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Internet-of-Things: impatto sul mondo civile ed industriale

Sistemi di controllo e monitoraggio remoto, la tracciabilità dei prodotti e l'ottimizzazione logistica, il controllo del territorio ed il risparmio energetico, l'automazione industriale ed il monitoraggio strutturale degli edifici, ecco alcuni esempi delle capacità dell’IoT. L’internet delle cose trova applicazione nei più svariati settori, dalla robotica, al biomedicale, dalla telematica alle soluzioni in ambito automotive ed avionica, e, certamente non ultima, in domotica.

Stime di mercato
19 T $, ovvero 19 mila miliardi di dollari, questa la cifra che “la totale digitalizzazione di tutti gli oggetti che esistono farà risparmiare”, secondo John Chambers, che non è proprio un blogger in cerca di visibilità, ma l’uomo che ha reso Cisco un gigante del networking mondiale. Il presidente della Cisco promette che l’Internet of Everything (cioè la connessione in rete non solo degli oggetti che ci circondano, ma anche dei processi e delle persone) eviterà di far dissipare tantissimi quattrini ad aziende e privati e, parallelamente, incrementerà notevolmente la qualità della nostra vita.
A fronte di queste dichiarazioni che giungono dall’altra parte dell’Atlantico, sicuramente non disinteressate, possiamo osservare come in Italia l’approccio all’Internet-of-Things (IoT) sia decisamente meno entusiastico: il 40% degli imprenditori italiani ha dichiarato che internet non serve alla propria azienda, solo il 5% delle imprese italiane utilizza l’e-commerce e, dato ancora più rappresentativo, l’84% delle aziende italiane chiuse nel 2015 non possedeva un sito web. Un quadro del bel paese che non fa ben sperare sul futuro dell’IoT nella nostra nazione. Tuttavia questo scenario ricorda lo scetticismo e la quasi totale assenza delle energie rinnovabili in Italia 15 anni fa, una situazione che è poi fortunatamente cambiata (oggi la produzione primaria energetica da fonti rinnovabili è al 21% della produzione primaria richiesta, mentre risulta “green” il 47% della produzione elettrica nazionale lorda).
Ritornando ai numeri dell’IoT, l’agenzia di analisi Gartner prevede che nel 2020 (mancano solo 4 anni!) il numero degli oggetti collegati alla rete internet sarà pari a 26 miliardi, mentre per l’agenzia ABI Research supererà i 30 miliardi. Una tale quantità di dispositivi connessi cambierà il volto della rete internet come la conosciamo oggi, e perché questo avvenga sarà necessario superare numerosi ed inevitabili problemi tecnici.
Un esempio fra tutti, il più classico, è rappresentato dal limite degli indirizzi Internet che vengono usati per identificare, in modo univoco, ogni dispositivo che comunica sulla rete, sia esso un PC, uno smartphone od in futuro un oggetto connesso. La variante dell’Internet Protocol (IPv4) che è ancora oggi alla base delle comunicazioni in rete, non ha “spazio” per accogliere la futura quantità di oggetti “smart” che saranno connessi al web. Identificato questo limite tecnico, è stato da tempo pianificato l’aggiornamento delle infrastrutture di rete per supportare un’evoluzione del protocollo IP. La nuova variante, denominata IPv6, metterà a disposizione approssimativamente 3.4 × 1038 indirizzi univoci, un numero sufficiente per far fronte alle più rosee previsioni di sviluppo.
l’Internet-of-Things è sempre stata considerata dagli analisti come una grande opportunità ed, al contempo, una sfida significativa per la ricerca e l’industria. Tuttavia la comunità tecnologica nel suo complesso, ha raccolto questa prova ormai da tempo e oggi l’IoT è pronta per regalare i benefici promessi. Anche nei modelli di Hype, utilizzati per misurare il livello di maturità delle nuove tecnologie, l’IoT mostra uno stadio avanzato di maturità rispetto alla maggioranza delle tecnologie emergenti (studio Gartner 2014).


Ambiti di applicazione
Probabilmente tutti questi numeri, oltre a creare confusione, possono apparire eccessivi o forzati. Tuttavia se si pensa in maniera pragmatica ai potenziali ambiti di applicazione dell’IoT, ci si rende conto che tali cifre non sono poi tanto “gonfiate”. Prima di entrare, con qualche esempio concreto, nel cuore delle opportunità offerte dall’IoT è inevitabile presentare una nuova definizione tra le tante dell’internet delle cose: creare un oggetto “smart” (sia esso una macchina industriale o un prodotto finito) significa dotarlo di una intelligenza elettronica, integrare eventuali sensori e connettere il tutto alla rete internet; contemporaneamente raccogliere su web ed elaborare il flusso di dati generato al fine di ottimizzare il prodotto o il processo di interesse ed indirizzare al meglio eventuali scelte decisionali.
Sistemi di controllo e monitoraggio remoto, la tracciabilità dei prodotti e l'ottimizzazione logistica, il controllo del territorio ed il risparmio energetico, l'automazione industriale ed il monitoraggio strutturale degli edifici, ecco alcuni esempi delle capacità dell’IoT. L’internet delle cose trova applicazione nei più svariati settori, dalla robotica, al biomedicale, dalla telematica alle soluzioni in ambito automotive ed avionica, e, certamente non ultima, in domotica.
La pervasività dell’Internet-of-Things è riconosciuta da tutti, e in larga parte gli attori di questa nuova rivoluzione digitale (siano essi tecnici dell’ICT che sociologi ovvero filosofi) riconoscono anche potenziali problemi di scurezza o di violazione della privacy. Non è questa la sede per disquisizioni etiche e sociologiche, tuttavia il problema della Cyber Security a fronte della connessione di miliardi di oggetti che ci circondano, processi e persone, è enorme e delicato, e solo recentemente inizia ad essere adeguatamente considerato. Tuttavia è incontrovertibile che l’introduzione dell’IoT porterà in qualsiasi campo, diversi vantaggi in poco tempo.

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Autore: Davide Baldi, Business Development Executive, RELOC s.r.l. – www.reloc.it

 

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