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Come illuminare un museo: alcuni suggerimenti importanti

Illuminare un museo è l’esercizio più bello per chi ama giocare con la luce. E’ vero che ci sono dei vincoli dovuti alla conservazione nel tempo dei beni illuminati che non ci permettono di esprimere tutta la nostra fantasia, ma ci consente di giocare con tutte le forme della luce: puntiforme, diffusa, sagomata, luce calda e luce fredda, e così via ma non dobbiamo mai utilizzare una luce banale. In un museo ogni chiarore deve avere un suo motivo di essere, deve evidenziare un’opera, un tragitto o l’edificio stesso, che spesso in Italia è degno di visita per la sua bellezza.
Dobbiamo innanzitutto capire cosa vediamo e cosa vogliamo vedere quando siamo di fronte ad un quadro o una statua. Ovviamente siamo condizionati dalle dimensioni di ciò che stiamo guardando, più l’oggetto è grande più ci dobbiamo allontanare per vederlo nel suo insieme. Come si può evincere dalle foto 1 e 2 ci sono delle misure esatte che il nostro occhio percepisce senza fatica, sono le misure che istintivamente siamo portati ad utilizzare.



Foto 1                                                                                              Foto 2

Ricordiamoci che una vetrina delle dimensioni suggerite dalla foto è l’ideale perché il visitatore percepisca quanto gli vogliamo mostrare e che più la vetrina si restringe maggiore sarà l’attenzione concentrata sulla vetrina stessa. Infatti alcune vetrine dei gioiellieri sono di dimensioni piccolissime perché devono attrarre l’attenzione su un oggetto molto piccolo ma di grande valore.
Il primo e grande problema che ci dobbiamo porre è l’illuminazione dei quadri. Quante volte ci è capitato di visitare una mostra e dover storcere il collo per evitare il riflesso della luce sul quadro stesso! L’esempio classico lo vediamo nelle foto 3 e 4 dove è stato sufficiente spostare la macchina fotografica di due metri lateralmente per riuscire a godersi appieno un Van Dick.



Foto 3                                                                              Foto 4

Questo ci dimostra che basta poco per risolvere il problema. Dobbiamo considerare il quadro come uno specchio in cui l’angolo di incidenza della luce sul quadro rifletta il fascio luminoso a terra e non sul visitatore (foto 5).



Foto 5                                                                  Foto 6

L’esperienza mi dice che se l’angolo alfa equivale a circa 35° abbiamo risolto il problema. L’angolo alfa potrebbe essere anche inferiore ma spesso dobbiamo superare l’ostacolo della cornice. Può accadere che, specialmente con quadri di grandi dimensioni, non si abbia lo spazio tra soffitto e parete per ottenere un angolo da 35°, in questo caso si deve fare di necessità virtù e ottenere l’angolo voluto posizionando la fonte luminosa lateralmente al quadro come nella foto 6. Così facendo avremo il quadro con noiosi riflessi di luce se lo guardiamo dai lati ma lo percepiremo perfettamente se ci posizioniamo perpendicolarmente al quadro.

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