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I portati della Digitalizzazione nel Settore delle Costruzioni: Italia 2018

In particolare, il tema della Digitalizzazione del Comparto, che passa sotto l'acronimo (riduttivo) di BIM (Building Information Modeling), ovverossia Modellazione e Gestione Informativa, dovrebbe essere inteso, anzitutto come riconfigurazione della Domanda Pubblica, come professionalizzazione delle Committenze Pubbliche, in coerenza con la trasformazione dei quadri contrattuali, sempre meno transazionali, come anticipato, e sempre più, in ogni caso, rivolti alla Mitigazione del Rischio, oltre che all'incremento dell'Efficienza e dell'Efficacia.

L'emanazione del Codice dei Contratti Pubblici segna indubbiamente un passaggio importante nella riforma del Settore delle Costruzioni in Italia che, in gran parte, però, dipenderà prevalentemente dal volume degli investimenti pubblici e privati realmente attivabili.

Questo, sul lato della Domanda Pubblica, è, infatti,uno dei principali temi oggetto di discussione anche in Francia, in Germania e nel Regno Unito: oltre che evidentemente nella UE-28..

Tale processo riformista, di fatto, deriva dalla concomitanza verificatasi tra la necessità di trasporre alcune Direttive Comunitarie sul Public Procurement, legate alle condizioni di Concorrenzialità, e l'esigenza di ripensare il quadro legislativo nazionale in termini, anzitutto, di Legalità.

Un simile provvedimento ha, peraltro, un elevato valore sia in quanto espressione di una volontà del Governo di interrompere alcuni indirizzi consolidati, riprendendo lo spirito del Novantaquattro, sia per il fatto di riflettere la ricomposizione di istanze diverse manifestate dalle Rappresentanze all'interno delle usuali negoziazioni.

Per quanto ovviamente, infatti, le attese delle Parti possano essere contrastanti (e la loro ricomposizione possa essere contraddittoria), esse riflettono, prima ancora che le intenzioni, le capacità attuali delle stesse.

Il fatto che, d'altra parte, un compito fondamentale di regolazione sia affidato all'Autorità Nazionale Anti Corruzione, oltre che al Ministero competente, dimostra la natura evolutiva e dinamica del governo del Mercato che, a livello internazionale, sta spostando il baricentro verso i contratti relazionali e, al di fuori di un ambito strettamente giuridico, si trova innanzi alla prospettiva di una radicale revisione del Settore.

In effetti, il nuovo decreto legislativo, unitamente agli atti di regolazione, costituisce una premessa a una Politica Industriale, più o meno volontaria, più o meno esplicita.

Per questa ragione, sarebbe probabilmente utile, come già accaduto in altri Paesi, affiancare al Codice una Strategia pluriennale per il Settore delle Costruzioni, legata agli investimenti pubblici, riunificando il conto capitale e la spesa corrente nelle nozioni di Ciclo di Vita e di Disponibilità.

Qui sarebbe auspicabile un atteggiamento «sfidante» dei Decisori Politici nei confronti di una istanza di short-termism diffusa tra gli Operatori (e il BIM vi ricade appieno), comprensibile, ma pericolosa.

Si tratta di una istanza per nulla inedita nella teoria, ma sempre difficile da attuare che, tuttavia, fungerebbe da viatico per il Cambiamento, anche se, naturalmente, in questo Paese il 2018 appare l'unica scadenza attendibile, non vigendo una continuità di intenti sulle scelte strategiche fondamentali tra le legislature e i cabinetti che si avvicendano.

In particolare, il tema della Digitalizzazione del Comparto, che passa sotto l'acronimo (riduttivo) di BIM (Building Information Modeling), ovverossia Modellazione e Gestione Informativa, dovrebbe essere inteso, anzitutto come riconfigurazione della Domanda Pubblica, come professionalizzazione delle Committenze Pubbliche, in coerenza con la trasformazione dei quadri contrattuali, sempre meno transazionali, come anticipato, e sempre più, in ogni caso, rivolti alla Mitigazione del Rischio, oltre che all'incremento dell'Efficienza e dell'Efficacia.

Quello della Riduzione del Rischio appare, in verità, un leitmotiv più rilevante della Qualità della Progettazione o del Progetto.
La Digitalizzazione, tuttavia, pone un tratto di paradossalità, poiché si articola in due distinte fasi, come sta avvenendo, ad esempio, nel Regno Unito.

Nella prima fase, definita dai Britannici BIM Level of Maturity 2, in effetti, si assiste a una faticosa, ma progressiva, adozione degli Strumenti, in qualche modo supportati dai Metodi, come prescrive la stessa L. 11/2016 in Italia, tra le più avanzate, poiché, almeno in termini di sintassi legislativa, il Décret 360 francese e la Verordnung zur Modernisierung des Vergaberechts tedesca sostanzialmente si limitano a rispecchiare l'originario testo della Direttiva Comunitaria (altro discorso è quello della presenza del Plan Transition Numérique dans le Bâtiment e di Planen Bauen 4.0).

Già nel corso del Level 2, però, emerge, non solo in Italia, un forte disagio da parte degli Operatori dell'Offerta nel trarre le conseguenze profonde del cambio di paradigma, a causa di una riluttanza secolare del Comparto ad accettare le logiche industriali e, comunque, ad applicare rigorosamente i principî in vigore nominalmente da lunga pezza.

