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Un candido poliedro in cemento: la Casa da Musica di Rem Koolhaas a Porto

Un candido poliedro in cemento: la Casa da Musica di Rem Koolhaas a Porto

Un’avventura architettonica: guarda il video ed esplora la Casa da Musica  



La Casa da Música è stata costruita in occasione della candidatura della città di Porto come Capitale Europea della Cultura per l'anno 2001, lo studio OMA di Rem Koolhaas ha vinto la competizione internazionale per realizzare la nuova Sala da Concerto nel centro storico della città portoghese, in un lotto affacciato sulla centrale Rotunda da Boavista.
Dal punto di vista urbanistico OMA ha scelto di non inserire la nuova sala concerti all’interno dell'anello di vecchi edifici che definiscono la Rotunda, ma di creare un manufatto che si staglia solitario su una collina- basamento  in travertino visivamente collegato al parco storico  della Rotunda da Boavista circondato su tre lati da un mix eterogeneo di edifici, si passa dal banale edificio di periferia a quello decisamente malandato per arrivare a fabbricati signorili e dal tono aulico.
Questa scelta di continuità visiva e allo stesso tempo di isolamento e collocazione su una sorta di piedistallo dell’edificio ha risolto contemporaneamente  le questioni  di simbolismo, visibilità e accesso come viene spiegato dallo stesso architetto “attraverso la continuità e il contrasto, il parco della Rotunda da Boavista, dopo il nostro intervento, non è più una semplice cerniera tra il vecchio e il nuovo Porto, ma diventa un incontro positivo di due diversi modelli della città”.



L’intenzione di Rem Koolhaas  è stata proprio quella di fare di questa nuova realizzazione il prototipo della nuova città, in opposizione, ma anche in dialogo con la Porto più vecchia affinché dalla contiguità possa nascere un incontro positivo tra due modelli distinti di città.
La stessa frequentazione di questo nuovo spazio consente ai visitatori di fruire in modo nuovo gli spazi urbani, scoprendo scorci alternativi in un costante richiamo con gli altri landmark del tessuto urbano.


La piazza in travertino, completamente pedonale, si configura come un piano ondulato che si innalza in prossimità di Avenida de Boavista e Rua 5 de Outubro creando degli spazi interni per negozi o per accessi ai piani interrati. I giovani hanno da subito popolato lo spazio circostante all'edificio e non è raro notare gruppi di skaters che approfittano delle deformazioni del piano che in alcuni punti arriva a costituire vere e proprie rampe. 
Il termine contrasto è sicuramente quello che meglio  definisce l’effetto visivo prodotto dall'inserimento di questo blocco monolitico gigante in calcestruzzo bianco in un contesto caratterizzato e caratteristico come può essere il centro storico di una città del Portogallo quale è  appunto Porto.

La Casa da Musica si presenta  come un poliedro irregolare fortemente caratterizzato dalle sfaccettature e dal colore bianco, tipico tra l’altro degli edifici del famoso architetto portoghese Alvaro Siza al quale Rem Koolhaas  ha voluto in questo modo riferirsi e rendere omaggio. 
Dal poliedro in calcestruzzo OMA procede con operazioni sottrattive per ricavare all’interno gli spazi necessari alle destinazioni funzionali. La costruzione perciò appare in un primo momento slegata dal contesto, ma riacquista un dialogo con l’ambiente  circostante dal momento che le numerose operazioni di svuotamento del volume vengono fatte in funzione di alcune direzioni dominanti. Già negli elaborati di concorso si è evidenziato come l’auditorium principale, Sala Suggia, sia in realtà orientata precisamente verso la direzione della Rotunda da Boavista, inquadrando esattamente il Monumento "aos Heróis da Guerra Peninsular" nel centro della Rotonda.

  

