie.