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La norma 10200 è sufficiente per aumentare l’efficienza energetica degli edifici?

Intervista a Claudio Antonio Lucchesi, ingegnere libero professionista

Intervista a Claudio Antonio Lucchesi, ingegnere libero professionista

1) Ing. Lucchesi, l’UNI ha messo in inchiesta pubblica la nuova versione della UNI 10200, norma fondamentale poiché necessaria per la ripartizione delle spese per riscaldamento ed acqua calda sanitaria in edifici condominiali. Lei ha fatto parte del tavolo di lavoro. Ci può raccontare in estrema sintesi cosa Le piace, e cosa invece resta ancora da migliorare rispetto alla versione precedente?
Premesso che sono ancora in corso i “lavori” e che è doveroso sospendere almeno in parte il giudizio, il mio pensiero è il seguente. L’attuale Bozza di Norma in Inchiesta Pubblica UNI ha il pregio di aver tentato di superare alcuni refusi/errori sfuggiti nella revisione editoriale della norma precedente. Si propone altresì di superare anche alcune oggettive limitazioni dovute a casi particolari (come gli edifici a parziale occupazione) non presenti o non sufficientemente descritti in precedenza. Da questo punto di vista però si rischia un conflitto di competenza in assenza di un intervento legislativo in quanto il dettato normativo riportato dalla lettera d quinto comma art. 9 D.lgs. 102/2014 consente solo aggiornamenti della norma tecnica e non sue Modifiche e/o Integrazioni. Rimangono poi da perfezionare le appendici informative, soprattutto per colmare un deficit di cultura giuridica. Molti infatti ignorano o non ricordano il titolo della norma che è afferente alla ripartizione delle spese degli impianti di climatizzazione e/o produzione di acqua calda sanitaria. Tale materia si deve integrare e NON può escludere il Codice Civile, anzi ne discende.

2) L’obiettivo della contabilizzazione è l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi. Ritiene che questa nuova versione della 10200 possa garantire il raggiungimento di tale importante obiettivo?
La norma in sé, per di più se applicata asetticamente, favorisce solo marginalmente un aumento dell’efficienza energetica. Dal mio punto di vista è assolutamente necessaria una campagna mediatica di corretta informazione tesa a fare cultura e rimuovere pregiudizi e false convinzioni. Questo è comunque un contesto complesso, intriso e condizionato da forti interessi a volte anche contrastanti. Bisognerebbe infatti sempre ricordare che il consumo “non goduto” (ovvero spreco), per alcuni è fonte di perdita, ma per altri costituisce comunque un guadagno.

3) Argomento dibattuto: i coefficienti correttivi. Alcuni sostengono siano necessari, altri fanno presente come la Direttiva Europea 2012/27/CE non li ammetta. La norma li prevede? Qual è la Sua posizione?
I coefficienti correttivi applicati acriticamente sono il doping della contabilizzazione e favoriscono solo una “apparente” pace sociale neutralizzando gli incentivi al miglioramento. È altrettanto vero però che alcune unità abitative risultano indubbiamente sfavorite dalla introduzione della contabilizzazione e che il nuovo contesto “blinda” la situazione rendendo difficili successivi interventi migliorativi sull’involucro edilizio. Da qui la richiesta di un intervento legislativo che incentivi la riqualificazione degli immobili in questi contesti mediante l’abbassamento del quorum necessario a deliberare in materia (in ambito condominiale) o enucleando temporaneamente il contributo energetico dovuto alle dispersioni di alcune parti comuni (solitamente attributo solo ad alcuni soggetti) e ripartendolo altresì sull’intera comunità per sollecitare appunto una presa di coscienza e favorire l’attuazione di interventi migliorativi. Tale “deroga” dovrebbe valere solo temporaneamente, ovvero fino alla esecuzione degli interventi ritenuti necessari a risolvere/attenuare tali criticità, per poi scomparire ed essere riassorbita fisiologicamente all’interno dei corretti meccanismi di contabilizzazione. Questa necessità di intervenire da un punto di vista legislativo dovrebbe anche essere accompagnata da provvedimenti per consentire un più rapido accesso al credito da parte dei cittadini piuttosto che ricorrere ai soliti noti meccanismi delle detrazioni fiscali che premiano però solo i soggetti capienti e spesso consentono facilitazioni su base puramente prescrittiva non sempre ottimizzando le risorse disponibili.

4) Il fatto che la norma sia rivista e ripubblicata all’inizio dell’estate, ultimo periodo utile per adeguarsi al D.Lgs. 102/2014, non rischia di creare disorientamento e rallentamento per le attività di installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione? Sono possibili proroghe e/o deroghe?
Sono assolutamente contrario ad introdurre deroghe, d’altronde NON previste dalla Direttiva 2012/27/UE di cui il D.lgs. 102/2014 è diretto recepimento. Sono invece assolutamente favorevole ad un provvedimento legislativo che rimoduli le sanzioni introdotte per mancata dotazione dei dispositivi, introducendo una gradualità nella loro applicazione anche per favorire la diffusione di interventi efficaci non sempre possibili o praticabili quando si ha fretta.

5) I Professionisti sono pronti ad applicare tale norma? O vi sono resistenze legate ad una difficoltà oggettiva a formarsi a fronte di una continua produzione normativa?
Sono molto pessimista da questo punto di vista. Stiamo assistendo alla diffusione di comportamenti scorretti dovuti ad autentica e praticata incompetenza con il rischio reale di confondere la causa con l’effetto. La mancata funzionalità dei dispositivi installati od una loro apparente incapacità a garantire/realizzare i benefici attesi, magari anche colpevolmente ed eccessivamente enfatizzati da una propaganda “allegra”, sono dovuti non tanto ad una loro intrinseca debolezza “strutturale”, ma ad una cattiva progettazione (quando e se esistente), sempre accompagnata da una pessima esecuzione. Entrambe le condizioni (cattiva progettazione – pessima esecuzione) sono da considerarsi comunque figlie NON RICONOSCIUTE di una colpevole e mai abbastanza stigmatizzata superficiale valutazione. Anche qui occorrerebbe una campagna di sana e corretta informazione-formazione che però stenta a decollare. Occorrerebbe anche l’intervento della Pubblica Autorità per appurare e sanzionare comportamenti scorretti praticati. A questo proposito faccio notare come si stia purtroppo diffondendo una perniciosa attitudine a richiedere/ottenere discutibili dichiarazioni di esenzione dall’obbligo di dotazione dei dispositivi di contabilizzazione per impossibilità tecnica o mancata proporzionalità tra costi sostenuti e benefici attesi. Da questo punto di vista sarebbe davvero auspicabile un intervento di sorveglianza operato dalla Pubblica Autorità magari in cooperazione sinergica con Ordini e Collegi professionali.