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Space planning per Tall Buildings -intervista all’architetto Alessandro Adamo partner di Lombardini22 e direttore di DEGW

L’architetto Alessandro Adamo spiega come la maggiore mobilità delle persone, legata all’uso delle nuove tecnologie, abbia radicalmente cambiato il modo di lavorare e, conseguentemente, la concezione dello spazio-ufficio.

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EY - Creative area / Informal area - Caratteristica dei nuovi spazi lavorativi è l‘alternanza di ambienti open con postazioni di lavoro più tradizionali

L’architetto Alessandro Adamo dà forma ai nuovi modi di vivere l’ufficio, progettando ambienti orientati ai nuovi modi di lavorare, basati sui valori di mobilità, informalità e condivisione che caratterizzano le forme emergenti del lavoro contemporaneo.
Nell’intervista al portale INGENIO l’architetto spiega come la maggiore mobilità delle persone, legata all’uso delle nuove tecnologie, abbia radicalmente cambiato il modo di lavorare e, conseguentemente, la concezione dello spazio-ufficio.


EY - Area lockers / info kiosk - Nei nuovi spazi lavorativi post-smart-working le postazioni open così come gli ambienti chiusi – sale riunioni, conferenza ecc. – non sono assegnate ma prenotabili attraverso un sistema digitalizzato

Questa trasformazione, da un punto di vista della tipologia di layout, è sostanzialmente la stessa sia che si tratti di edifici “bassi” che di edifici “alti” o Tall Buildings: fondamentalmente possiamo dire che l’idea della postazione fissa è ormai superata, così come l'equivalenza tra postazioni e dipendenti.
Trent’anni fa gli uffici venivano disegnati in modo molto gerarchico, in base al peso che le persone avevano in azienda. Questo implicava continui aggiornamenti di layout perché magari il quadro diventava dirigente ed aveva bisogno dell'ufficio chiuso … Successivamente si è passati al boom dell'open space: si è cominciato a ridurre le pareti e il numero degli uffici chiusi, creando spazi dove inserire un maggior numero di postazioni per metro quadro. In entrambi questi contesti c'era un'invariante: le persone dovevano andare in ufficio per lavorare.

 
Alcatel Lucent - Theatre

Oggi, in fase “post-smart working”, come la definisce l’architetto Adamo, in tutti i settori, grazie alla tecnologia molto più mobile e portatile, si può lavorare in modo più delocalizzato. Infatti, spiega l’architetto, “con DEGW, attraverso il monitoraggio dell’uso effettivo dello spazio ufficio – l’attività di consulenza che si chiama Time Utilization Study –, rileviamo che le postazioni sono mediamente utilizzate metà del tempo lavorativo. Aumentano le attività di lavoro in team, relazione e socializzazione all’interno degli spazi uffici. Questa evoluzione è possibile grazie alla tecnologia, che permette di creare mobilità lavorando in luoghi diversi. Disegniamo quindi sempre più spazi per le organizzazioni in base alle funzioni e alle attività. Bisogna allora analizzare i processi lavorativi. Oggi le aziende sono molto più attente al benessere delle persone: DEGW le mette al centro in ogni progetto creando scenari diversi, confortevoli, ergonomici, accoglienti.”

