Data Pubblicazione:

Andremo ancora fisicamente in cantiere?

Articolo aggiornato: 14/09/2017

Gli aggettivi digitale, elettronico, informatico sono come l’aria che respiriamo, sono dappertutto, è recentissimo il via al ‘domicilio digitale’, ma ogni giorno, da qualche tempo, ci confrontiamo con questo processo di trasformazione.

Cuore dell’innovazione digitale nel settore delle costruzioni, ma ovviamente anche negli altri ambiti, è lo sviluppo della tecnologia elettronica, che genera fondamentalmente due entità: l’hardware ed il software; potremmo semplicisticamente dire: il braccio e la mente, senza dimenticare che dietro tutto questo c’è l’intelligenza dell’uomo. Qui ci si occuperà del software.

Il software è una necessità, uno strumento indispensabile e vitale, nello studio tecnico. Sia nella grande società, sia nel piccolissimo studio d’ingegneria la trasformazione digitale è in atto da un pezzo, chiaramente in varia misura, ma per ogni dimensione professionale, uno dei costi importanti è sicuramente quello relativo all’acquisto del software. Nella tabella che segue, proprio per pensare ad un possibile risparmio economico, è riportato un piccolo elenco di quello che viene detto semplicisticamente software ‘non proprietario’ o ‘non commerciale’, cioè quello che viene indicato come free e open source , e nel gergo comune spesso indichiamo come il software gratuito, che potrebbe essere utilizzato, in alternativa al software commerciale, nelle varie attività.

Il settore delle costruzioni è molto variegato, facendo riferimento ad esempio al Veneto, regione in cui viviamo e lavoriamo da sempre, il territorio tutto, dal mare, al lago, alla montagna, con la particolarità di Venezia, le città e i piccoli paesi, danno luogo a una molteplicità di attività, diverse tra loro, dalla grande opera al piccolo progetto, che comunque devono sintonizzarsi con l’onda digitale. Le diverse attività, di nuova realizzazione o di ristrutturazione e manutenzione, comunque partono da rilievi, hanno una fase più o meno estesa, a seconda dell’entità dell’opera, di progettazione e infine c’è la fase di esecuzione e/o di installazione.

L’elenco che segue, in ordine alfabetico, vuole solo essere uno spunto da cui partire, una lista, sicuramente limitatissima, che copre solo alcune attività del processo costruttivo, con l’obiettivo di incuriosire il lettore ad esplorare alternative, che potrebbero essere interessanti per il proprio lavoro, non solo per un discorso economico, ma anche perché tali software sono ‘aperti’, cioè adattabili a diverse piattaforme e non legati a particolari tecnologie:

software-open.jpg
Aspetto non meno importante nel processo di innovazione e digitalizzazione è sicuramente l’impegno della persona, sia come professionista, sia come cittadino, nell’accogliere e nel formarsi adeguatamente per poter cogliere tutte le opportunità a venire. E’ importante seguire l’aggiornamento dei programmi, che nonostante talora le nuove funzionalità possano sembrare una complicazione inutile, alla fine si rivelano importanti per una gestione più efficiente ed efficace delle nostre attività.Per completezza si ricorda che ultimamente anche rinomate aziende produttrici di software propongono versioni ‘a costo zero’ del proprio software, ma la caratteristica di gratuità spesso è pagata con delle limitazioni d’uso temporali o dimensionali.

Adesso lavoriamo ancora molto spesso con software installati sui nostri PC, ma nel futuro si lavorerà sempre di più online, quindi il problema della sicurezza dei dati sarà sempre più importante. Nella nostra postazione di lavoro ci sarà solo un tablet (o qualcosa di simile, magari indossabile) connesso alla rete, da lì si potrà fare tutta l’attività prevista o quasi … stamperemo con una potente stampante 3D l’edificio che abbiamo progettato e diventeranno virtuali anche le visite in cantiere?
Tornando alla domanda iniziale: “quale strada perseguire nell’acquisto del software per lo studio? Proprietario oppure Open?” crediamo che la risposta stia, almeno per noi ingegneri, nell’affidabilità del prodotto e nella sua completezza di copertura dei requisiti. Quindi nella serietà dell’organizzazione che offre tale prodotto. Ma mentre sui requisiti specifici ogni categoria di ingegneri sa dire la sua (ad esempio GIS o rendering 3D) dobbiamo renderci conto che questi strumenti diventeranno sempre più parte di sistemi complessi e non prevedibili. Tutto il progetto Industry 4.0 si basa proprio sull’idea di interconnettere le varie componenti del processo in modo da migliorarlo, ottimizzarlo ed offrire opportunità di business neanche immaginabili.
Diventa quindi importante che gli strumenti di cui ci dotiamo soddisfino anche ai requisiti strutturali e di sistema “nascosti” e che adottiamo modelli organizzativi e di lavoro standardizzati e “a norma”. Questo perché questa è la modalità attraverso la quale è possibile ridurre il rischio di esporci a danni diretti (furto o danneggiamento dei nostri dati) o indiretti (attraverso i nostri strumenti e sistemi vengono procurati danni ad altri soggetti).

Non è quindi sufficiente dotarsi di buoni strumenti a prezzi adeguati, ma rendiamoci conto che questi oggetti diventano componenti di un sistema interconnesso molto complesso in cui il livello di sicurezza è determinato dall’oggetto (o dal comportamento del soggetto) più “debole”. Quindi non è sufficiente che io mi doti di strumenti adatti, devo assumere modi di lavoro tali da proteggermi dal fatto che magari un altro soggetto a cui sono consapevolmente, o inconsapevolmente connesso, possa immettere nel sistema agenti dannosi.

Chi sono i soggetti più preparati per svolgere tale compito, sia in fase di progettazione, che di conduzione e di verifica sistematica? Ovviamente gli ingegneri dell’informazione, opportunamente formati e costantemente aggiornati. Questo fatto rappresenta anche una opportunità economica. Gartner, in un recente studio da poco pubblicato ha indicato significati incrementi di spesa nell’ambito della sicurezza informatica. Inoltre è consolidata la consapevolezza per cui incrementare la sicurezza nelle organizzazioni non significa solo spendere per nuove tecnologie. Il lavoro è spesso da fare a partire dal basso, attivando i giusti processi e le policy corrette.

Un’ultima riflessione. Questo processo globale che passa sotto vari nomi e tocca vari aspetti (Industry 4.0, BIM, BMS, ecc…) ha una caratteristica comune: richiede un insieme di competenze che non sono concentrate in una unica figura professionale (architetto, geologo, ingegnere edile,…) ma in molte figure professionali che hanno tutte un denominatore comune: l’ingegneria. Questo vuol dire che la figura dell’ingegnere sarà centrale in questo processo a patto che egli sappia sviluppare quelle competenze di relazione e di comunicazione e sia in grado di lavorare in team.

Quindi: buon lavoro a tutti!


 Articolo a cura di