Elevandosi per otto piani sul livello della strada e per tre piani interrati, l'edificio raggiunge in sommità un'altezza di circa 40m sostenuto da robuste pareti in calcestruzzo armato bianco di circa 40cm di spessore che ne costituiscono, a guscio, l'involucro esterno. Internamente la struttura è concepita con un sistema strutturale ibrido, che vede in primo luogo una struttura portante in calcestruzzo armato che dalle fondazioni percorre verticalmente l'edificio fino alla Sala Suggia (le pareti longitudinali dell’auditorium principale raggiungono lo spessore di un metro e agiscono come diaframmi interni che legano la copertura in senso longitudinale)  e in secondo luogo una struttura reticolare in acciaio che, poggiata sulle pareti in calcestruzzo, si articola sino al tetto. La complessità della struttura è legata indubbiamente alla forma singolare dell'edificio, da cui ne deriva anche un' articolata composizione in pianta. 
Relativamente alla tipologia della sala da concerti Rem Koolhaas spiega come “negli ultimi trent'anni gli architetti abbiano cercato affannosamente degli escamotage per fuggire alla tirannia della tipologia dominante definita  shoe-box (scatola da scarpe). Tuttavia, dopo aver studiato la qualità acustica delle sale da concerto esistenti, abbiamo dovuto concludere con il nostro esperto in acustica che le migliori sale del mondo hanno una forma di shoe-box. Accettata l’inevitabile superiorità acustica di questa forma tradizionale, ci siamo chiesti in che modo rivitalizzarla e riattualizzarla”. 
In effetti, nonostante l’adozione della shoe-box, la Casa da Musica è comunque un edificio assolutamente ed incredibilmente innovativo nel suo genere, in particolare nella scelta di colori e materiali.
È l'unica sala concerti al mondo con due pareti realizzate interamente in vetro. Di conseguenza, il suo auditorium da 1.300 posti risulta inondato dalla luce che proviene sia da dietro il podio sul quale l'orchestra è collocata sia dalla parete alle spalle del pubblico.

 
Casa da Musica, interno Sala Suggia – Auditorium principale

La morbida luce bianca dell'Atlantico, tipica di Porto, rende l’ambiente molto piacevole ma come idea manda nel panico gli esperti in acustica, le pareti di vetro infatti disperdono il suono in modo casuale e imprevedibili e ovviamente, rischiano di lasciare filtrare il rumore del traffico esterno.
Koolhaas da una soluzione al problema allo stesso tempo tecnica e scenografica, le due cortine vetrate hanno un andamento ondulato, come se fossero tende in vetro; la stretta ondulazione ad S si è rivelata particolarmente utile per la compensazione e la divergenza delle onde sonore e unitamente al fatto di aver previsto due membrane in vetro poste ad un metro di distanza l’una dall’altra risolve brillantemente sia la questione dell’isolamento acustico che termico.  
In opposizione ai “tendaggi” trasparenti dei lati corti, che tra l’altro, aprono la sala alla città offrendo Porto stessa come scenario per le performance, sui lati lunghi della shoe-box l’architetto propone una livrea lignea le cui venature giganti  sono in rilievo e di colore dorato movimentando teatralmente la prospettiva. I lati lunghi presentano inoltre numerosi affacci laterali comunicanti visivamente con alcune sale per performance adiacenti, permettendo la visione dello spettacolo da diversi punti di vista e diverse altezze.


 Casa da Musica, interno Sala Suggia – Auditorium principale

Oltre all’Auditorium principale, concepito come una semplice massa scavata interamente dalla forma solida dell'edificio, la Casa da Musica contiene anche uno spazio per performance più piccolo e flessibile, senza posti a sedere fissi, dieci sale prove, sale registrazione, Monolocali, uno spazio per la formazione, un ristorante, una terrazza, un bar, una sala VIP, aree amministrative e un parcheggio sotterraneo per 600 veicoli.
L’area Vip rappresenta uno degli spazi più caratteristici all'interno del complesso. E’ stata creata come una sorta di stanza simbolo, uno spazio formale e istituzionale nella quale rappresentare la cultura portoghese, è caratterizzata  da una parete e dal soffitto completamente rivestiti in piastrelle dipinte a mano con tradizionali icone pastorali (azulejos) e da una parete completamente vetrata. 


 Casa da Musica, area Vip

L’architetto ha scelto deliberatamente di non creare un grande foyer centrale; ha realizzato invece un percorso pubblico continuo che collega gli spazi intorno all’Auditorium principale  tramite scale, piattaforme e scale mobili; il circuito ad anello (loop) crea la possibilità di utilizzare l'edificio per i festival con performance simultanee e, contemporaneamente, fa si che l'edificio diventi un'avventura architettonica che  conduce di volta in volta  in ambienti intimi e confortevoli o grandiosi e formali con scorci inaspettati sulla città di Porto o su altri ambienti interni. 
In genere le istituzioni culturali servono solo una parte di una popolazione. La maggioranza conosce la loro forma esterna, solo una minoranza sa cosa succede all’interno. OMA ha affrontato anche il tema del rapporto tra la sala concerti gli spettatori all’interno e lo spazio pubblico esterno. L'edificio rivela i suoi contenuti alla città senza essere didattico, allo stesso tempo la città è esposta al pubblico in un modo che non è mai accaduto prima. 

Riferimenti
www.archdaily.com      
www.theguardian.com   

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