Efficienza Energetica | Edilizia
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Le direttrici d’azione per l’efficienza energetica in edilizia

Le direttrici d’azione per l’efficienza energetica in edilizia: Intervista a Remo Giulio Vaudano, Consigliere CNI referente GdL Energia e Past President Ordine Ingegneri Torino

Intervista a Remo Giulio Vaudano, Consigliere CNI referente GdL Energia e Past President Ordine Ingegneri Torino

1) Ingegner Vaudano, quali sono le direttrici su cui indirizzerà la Sua attività di Coordinatore del GdL Energia del CNI?

Sicuramente l’attività proseguirà in assoluta continuità con la precedente, anche perché facevo già parte del gruppo di lavoro e in questi anni ne ho ovviamente condiviso l’impostazione. Cercheremo di essere il più possibile presenti in tutti i contesti, sia a livello ministeriale sia nell’ambito di altri enti di riferimento come il Comitato Termotecnico Italiano e come l’UNI, per esporre le nostre idee, le nostre posizioni e le nostre convinzioni, sempre in modo molto costruttivo e propositivo; proseguiremo poi, come fatto anche recentemente, ad elaborare dei documenti di interpretazione di alcune norme e leggi e delle linee guida ad uso dei nostri iscritti, che tenteremo, come sempre, di condividere a tutti i livelli, sia nazionale sia locale, anche con altre categorie professionali.

2) Il CNI, insieme ad AICARR, ha proposto un Testo Unico sull'Efficienza Energetica. Ritiene sia una proposta da rilanciare? Quali dovrebbero essere i prossimi passaggi per giungere ad un documento definitivo, e quanto siamo distanti dalla meta?

Io sono uno dei fautori di questa iniziativa e sicuramente la rilancerò con convinzione. Abbiamo condiviso con AiCARR la proposta, anche se in realtà siamo partiti in maniera indipendente. C’è una bozza di documento di base, ne abbiamo già parlato con il Ministero dello Sviluppo Economico, e cercheremo di sostenerlo con vigore perché è evidente che il Testo Unico per essere efficace deve avere valore di Legge e quindi devono essere i vari Ministeri competenti ed interessati a provvedere concordemente sull’emanazione. E’ assolutamente essenziale uniformare le norme esistenti in un Testo Unico perché oggi troppe disposizioni legislative trattano l’argomento in modo non coordinato e non coerente. In più c’è il problema delle Regioni che spesso legiferano anche in questo campo, in modo talvolta disomogeneo, contribuendo alla grande confusione esistente.

3) Uno dei grandi problemi connessi all'applicazione della legislazione energetica in Italia è il controllo. Troppo spesso, gli Enti preposti non dispongono delle risorse per portare avanti questa attività in modo efficace. Lei come vedrebbe una sinergia con gli Ordini professionali, e con gli Ordini degli Ingegneri in particolare?

Sono un fervido sostenitore del concetto di sussidiarietà: noi ingegneri ci sentiamo preparati ad affiancarci all’ente pubblico nei controlli mediante sistemi di autocertificazione. Spesso il committente subisce il blocco di certe situazioni proprio perché non sono attivate le procedure di controllo da parte dell’ente pubblico per carenza di risorse; in questi casi se fosse possibile affidarsi ad un professionista esterno che certifichi la regolarità e l’idoneità di quanto realizzato si otterrebbe il vantaggio economico diretto in relazione ai tempi risparmiati nonché il vantaggio di avere in ogni caso un controllo tecnico che altrimenti rischierebbe addirittura di non avvenire. Noi siamo senz’altro pronti, oltretutto come ingegneri stiamo attivando il concetto della certificazione delle competenze dei nostri iscritti con una procedura di tipo volontario denominata “Certing”, che mediante una metodologia verificata da enti accreditati, consentirà di attestare le reali capacità di ognuno. Saremo quindi in grado di mettere in campo degli ingegneri non solo qualificati dal punto di vista degli studi, ma anche muniti di certificazione delle proprie reali competenze specifiche.

4) Gli analisti stimano che il mercato delle costruzioni crescerà molto, nel mondo, nei prossimi anni. Tuttavia, in Italia si parla solo di riqualificazione dell'esistente. Ritiene che le nuove costruzioni siano precluse sul panorama immobiliare italiano?

Se così fosse la situazione diventerebbe drammatica. Per quanto riguarda l’effettivo sviluppo del mercato delle costruzioni la percezione che noi abbiamo oggi è assolutamente molto diversa: speriamo che gli analisti abbiano ragione e che ci sia effettivamente questo incremento.
In realtà la situazione in Italia è un po’ particolare, intanto abbiamo delle nuove norme che stanno entrando in vigore sul consumo del suolo che effettivamente limiteranno le costruzioni nuove; ora si tratterà di capire che cosa del nostro patrimonio edilizio merita una riqualificazione e cosa no. Abbiamo degli edifici che hanno dei valori storici, artistici e dei valori intrinseci di un certo peso e questi evidentemente dovranno essere riqualificati anche dal punto di vista energetico anche con implicazioni economiche non sempre favorevoli; poi abbiamo anche un patrimonio edilizio “diverso”, soprattutto risalente agli anni ‘50-‘60-‘70, che ha poco valore estetico e problemi di tipo strutturale ed energetico, e qui bisognerà fare delle valutazioni se effettivamente convenga riqualificare oppure non sia più opportuno prendere altre strade che potrebbero arrivare addirittura alla demolizione e ricostruzione con criteri energetici attuali, non con quelli di 50 anni fa prima che entrassero in vigore le norme sul contenimento energetico. Su questo andrà fatta una riflessione molto ampia ed un grande dibattito al quale anche noi ingegneri sicuramente saremo pronti a dare il nostro contributo.

5) Gli ingegneri italiani sono pronti a competere su un mercato almeno europeo? Non ritiene che le dimensioni medie degli Studi professionali siano tali da rendere difficile un ruolo da protagonisti? Considera la strada delle aggregazioni percorribile? Come ritiene che gli Ordini possano aiutare gli ingegneri italiani a svolgere un ruolo di primo piano nel mondo globalizzato?

Gli ingegneri italiani sono preparati e hanno una competenza che deriva dai propri studi, ma anche dalla propria tradizione, che sicuramente non ha niente da invidiare a quella di altri paesi, anzi! In molti casi a livello di preparazione universitaria siamo superiori a molti altri anche in termini forse insospettabili. Però noi abbiamo questa grave carenza strutturale di fondo: siamo ancora “abituati” ad avere degli studi troppo piccoli, quasi per la maggior parte individuali o poco di più, ed è ancora radicata la figura del singolo professionista con pochissimi collaboratori. Abbiamo una mentalità in questo senso molto poco europea e molto da evolvere. Indubbiamente noi abbiamo poche strutture professionali che siano in grado di competere con le grandi strutture che ci sono all’estero proprio per questione di dimensioni, e quindi la strada da seguire sarà sempre di più quella dell’aggregazione e della condivisione di risorse comuni. Anche perché oggi lo studio professionale di piccole dimensioni diventa sempre meno sostenibile dal punto di vista economico e quindi sempre meno competitivo rispetto a strutture di dimensioni diverse. Gli Ordini possono effettivamente fare da elemento di stimolo, da punto di conoscenza per confrontare le proprie esperienze e possono favorire le aggregazioni creando appositi servizi specifici, che sono allo studio. Ma innanzitutto bisogna far sì che tutti gli iscritti siano invogliati a frequentare un po’ di più le sedi degli Ordini, che sono luoghi di conoscenza reciproca fra gli iscritti.
 

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