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Ingegneri: dal Congresso un appello per un auto riforma del sistema

EDITORIALE INGENIO 44

"Non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare" SENECA
 
Il Congresso di Palermo - ben organizzato e ben riuscito - è stata una concreta testimonianza del buon lavoro fatto da questo Consiglio Nazionale negli ultimi 5 anni.
 
E’ aumentato il peso specifico della categoria (sia nei confronti che delle istituzioni che nei rapporti con le altre professioni), si è tornati ad avere un ruolo attivo e decisionale nella definizione delle norme (con la presenza in Accredita, UNI, CEI …), è stato assunto un ruolo internazionale mai avuto prima (vedi la nascita dell’Ingegneria del Mediterraneo e la presenza nelle Associazioni Internazionali), sono state avviate delle iniziative che avranno un forte peso per il ruolo della professione (IPE, Certing, Quacing), è stata riorganizzata tutta la struttura con la nascita della Fondazione (e la creazione finalmente della figura di un direttore interno), il Centro Studi ha prodotto materiale a volontà per supportare l’attività del CNI, sono state avviate tante attività di settore come per esempio sull’attività forense, sulla sicurezza, sull’energia …, e sono state gestite delle situazioni molto critiche per il settore come il problema delle tariffe (va riconosciuta un’azione senza sosta per l’introduzione di parametri di riferimento) e della formazione (con tutti i problemi che questo obbligo ha creato, va  riconosciuto che il regolamento CNI è il migliore di quelli presenti nell’ambito della professione).
 
L’iperattivismo di questo Consiglio porterà molto probabilmente quindi a una conferma della squadra, con alcuni innesti che ne rafforzeranno la rappresentanza senza toccare lo spirito di squadra che ha fatto da base per il lavoro di questo lustro (innesti che speriamo possano dare anche una rappresentanza anche al terzo settore).
 
C’è un problema importante da affrontare e che non riguarda il Consiglio Nazionale, ma la governance sul territorio.
 
Con l’attuazione della riforma molti ingegneri oggi in carica non potranno ricandidarsi nel 2017 per le elezioni provinciali degli Ordini. Se da un lato il rinnovamento delle cariche è un valore positivo, se questa rotazione assume una consistenza troppo elevata, può diventare un problema per la categoria. Potrebbero esserci Ordini in cui chi l’intero Consiglio potrebbe essere rinnovato, in cui il Presidente, il Tesoriere, il Consigliere Segretario potrebbero non solo assumere per la prima volta questa carica ma non avere alcuna esperienza di governance ordinistica. 
 
È un problema che non va trascurato, perchè gli Ordini non sono delle semplici associazioni professionali, ma un soggetto giuridico riconosciuto dall'art. 1, d.lgs.lgt. 382/1944 (Corte Cost. 284/86). L’Ordine ha un ruolo giuridico che tocca molti aspetti, tutti delicati: alcuni sono noti, come la gestione dell’Albo (che non significa semplicemente tenere un registro degli iscritti), la gestione dell’attività professionale (per assicurare una sufficiente disponibilità di CFP), il rapporto con la prefettura, con il tribunale, con le amministrazioni pubbliche, la protezione civile e con i vigili del fuoco, la gestione dei collaudatori nei casi di cantieri con un conflitto di interessi tra committente e impresa, il ruolo nella consulta delle professioni presso la Camera di Commercio,  … ma anche attività che non sono scritte da alcuna parte ma rientrano nel perimetro giuridico della tutela della professione come il presidio delle strutture temporanee (in caso di spettacoli), la gestione delle emergenze … E non dimentichiamo il problema della tesoreria: l’Ordine è un ente giuridico, l’amministrazione è quanto mai formale e quanto mai lontana dall’esperienza contabile di un ingegnere.
 
Il problema della continuità andrebbe quindi affrontato per tempo, anche ispirandosi alla recente riforma di Confindustria in cui si è previsto che la presidenza (Presidente e vicePresidente) viene eletta negli anni pari con mandato quadriennale non rinnovabile, mentre il Consiglio negli anni dispari con mandato biennale, rinnovabile per massimo 3 volte. In questo modo non si crea mai una situazione di completa discontinuità della gestione dell’Associazione e, al tempo stesso, si assicura un rinnovamento costante e costruttivo.
 
Zambrano nel suo discorso di apertura del Congresso l’ha sottolineato: dobbiamo essere noi a progettare una riforma del sistema ordinistico prima che ci la impongano altri. Zambrano ha citato Seneca "Non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare” e ha ribadito come si debba andare verso “una strutturazione di una organizzazione funzionale che consenta agli Ordini Territoriali di garantire agli iscritti quel set di servizi oggi necessario non solo a rispondere ai nuovi obblighi di legge manche ad operare adeguatamente nel mercato professionale (monitoraggio bandi d’appalto, revisione parcelle, co-working, etc) ed in quello del lavoro (gestione banca dati offerta/domanda di posizioni occupazionali, rapporti con il sistema delle imprese, etc …)."
 
Ma in un processo di riforma questo tipo l’attenzione alla governance territoriale è fondamentale. Ecco perchè non dovrà essere trascurata e dovrà essere affrontata per tempo, quindi ora. E Zambrano ha già chiesto all’Assemblea dei Presidenti di occuparsene.