 
Alcatel Lucent – Caffetteria

Ormai le aree di supporto occupano il 40/50% dello spazio disponibile (negli uffici tradizionali il 20%), inoltre non si tratta di semplici sale riunione ma aree in cui le persone possono incontrarsi e in qualche modo “contaminarsi” : spazi meeting, luoghi ricreativi, spazi dove si lavora in modo diverso, e quindi aree project, aree informali, social hub, cabine dove le persone possono fare delle conference call. I vari worksetting sono differenziati nella forma e nell'estetica e ciascuno è pensato per rispondere a diverse funzioni e per stimolare l'interazione e la creatività. Tra le tante e diverse tipologie di aree di lavoro ci sono ad esempio le «Smart Platform», posizionate all'interno di strutture di metallo, chiuse da pannelli acustici e lavagne scorrevoli, pensate per impegni che richiedono particolare concentrazione. Mentre nei «Social hub», uno diverso dall'altro, le persone possono incontrarsi, fare riunioni informali o piccoli break con i colleghi. 
L’ufficio è una sorta di città, dotata dei servizi necessari alla vita comune e sociale. Ampie le zone ibride, ossia di lavoro e relax, diverse dalle usuali postazioni. Lo spazio di lavoro diventa stimolante, colorato e vario, in modo da adattarsi alle diverse esigenze del lavoratore, compresa la necessità di rilassarsi o di effettuare riunioni informali.
Questa componente sta crescendo sempre più perché tendenzialmente in ufficio si va per sviluppare delle attività in team. Questo è il cambiamento, i nuovi obiettivi aziendali sono: lavoro di gruppo e flessibilità degli spazi; le postazioni tendenzialmente non sono assegnate e, come le aree di supporto, vengono prenotate attraverso un sistema digitalizzato.
Parlando specificatamente di Tall Buildings il tema è quello di pianificare una città in verticale, analizzarne i flussi creando interpiani con aree social e di interazione.
I tre fattori principali della progettazione sono: efficienza, efficacia, espressione.


L’efficienza è relativa alla razionalizzazione dei flussi di circolazione delle persone; negli edifici pubblici alti occorre distribuire le facilities in modo intelligente così da ridurre i flussi delle persone, questo significa ad esempio frazionare i punti di ristoro collocandoli su piani diversi, prevedere ristoranti in posizioni panoramiche con accesso pubblico indipendente dagli uffici ma anche  ristoranti aziendali… Inserire ascensori panoramici pubblici e ascensori ad uso esclusivo dei tenants. Studiare quindi quali saranno i flussi in orizzontale e verticale delle persone che occuperanno gli spazi arrivando alla mattina dalla stazione della metropolitana o dall’eventuale parcheggio interno, andranno nel posto di lavoro e vivranno l’edificio nel corso della giornata. 
L’efficacia è invece legata alla flessibilità degli spazi, una tematica da considerare per gli edifici alti infatti è che si va verso formule multi-tenant (quindi con più società affittuarie), il che significa una maggiore labilità funzionale dei progetti di interni per adeguarsi alle diverse esigenze delle eventuali nuove proprietà. Significa anche che il costo si rapporta all’area netta occupabile e che è importante disporre di una pianta libera per variare anche la destinazione.


L’espressività è in qualche modo legata alla contaminazione al fatto di sfruttare aree interne come ad esempio hall o scale per creare spazi di socializzazione e di incontro, luoghi non solo di rappresentanza ma che invitino alla socializzazione e allo scambio, creare dei blocchi di 4/5 piani autonomi ma con connessioni intermedie magari con affaccio su uno spazio a doppia altezza comune, dare visibilità all’edificio nel contesto urbano studiandone in modo particolare la parte terminale alta,  creare sfalsamenti tra i piani per realizzare terrazze con del verde ad uso dei tenant…
Certo la labilità funzionale non è facile da proporre/imporre: le persone, soprattutto sul luogo di lavoro, sono renitenti a “essere cambiate”. Verticale o orizzontale che sia, lo spazio ufficio deve essere disegnato per le persone.
Non è mai soltanto una questione di “spazi”. Sono le persone il vero valore delle aziende. 

non basta preparare gli spazi per le persone, oggi occorre anche preparare le persone ai nuovi spazi di lavoro e occorre gestire il cambiamento in modo flessibile anche nell’approccio progettuale perché il cambiamento è un viaggio, non una destinazione”.

L’articolo è tratto in parte dall’intervista realizzata da Chiara Samorì per INGENIO-web e in parte dall’intervento dell’Architetto Adamo al Convegno Internazionale Tall Buildings tenutosi il 7 giugno 2017 a Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Guarda il video relativo al Convegno Tall Buildings