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Il futuro dell’energia? Ne parliamo con Francesca R. d’Ambrosio, Presidente Eletto AiCARR 2017-19

Il futuro dell’energia? Ne parliamo con Francesca R. d’Ambrosio, Presidente AICARR

Intervista a Francesca Romana d’Ambrosio, Professore Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale all’Università degli Studi di Salerno e Presidente Eletto AiCARR per il triennio 2017-2019

1) Prof.ssa d'Ambrosio, Lei è stata eletta Presidente per il triennio 2017-2019 della principale associazione italiana in ambito termotecnico ed impiantistico. Ritiene che in Italia ci sia una effettiva sensibilità su queste tematiche?

La necessità di rispettare leggi, decreti e norme la cui pubblicazione si è succeduta a ritmi incessanti negli ultimi 11 anni, a partire dal D.Lgs. 192 fino ai recenti Decreti 26 giugno 2015, ha sicuramente stimolato l’interesse sulle prestazioni energetiche degli edifici. Ma interesse e sensibilità a mio parere non sempre vanno a braccetto, nel senso che l’interesse, che c’è, è legato appunto al rispetto delle regole, mentre la sensibilità è a un livello superiore, che presuppone anche la coscienza dell’importanza della riduzione dei consumi energetici, la volontà di realizzare tale riduzione e la capacità di trovare soluzioni alternative a quelle tradizionali, che garantiscano prestazioni migliori.

2) Molto spesso, si legge di progetti avveniristici, con sistemi a bassissimo fabbisogno energetico. Tuttavia una volta realizzati, questi si rilevano decisamente meno performanti di quanto previsto. Ritiene che questo sia da attribuirsi ad una distanza ancora troppo elevata tra teoria progettuale e pratica operativa, oppure è da attribuirsi alla mancanza di strumenti di calcolo adatti a prevedere efficacemente quelli che saranno i reali consumi energetici?

Credo che la sua ipotesi sulla distanza tra teoria e operatività abbia sicuramente un fondamento. Per fortuna, si stanno sempre più diffondendo strumenti di modellazione e di calcolo che mettono il progettista in condizione di avvicinare il progetto alla realtà: penso ad esempio alla simulazione dinamica degli edifici e al BIM. Ovviamente, bisogna tener conto del fatto che gli edifici di cui lei parla necessitano di una modellazione dinamica sulla base di profili previsionali non standardizzati e sicuramente non sulla base delle UNI/TS 11300.
Fin dalla sua fondazione, nel 1960, AiCARR ha rivolto grande attenzione alla informazione nel settore del risparmio energetico con la sua rivista che ha sempre ospitato nelle sue pagine articoli di grande interesse per il progettista che vuole seguire l’evoluzione della ricerca, della tecnica e della tecnologia in questo settore. Ma AiCARR si è sempre occupata anche di formazione: ricordo i Corsi di Istruzione Permanente, i CIP, che furono avviati nel 1986 sotto la presidenza di Mario Costantino, che poi si trasformarono nei corsi della scuola AiCARR. Oggi su AiCARR Journal vengono spesso pubblicati articoli a cura di progettisti e di ricercatori che affrontano questi temi sui quali AiCARR Formazione propone corsi di grande interesse e qualità. In sintesi, il nostro obiettivo è proprio quello di ricucire questo “strappo tra quanto si progetta e quanto si realizza”.

3) Ritiene che i nuovi strumenti a disposizione dei progettisti (simulazione dinamica, BIM etc.) possano essere d'aiuto per migliorare i progetti e avvicinare ulteriormente le previsioni alla realtà d'esercizio degli edifici e degli impianti? Come vede i professionisti italiani nell'uso di questi strumenti: sono pronti, o è ancora molta la strada da fare per arrivare ad un uso diffuso e consapevole?