Essi, peraltro, incrociano sia i temi della Trasparenza sia quelli dell'Efficienza, ma implicano Saperi a cui troppo spesso si è rinunciato con gli alibi dell'Opacità e dell'Inefficienza. Saperi non facilmente riacquisibili sul breve periodo sia per conoscenza sia per mentalità e che mettono in difficoltà gli Stakeholder sul Cambiamento.

L'acronimo BIM, infatti, è stato oggetto di molte aspettative, sia sul versante di chi intendeva proporre un approccio riformista per Processi sia sul lato di coloro che desideravano, invece, enfatizzare il ruolo degli Strumenti.

Tali aspettative costituiscono, in entrambi i casi, la proiezione di un desiderio, o di una volontà, che, però, non trova un completo riscontro nei destinatari.

In pratica, la ragione principale per cui, tra gli altri, l'Accademia ha goduto di una certa attenzione da parte dei Decisori Politici e degli Operatori Economici è dovuta alla fattualità di una crisi che, dal 2008 al 2015, ha piegato il Settore, ma è piuttosto improbabile che si desideri trarre da tutto ciò una lezione profonda, che non passi solo per piccoli e limitati aggiustamenti.
In gioco vi è, per i Professionisti come per i Costruttori, la convinzione che si debba porre mano a modalità consolidate, ma, altresì, che le condizioni attuali non lo consentano appieno.

In definitiva, comunque, se si guarda alla definizione di BIM che è stata recentemente offerta dal Governo Britannico (GCS 2016-2020), essa risulta inestricabilmente legato al precoce coinvolgimento del Costruttore nelle Opzioni Progettuali.

A prescindere dall'Appalto Integrato (che, del resto, potrebbe essere declinato in termini di Multi-Party Agreement per tutelare il potere negoziale di ciascun Contraente), è chiaramente il tema della Tradizione Industriale ad emergere e, con esso, le caratteristiche dimensionali e culturali.

Una delle maggiori incognite, dunque, sta nelle volontà e nella capacità degli Operatori dell'Offerta nell'accogliere i portati della Rivoluzione Industriale che si preannuncia.

Una volta di più, al netto del successo che potrà registrare la riconfigurazione della Domanda Pubblica, si rischia un Cultural Divide tra Professionisti e Costruttori, da un lato, e Produttori e Distributori, dall'altro.

Nella seconda fase, d'altronde, del BIM Level of Maturity 3, si sarebbe in presenza di una Innovazione Radicale, riassunta, tra le altre cose, nell'espressione Smart City, tesa ad ampliare il rilievo del Settore (con ricadute politiche significative), ma pure a snaturarne i connotati tradizionali, in termini di Identità, di Responsabilità, di Cultura.

L'interrogativo concerne, dunque, la capacità del Settore in Italia di accogliere questa sfida, ormai presente sui Mercati Internazionali.

In realtà, non è dato sapere in che tempi e in che misura il BIM Level of Maturity 2 sia pienamente raggiunto nei vari Paesi, ma esso, indubbiamente, rappresenta il versante del problema che attiene ai modesti cambiamenti, poiché agisce prettamente sulla razionalizzazione delle prassi esistenti.

Ovviamente, come ricordato, la affermazione della disciplina del Programme & Project Management costituirebbe un passaggio epocale in Italia, ma certamente non potrebbe ascriversi a un cambio di paradigma in ambito internazionale.
Altra cosa, invece, è comprendere se la Digitalizzazione, nell'Economia e, in ispecie nel Settore, possa indurre a un profondo mutamento del Prodotto e del Processo.

Ci serviranno, infatti, due lustri, sino al 2025, per comprendere se vi sarà o meno una cesura epistemologica.
In effetti, l'originario Level 3 della scala di Bew-Richards è già stato sostituito da una molteplicità di Sub Livelli nella Digital Built Britain.

Su questo aspetto si gioca, infatti, una partita fondamentale per i Think Tank Accademico-Industriali che volessero abbandonare la riflessione su un tema, come il BIM, che entro poco sarà del tutto assimilato dalla vulgata.

La Digitalizzazione, al contrario, rappresenta una grande incognita, le cui ripercussioni sociali e politiche sono persino più significative di quello economiche e finanziarie.
Se a Mark Bew, tra e più degli altri, si deve la straordinaria creazione di un brand Britannico, l'unico in grado di confrontarsi pariteticamente con quello Statunitense, a lui si dovrebbe, in particolar modo, Digital Built Britain.
Si tratta di un disegno, ormai finanziato nel prossimo quinquennio con £15 M dal Governo Britannico, che mira a proporre una Innovazione Radicale: e come tale, andrebbe letto e riletto.
Il disegno, infatti, è quello di ripensare radicalmente Prodotti e Processi Immobiliari e Infrastrutturali all'insegna di Connettività e di Intelligenza, di Analytics e Cognitivity.

Nel Nostro Paese assistiamo spesso a una grave negligenza e distrazione rispetto a questo intento, poiché cogliamo solo aspetti circoscritti e strumentali, senza cogliere la portata di un ripensamento complessivo delle Identità.
Qui rischiamo la marginalizzazione sul medio-lungo periodo.