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Il futuro degli Architetti? solo attraverso strategie comuni con la filiera tecnica e la PA

Alcune riflessioni sulla professione di architetto a valle del VI Congresso regionale degli Architetti di Sicilia, a firma di Giuseppe Scannella, Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catania

Alcune riflessioni a valle del VI Congresso regionale degli Architetti di Sicilia
 
Il VI Congresso regionale degli Architetti di Sicilia ha avuto come focus il tema “lavoro”, declinato rispetto alle condizioni presenti e proiettato alle aspettative per il futuro. Rispetto a queste declinazioni lo si è affrontato partendo dalle criticità più evidenti, che sono tali in tutt’Italia ma che nel Sud del Paese, e in Sicilia in particolare, determinano conseguenze ben più gravi; lo testimoniano i dati specifici di Inarcassa, illustrati durante i lavori dal presidente Giuseppe Santoro. Dati drammatici che, purtroppo, nonostante gli otto anni di crisi non mostrano significativi segni di miglioramento.
Quello che abbiamo sempre pensato è che, per il settore dei professionisti tecnici, la crisi economica globale sia solo una delle concause dello stato di sofferenza, di molto aggravata da una serie di provvedimenti, procedure, decisioni governative che hanno peggiorato, sempre di più, il sistema delle condizioni in cui i professionisti sono costretti ad operare.
 
Ecco che allora la prima delle tavole rotonde tematiche ha cercato di mettere in luce le più evidenti criticità ricercandone possibili correttivi, che possono trovare luogo di discussione e proposizione condivisa soltanto nel contesto nazionale e cioè presso il CNAPPC prima e la Rete delle Professioni Tecniche dopo.
 
Il sistema degli Ordini Architetti di Sicilia è convinto che l’attuale situazione richieda una condivisione di obiettivi e strategie ben più vasta dell’ambito tecnico: a questo scopo ha ricercato e ricerca sinergie e collaborazioni in tutte le articolazioni della filiera edile e professionale.
Temi affrontati nell’ambito della seconda tavola rotonda dove erano presenti i rappresentanti delle professioni tecniche insieme al mondo dell’impresa e dei sindacati. Un tavolo di discussione e proposizione che ha affrontato diverse tematiche, non ultima quella della proiezione verso l’estero delle professionalità ricercando partnership con il sistema confindustriale siciliano, già attivo in tal senso, e quindi capace di costituire veicolo del know-how dei professionisti siciliani verso mercati più ampi. Importantissima, in questo senso, la proposta che dal Congresso parte: la costituzione anche in Sicilia, della Rete delle professioni tecniche, aperta al contributo e alla partecipazione di tutti gli altri attori della filiera.
 
Non è mancato il confronto con la classe politica siciliana, su diversi temi: dal territorio, al paesaggio, alla questione dei centri storici fino alle norme urbanistiche. Per ognuna di tali questioni ci si è confrontati con politici e alti esponenti della burocrazia regionale, segnalando – ancora una volta – le criticità ma offrendo anche soluzioni; come nel caso della L.R.13/2015 (sui centri storici) oppure per la L.R. 16/2015 rispetto alle quali sono state anticipate due proposte di modifica e integrazione, frutto di molti mesi di riflessione collegiale, anche con le altre categorie professionali. Ancora si è proposta una nuova articolazione della L.R. sul Piano casa, vista però non più in un’ottica emergenziale, ma quale ulteriore strumento, coordinato e controllato, per favorire la ripresa del mercato accessibile alle PMI e più direttamente orientata a dare risposte alle esigenze abitative, in una logica di miglioramento complessivo della qualità del patrimonio edilizio, dei cittadini.
Si è anche affrontato il tema della messa in sicurezza degli abitati, purtroppo particolarmente attuale in questo periodo, ragionando sulle varie forme di tutela dei centri storici, sulla necessità di favorire i fenomeni di rigenerazione urbana anche in questi contesti, di cui va assicurata la salvaguardia ma non certamente perseguendo il congelamento e il mantenimento, ad ogni costo, di condizioni di oggettivo e ineliminabile rischio.
 

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