Credo non ci siano dubbi: più volte questi nuovi strumenti sono stati ampiamente illustrati da esperti. Quindi, mi limito a illustrare il mio pensiero sulla loro utilità e sul loro utilizzo: riuscire a simulare il comportamento dell’edificio al variare delle condizioni al contorno indirizza il progettista verso scelte consapevoli e corrette, soprattutto nel calcolo estivo. Analogamente, la disponibilità di uno strumento di supporto capace di integrare tutti gli aspetti della progettazione fin dalla fase del concept e di accompagnare i progettisti nella fase esecutiva e realizzativa del progetto fino a quella di gestione e manutenzione, permettendo loro di lavorare su una piattaforma comune che gli consenta di interagire condividendo dati e soluzioni è un grande passo avanti verso la progettazione integrata, che è la progettazione del futuro.
E’ evidente che l’integrazione di questi strumenti è una vera rivoluzione, ma è altrettanto evidente che il loro uso comporta una buona conoscenza dei fenomeni fisici che governano il comportamento degli edifici. C’è un grande interesse per questi strumenti, soprattutto da parte dei giovani la cui partecipazione ai corsi di formazione è sempre nutrita. Questo, a mio parere, è un bel segnale: il volersi cimentare con strumenti nuovi è sintomo di curiosità e di voglia di apprendere. Il rischio è che l’uso di questi strumenti, sia visto come un business e che tanti professionisti, pensando che il poter disporre di un modello, anche se costoso, sia sufficiente per una corretta progettazione, si improvvisano esperti. Tutti abbiamo coscienza di quanto l’uso di strumenti ITC da parte di questi improvvisati esperti porti danni, a volte difficilmente riparabili.
A fronte di tutto ciò, credo che i professionisti non siano pronti a usare questi strumenti che, anche se risalgono a parecchi anni fa, sono stati tradizionalmente utilizzati nella ricerca o in settori diversi da quello dell’edilizia: penso ad esempio alla progettazione 3-D nel campo dell’ingegneria meccanica, navale e aeronautica. Solo di recente questi software sono stati resi disponibili in larga scala sul mercato per applicazioni edilizie, per cui a mio parere siamo in una fase di transizione tra la progettazione tradizionale e quella avanzata.
Mi auguro che questa transizione sia breve, ma forse sono troppo ottimista. Probabilmente ancora per anni si assisterà a una situazione identica a quella attuale, in cui questi strumenti sono utilizzati da pochi professionisti che ne hanno capito e apprezzato le potenzialità, tecniche ed economiche e che hanno deciso di formarsi al loro uso.
Con particolare riferimento al BIM, ho la sensazione che i progettisti strutturali e gli architetti siano molto più avanti degli impiantisti.
AiCARR sta svolgendo quella che a mio parere è una importante operazione di formazione, organizzando corsi sia sulla simulazione dinamica che sul confronto tra i software cosiddetti BIM nel settore impiantistico, ma ritengo che anche le Facoltà di Ingegneria e Architettura dovrebbero cominciare a fornire corsi centrati sul BIM, se non altro per i corsi di studio direttamente interessati al processo della progettazione integrata.

4) AiCARR è un'associazione che annovera tra i suoi iscritti esponenti illustri del mondo accademico e professionisti affermati: questi due mondi, per molto tempo distanti, si sono avvicinati? O ritiene che siano ancora molto distanti e che non ci sia quella necessaria diretta trasmissione della cultura scientifica al mondo professionale? AiCARR come agisce per raggiungere una continuità culturale tra mondo scientifico e mondo professionale?

