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«Casa Italia»: tra Opportunità e Rischi

«Casa Italia», nelle infografiche proposte dai mezzi di comunicazione, che spesso non ne menzionano in dettaglio la parte più innovativa, quella legata al documento programmatico sulle Infrastrutture, elaborato dalla Unità di Missione presso il MIT, appare come una sommatoria di misure e di filoni, in gran parte già in essere, in cui specifiche Unità di Missione, a loro volta, cercano di rendere unitari intenzioni contenutistiche, prassi amministrative, flussi finanziari.
Il dichiarato intento di chi al loro insieme dovrebbe procedere e presiedere è, in effetti, quello di andare oltre questo primo sforzo, attraverso un Approccio Olistico e Sistemico: ragion per cui non è il caso di insistere su questo corno del problema, dato che i soggetti preposti saranno, tra poco, sicuramente investiti da una pletora di esortazioni, invocazioni, suggerimenti, suggestioni e, inevitabilmente, lamentazioni e critiche.
Conta, invece, constatare come il filo conduttore degli sforzi di Politica Industriale per il Settore delle Costruzioni in Europa, che, originariamente era improntato alla questione della Sostenibilità, si stia dislocando verso la Integrazione.
Al di là del fatto che tutto il paradigma del 4.0 più che il «Project Manager» abbia come icona il «System Integrator» (le differenze, peraltro, possono anche risultare minimali tra le figure), la principale chiave di lettura adottabile per la Strategia Britannica cosiddetta Digital Built Britain, coerente con le direttive di Construction 2025, per citare un altro documento governativo, consiste proprio nella System Engineering.
Non è un caso, ovviamente, che il lungo lavoro di indagine e di riflessione, in corso presso Imperial College da parte di Jennifer Whyte, sia incentrato principalmente sui Mega Project intesi come «Systems of Systems» e sulla comparazione con le analoghe evoluzioni manifatturiere.
Si tratta, dunque, probabilmente di un grande ritorno, quello dell'Ingegneria dei Sistemi, che molto ha significato storicamente per la Cultura Industriale nelle Costruzioni (che, purtroppo, la storiografia settoriale domestica, con una certa miopia, si ostina a considerare come una parentesi isolata nelle vicende postbelliche e a identificare con la Prefabbricazione, magari Pesante).
E che si riflette, questo revival, bene nella «cultura politecnica» di coloro a cui il Governo ha affidato le sorti di una Strategia di Lungo Termine.
Sappiamo bene, peraltro, che i sacri testi internazionali e nazionali sull'argomento affollavano gli scaffali, tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta, dei Protagonisti dell'Industrializzazione Edilizia, quelli a cui letture frettolose vorrebbero eventualmente addebitare i guasti riconducibili alle Periferie Urbane. Demolire senza, in precedenza, avere acquisito una lettura rigorosa e critica dei quei decenni, magari esaltando una lettura «entusiastica» di un tradizionalismo solo immaginato e spesso malamente realizzato, specialmente in quella Privata che si vorrebbe oggi per prima sostituire, nell'entusiasmo da abbattimento che sta permeando la versione originaria del camuffamento alla francese degli ambiti periferici, potrebbe, però, risultare addirittura controproducente in termini di attrattività, credibilità e reputazione.
Occorre, allora, domandarsi se il Versante dell'Offerta sia oggi pronto e determinato non solo a recepire le intenzioni governative, che, anzitutto, sono percepite, da una parte di esso, nella dimensione quantitativa degli Investimenti Pubblici e Partenariali da destinarsi al Settore, perché Crescita (nella Produttività) e Recupero (dei Volumi Produttivi) non sono chiaramente sinonimi.
Non dimentichiamo che nel Regno Unito, ove Brexit sta significando pure un ulteriore rafforzamento del ruolo di leadership innovativa della(e) nazione(i) sui mercati estrauropei (si veda il rapporto che il primo ministro May sta intentando con la Cina: al netto dell'affaire nucleare che coinvolge anche EDF), Construction 2025 e Digital Built Britain sono Policy condivise tra il Governo e l'Offerta che, al contempo, implicano una condizione specifica.
Lo spazio che intercorre tra Transizione e Transazione, così come l'intervallo semantico che sussiste tra Airbus e Airbnb, ci parlano di espressioni come «as a Service», «on Consumption».
Possiamo, allora, immaginare che, a prescindere da chi sia a «scrivere le regole», sia l'Offerta, spontaneamente, a proporre un cambio di paradigma verso un Ecosistema Circolare e Digitale?
Certamente la maggior difficoltà che le Rappresentanze incontrano si scontra con una forte richiesta «quantitativa» di recuperare al più presto i volumi produttivi (è questa probabilmente l'«Opportunità» a cui molti (Micro) Professionisti e Imprenditori pensano per «Casa Italia».
Del resto, la narrazione che le Rappresentanze si sentono obbligate a fare concerne l'enfatizzazione del proprio ruolo per come esso è, nel momento in cui si propongono come interlocutori qualificati e indispensabili ai Decisori Politici.
Ma le criticità strutturali che il Comparto attraversa dal 2006 raccontano una vicenda leggermente diversa, che suggerirebbe una profonda riflessione in materia.
Il Governo Britannico, tuttavia, ha, di fatto, sia pure con tempi ragionevoli (2011-2016, 2017-2025), posto, condizionalmente, come si accennava, questa forte richiesta di cambiamento, di evoluzione agli Attori del Settore, cercando di persuaderli che, grazie a un Nuovo Brand, che incida sulle cause strutturali, si possano ulteriormente conquistare i mercati internazionali.
Non sappiamo se, al contrario, le Politiche Nazionali saranno solo focalizzate sul pur immane compito che riguarda i Territori e le Città: ma si può davvero iniziare questo viaggio senza ipotizzare di preliminarmente trasferire i Territori e le Città nell'Ecosistema Digitale?
A IFA Berlin, Hariett Green, di IBM, a proposito di Deep Learning e, nella fattispecie, di Watson IoT, proponeva uno scenario che la Cultura Analogica del Settore difficilmente sposerebbe per «Casa Italia».

Si tratta di una scelta improntata all'Opportunità o al Rischio? Non vale rispondere che il secondo sia il rovescio della medaglia del primo.