Data Pubblicazione:

Una Crescita Qualitativa?

Riflessioni su come avviare e conseguire una effettiva maturità digitale nel settore delle Costruzioni

Secondo le previsioni formulate dal CRESME, da Lorenzo Bellicini, in particolare, in merito alla imminente crescita del Mercato della Costruzione (e dell'Immobiliare) nel nuovo ciclo edilizio, la maggiore sfida sarà, tra Digitalizzazione e Sostenibilità, la riconfigurazione del Settore.
Nei recenti report di Atkins e di McKinsey, specificamente dedicati al comparto, ma anche negli studi generali di MIT Sloan, segnalatimi cortesemente da Jennifer Whyte, emerge una questione cruciale: la maturità digitale e le strategie per conseguirla.
In altre parole, sui mercati internazionali, la necessità di convincere i Player ad avviare la Transizione Digitale è ormai elemento scontato, ma, al contrario, le difficoltà sorgono per via della eccessiva offerta di soluzioni digitali innovative, ma puntuali, che riguardano le diverse fasi del processo.
Esse, infatti, generano confusione tra gli operatori, rischiando di causare ingenti investimenti che sono, poi, destinati a risolversi in gravi diseconomie.
Ecco, allora, che ai Competitor maggiori servono specifiche strategie digitali che, da un lato, permettano di disegnare l'interiorizzazione dei processi digitali sin dai vertici aziendali (la cultura digitale dei CEO), mentre, da un altro canto, consentano di indirizzare gli investimenti strumentali, e le corrispondenti politiche reclutative e formative, in una direzione precisa.
La verità è che solo adesso si iniziano a realizzare le implicazioni reali della evoluzione digitale che sono assai più ampie e articolate di quanto locuzioni popolari come BIM non dicano.
Se questa è la condizione in cui versano gli attori più avanzati sui mercati internazionali, discorso differente si rende necessario per la restante parte dei soggetti attivi sui mercati domestici, a partire da quello nazionale, in cui, peraltro, sono attivi un certo numero di operatori qualificati che possono competere ad armi pari coi concorrenti provenienti da altri Paesi.
In linea generale, la maggior parte degli operatori inizia a riflettere seriamente sull'urgenza di avviare i processi di digitalizzazione, identificando, però, con essi l'acquisizione di strumenti elementari di BIM Authoring al di fuori di flussi e di processi dedicati e, in particolar modo, colla pretesa di efficientare gli assetti tradizionali.
Il punto sta, pertanto, nell'individuare rappresentanze, accademie, enti fieristici o altri Stakeholder in grado di orientare questo fenomeno ancora embrionale, che, tuttavia, molti vorrebbero «semplificare»: in questo riduzionismo, in analogia colla riflessione avanzata per i Top Player, si potrebbe annidare la possibilità di indurre a una grave delusione il tessuto frammentato committente, professionale, imprenditoriale.
È, dunque, importante diffidare da approcci che si pretendono «pragmatici», che invitano a diffidare dalle «teorizzazioni», perché, che si parli di rigenerazione urbana o di infrastrutture intelligenti, la posta in gioco è la riconfigurazione del Settore, che comporta, in concreto, azioni di graduale sostituzione anagrafica delle risorse umane, garantendo il trasferimento dei saperi dal mondo analogico a quello digitale.
Ciò che conta, all'interno di questi scenari, è che gli operatori siano disponibili a interrogarsi seriamente sulle proprie identità e sulla natura dei «prodotti» che intendono offrire o realizzare.
È probabile che, pur in presenza di casi esemplificativi di introduzione sul Mercato Disintermediato oppure Reintermediato, di nuovi protagonisti, i GAFAM (Google Apple Facebook Amazon Microsoft) ovvero Darty, Leroy Merlin, Saint-Gobain, lo spettro della marginalizzazione dei soggetti tradizionali non funzioni bene come spauracchio, ma la gran parte degli attori convenzionali stenta a trarre beneficio massimo dai processi di digitalizzazione perché non possiede una cultura dell'Intangibile, fatica a vedere «oltre calce e mattoni».
Non è un caso, infatti, che sia proprio la presidenza di Assoimmobiliare a sottolineare come il prodotto immobiliare stia acquisendo i tratti evolutivi della dinamicità e della flessibilità: si tratta dello stesso cespite che sempre più fornirà informazioni sulle proprie prestazioni e sul comportamento dei suoi occupanti.
Che cosa significherà, allora, aumentare i volumi di investimento, senza aumentare la produttività dei soggetti coinvolti e senza incrementare il «valore» dei predetti investimenti?
La stessa riqualificazione energetica (e sismica) condominiale corre il probabile rischio di limitarsi agli aspetti materiali riguardanti le prestazioni degli edifici, mancando la dimensione ineffabile dei servizi alla persona, che costituiscono il core business del Settore dell'Ambiente Costruito.