In AiCARR sono rappresentati tutti gli attori della progettazione termotecnica, non solo i professionisti e i ricercatori, universitari e non, ma anche gli installatori, le aziende produttrici, le società che si occupano di gestione e manutenzione, l’editore della nostra rivista, Mostra Convegno e, non ultimi, gli studenti, che sono i professionisti di domani. L’obiettivo dell’Associazione è proprio quello di farli dialogare, in mondo da creare una osmosi tra la cultura scientifica, quella aziendale e quella professionale. Effettivamente fino a un po’ di tempo fa il mondo che lei definisce accademico e che a me piace chiamare della ricerca era abbastanza isolato, ma per fortuna oggi generalmente non è così. Ad esempio, è stato stipulato un accordo tra AiCARR e l’Associazione della Fisica Tecnica Italiana per l’organizzazione di tirocini universitari nelle aziende della Consulta Industriale: le aziende collaborano con l’Università per formare i professionisti del futuro e tutto questo nell’ambito della famiglia AiCARR. Mi sembra davvero un risultato notevole che testimonia un approccio diverso nei rapporti tra le diverse professionalità che confluiscono nella nostra Associazione, che vede tra i suoi elementi di forza proprio questa poliedricità di competenze e di interessi.

5) AiCARR è coinvolta su molti tavoli normativi e legislativi a livello nazionale e regionale: ci può segnalare quelli che ritiene strategici? Quale contributo AiCARR ha dato (o darà) nei vari casi?

Effettivamente l’impegno di AiCARR in questo campo è notevole. La Commissione normativa, coordinata dal nostro Segretario Tecnico, svolge una intensa attività che permette all’Associazione di essere presente nei gruppi di lavoro del CTI, dell’UNI, del CEN e dell’ISO con rappresentanti di alto valore. Ma non solo. AiCARR, direttamente con i suoi soci e indirettamente con i suoi documenti, penso ai position paper e alle tante note su temi importanti disponibili sul suo sito, segue con attenzione anche l’attività legislativa e fornisce un contributo alle Agenzie che si occupano di energia. In sintesi, proprio grazie alla sua autorevolezza, AiCARR è sempre più un riferimento nei settori del risparmio energetico e della sostenibilità.
Se proprio devo citarle una delle attività che in questo momento l‘Associazione sta svolgendo, peraltro con gran successo, è quella relativa al tema della contabilizzazione, che pone diversi interrogativi dal punto di vista normativo e legislativo. Un’altra attività a mio parere molto importante è relativa alla questione della ispezione e della misura di efficienza delle macchine frigorifere. In ambedue questi casi, AiCARR svolge la funzione di ente super partes, nel senso che non rappresenta le parti interessate al processo, ma verifica che questo sia corretto.
Un argomento sul quale AiCARR ha già dato molto, ma sul quale dovrà dare moltissimo nel prossimo futuro è quello degli nZEB: tra circa 18 mesi bisognerà cominciare a progettare nZEB, ma non mi risulta che oggi ci siano strumenti di alcun tipo che possano aiutare i progettisti ad affrontare questa nuova filosofia di progettazione.

6) Ci può dare il suo giudizio sulla recente legislazione italiana in ambito energia ed impianti?

Credo che la pubblicazione dei Decreti 26 giugno 2015 abbia chiuso un importante capitolo legislativo, mettendo fine a una storia che durava da troppi anni e che creava non pochi problemi ai professionisti. Devo dire che il fatto che finalmente la climatizzazione estiva sia finalmente diventata un vincolo di legge è fondamentale, dal momento che l’Italia è un Paese in cui questo aspetto riveste grande importanza.
Restano sul tavolo ancora alcune questioni, legate al fatto che purtroppo, nonostante le ripetute richieste di AiCARR ai Ministeri competenti, non si è ancora deciso di fare un Testo Unico sul tema energia in edilizia, che a mio parere sarebbe molto utile per sgombrare il campo da una serie di problematiche legate anche alla quantità di disposti legislativi vigenti, che spesso si sovrappongono inutilmente. Recentemente i Presidenti di AiCARR e del CNI hanno sottoscritto un protocollo di intesa che prevede come prima azione proprio la promozione a livello parlamentare e ministeriale di un documento comune che AiCARR ha elaborato e che il CNI sta valutando per eventuali commenti e osservazioni.
Voglio ricordare che il Testo Unico è stato l’argomento al centro di uno dei Seminari tenuti da AiCARR nel corso dell’ultima edizione di MCE, a marzo scorso, che ha visto tra i relatori oltre al Presidente di AiCARR Livio de Santoli, che è il promotore del testo, esponenti del mondo delle associazioni, dei professionisti e della normativa e che ha avuto un grande successo di pubblico, proprio a testimonianza di quanto questo argomento sia sentito.

