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La gestione delle fonti storiche

Alcune riflessioni a partire dal caso-studio dell’Albergo dei Poveri di Genova

Alcune riflessioni a partire dal caso-studio dell’Albergo dei Poveri di Genova

Abstract
Per programmare e progettare in modo più consapevole interventi di qualsiasi tipo ed entità in un qualsiasi edificio storico è indispensabile conoscerne, tra le altre cose, l’evoluzione nel tempo. Ciò può essere fatto a partire da fonti dirette (tramite gli strumenti messi a disposizione dall’archeologia dell’architettura) e indirette (ossia tutte le fonti scritte, grafiche e orali in grado di fornire notizie sulla costruzione dell’edificio, sugli interventi di trasformazione e manutenzione attuati nel corso dei secoli e sulle sue destinazioni d’uso storiche).
Se l’edificio in esame è un edificio monumentale e di grande complessità la gestione delle informazioni storiche dirette e indirette può essere ardua, proprio in relazione alla quantità di informazioni da gestire e alla complessità dei rapporti che ogni informazione ha con le altre e con l’edificio oggetto di studio.
Uno degli scopi del GIS costruito per l’Albergo dei Poveri è proprio quello di relazionare i vari documenti storici e le diverse informazioni archeologiche alla struttura spaziale e materiale dell’Albergo, cosa che serve sia per meglio sviluppare la conoscenza del complesso architettonico, sia per utilizzare gli esiti di tale conoscenza in fase progettuale.
Per quanto riguarda la lettura stratigrafica dell’intero complesso utile a stabilire la sequenza costruttiva delle varie parti dello stesso, occorre dire che essa è resa difficoltosa a causa delle caratteristiche dell’edificio scelto come caso-studio, quasi completamente intonacato.
Per quanto riguarda le fonti indirette, assai ampie e di varia natura, uno dei problemi che si è fin da subito evidenziato è che esse riguardano talvolta l’intero complesso (spesso, come accade per i numerosi contratti di fornitura di materiali, senza specificare quale parte dello stesso sia in quel momento in costruzione), talvolta singole parti anche assai ampie, fino ad arrivare ai suoi più minuti componenti. Molto spesso, inoltre, il carattere informativo dei documenti scritti e grafici raccolti è sfuggente, generale e variamente interpretabile. Cosa è utile allora inserire in un GIS? Quali ricadute operative tali fonti possono avere nella costruzione di un BHIMM? Da una parte occorre preservare l’integrità del documento perché solo esso costituisce la vera fonte delle notizie che da esso ci interessa ricavare, dall’altra può essere utile frammentarlo nelle sue varie componenti informative, per relazionare all’edificio e alle sue parti ogni singola notizia, non più dato “autentico”, ma dato interpretato, con tutte le difficoltà e i rischi che ciò comporta.  

Tratto dal Convegno
Modellazione e gestione delle informazioni per il patrimonio edilizio esistente
Built Heritage Information Modelling/Management – BHIMM
Politecnico di Milano, 21/22 GIUGNO 2016

 

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Anna Boato

DAD-Dipartimento Architettura e Design, Scuola Politecnica, Università degli Studi di Genova

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