7) E cosa pensa in merito alle norme tecniche italiane in campo energetico? Troppo complesse e teoriche o, semplicemente, troppo poco studiate da chi le deve applicare?

La complessità delle norme dipende dal livello di dettaglio e rispondenza con la realtà che si vuole ottenere. Inoltre il professionista fa troppo affidamento ai software di calcolo conoscendo poco il modello di calcolo che sta dietro, il che spesso fa perdere di vista il comportamento fisico del sistema edificio e fa accettare passivamente i risultati ottenuti.
Le norme sono essenzialmente quelle che ci vengono dall’Europa e che, come tali, rispondono a una logica e a delle esigenze che non sempre si sposano con le nostre. D’altra parte, cosa che molti non sanno, in Italia la partecipazione alla elaborazione delle norme è volontaria, nel senso che nonostante la gravosità del compito il lavoro è volontario e non ha alcun riconoscimento, di alcun tipo. Questo comporta spesso che laddove non ci sia un interesse ben preciso la presenza italiana ai tavoli normativi europei è scarsa se non nulla, con la conseguenza che talvolta ci troviamo a dover applicare norme che nel migliore dei casi sono complesse e teoriche, ma che possono anche creare problemi, considerato che sono fatte per climi, tradizioni e tecnologie costruttive completamente diversi dai nostri. In questo senso, credo che la contestualizzazione nazionale di alcune norme europee, penso ad esempio alle UNI/TS 11300, sia un fatto positivo.
C’è anche da dire che le norme sono davvero tante, il che ne scoraggia lo studio, e che, a mio parere, sapere che “tanto il rispetto delle norme è garantito dai software di progettazione, purché aggiornati” non aiuta.

8) Ci può indicare, in ambito energetico ed impiantistico, le priorità a livello normativo e legislativo che ritiene necessario affrontare?

Credo ci sia innanzitutto bisogno di controlli. E’ inutile far finta di ignorare che le leggi non sempre vengono rispettate, per cui nonostante la complessità e l’articolazione dell’impianto legislativo esistente nel settore energetico e impiantistico, che ha molte luci e qualche ombra, non si riescono a ottenere i risultati sperati. In questo senso, il settore delle strutture è da sempre molto più avanzato del nostro.
A mio parere la vera priorità sta nel verificare che le regole siano realmente rispettate: ritengo sia anche uno strumento di tutela per i professionisti seri, onesti e competenti che spesso si vedono scavalcati da colleghi che approfittano delle tante scappatoie disponibili.

9) Come Presidente eletto AiCARR, quali sono le direttrici d'azione su cui ritiene che si dovrà muovere l'Associazione?

AiCARR negli ultimi 5 anni ha vissuto una vera e propria rivoluzione, diventando un’Associazione molto presente sul territorio e che porta la sua voce ai più alti livelli tecnici, scientifici e istituzionali. La mia Presidenza, così come ho più volte detto, sarà in continuità con le ultime due: porterò avanti le tante azioni e i tanti progetti iniziati da Michele Vio e Livio de Santoli, che di questa rivoluzione sono l’anima. Ovviamente, porterò avanti anche alcuni progetti dei quali mi sembra prematuro parlare, visto che attualmente sono solo Presidente Eletto ed entrerò in carica ad aprile 2017. Ciò che è certo è che ho intenzione di coinvolgere più fortemente i Soci nelle tante attività che quotidianamente portiamo avanti in Associazione. Lei prima faceva riferimento a esponenti illustri del mondo accademico e professionisti affermati: AiCARR è anche questo e ne siamo tutti fieri, ma è soprattutto persone che quotidianamente svolgono la loro attività per migliorare la qualità della vita rispettando l’energia. In fondo, AiCARR è i suoi Soci, tutti.