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Ricostruzione Appennino: il nuovo approccio del Commissario De Micheli

Ricostruzione Appennino: il nuovo approccio del Commissario De Micheli

L’occasione per fare il punto su dove siamo e come si evolverà la Governance della ricostruzione nelle aree dell’Appennino centrale colpite dal sisma oltre un anno fa è stata la presentazione del libro del professor Remo Calzona dal titolo insolito De Terraemoto presso l’Ance. Qui il Commissario Paola De Micheli ha tracciato le linee guida dei prossimi mesi. Con un approccio da lei stessa definito “umile” il Commissario si appresta a far fare alla ricostruzione uno scatto partendo da alcune consapevolezze. “Il terremoto dello scorso anno ha colpito un territorio molto ampio caratterizzato da diversità consistenti, ma soprattutto da una complessità geologica e geografica e da un processo di spopolamento in atto da tempo, che richiedono una particolare attenzione rispetto alle scelte da fare nella ricostruzione.” Con la conseguenza che diventa importante e decisivo capire e fare le scelte giuste. “non possiamo sbagliare. E’ meglio attendere qualche mese in più ma avere chiaro che cosa va fatto e soprattutto come va fatto, per dare una prospettiva a popolazioni e territori, evitando spreco di risorse e interventi destinati poi a non garantire quella sicurezza e qualità che debbono essere in cima agli obiettivi del Governo.”
 
Per l’onorevole De Micheli il ruolo del Commissario deve essere chiaro , “il mio è un incarico manageriale”, un attività di guida e di coordinamento. Ciò in un contesto di produzione normativa specularmente complessa e sovrabbondante, che non può che essere riletta alla luce degli obiettivi. In questo ambito le ordinanze sono un punto fermo così come la legislazione esistente, ma è sembrato emergere dalle parole del Commissario la volontà di trovare delle soluzioni in grado di superare le numerose criticità collegate a una gestione eccessivamente burocratizzata. In uno scenario di generale insoddisfazione dove i ritardi sono evidenti, la complessità un dato di fatto e dove persistono rilevanti difficoltà a trovare delle soluzioni efficaci per dare risposte concrete e rapide alle esigenze delle popolazioni locali diventa essenziale ricostruire un dialogo tra le diverse istituzioni partendo da una chiarezza su cosa si può fare e chi lo deve fare.
“Quel che ho riscontrato in questi due mesi di presenza nei territori colpiti dal terremoto è soprattutto una scarsa conoscenza del rapporto tra i diritti riconosciuti a cittadini e operatori economici e l’apparato normativo e delle regole destinati a garantirli. VI è un deficit di informazione e di formazione che è alla base di molte delle criticità che stanno caratterizzando questa fase post sisma. Va fatta chiarezza e favorire un processo virtuoso di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali mettendo in condizione le amministrazioni locali di svolgere il loro lavoro sul territorio. Ma le amministrazione debbono avere chiaro quel che possono fare e come lo debbono fare. Su questo aspetto dobbiamo lavorare tutti insieme.” Il Commissario non si nasconde che sul fronte dell’informazione si siano verificati e persistano situazioni di confusione e talvolta di sovrapposizioni e di non corrispondenza tra i diversi livelli e strumenti , da correggere e da riallineare.
 
Un tema caldo e dove si concentrano molte delle critiche al Governo e all’attuale sistema di gestione della ricostruzione riguarda gli appalti pubblici. Il presidente dell’Ance Giuliano Campana ha chiesto esplicitamente una sospensione del nuovo Codice e un intervento deciso a rivedere i meccanismi di selezione delle imprese e di affidamento dei lavori attualmente in atto nelle aree del terremoto. Campana ha ricordato come sia emblematico il programma straordinario relativo alle scuole approvato a Gennaio e che ha visto su 21 interventi previsti ben 13 procedure negoziate andate deserte e solo 2 aggiudicati, quando l’obiettivo era aprire le scuole a settembre. Egualmente, il presidente dell’Ance ha sottolineato l’assurdità di gestire la selezione degli operatori e gli affidamenti attraverso il sorteggio: “un meccanismo che svilisce la qualificazione acquisita dalle imprese e vanifica qualunque possibilità di programmazione dell’attività di impresa.” Appare evidente come questo modo di operare non possa garantire nessuno e rischi di dequalificare e deprimere ulteriormente professionalità e mercato. Tra l’altro in quello che si avvia a diventare uno dei principali cantieri di Europa. Sulla questione, ricordando la sua esperienza e il suo ruolo nel Governo sia rispetto alla ricostruzione dei due precedenti sisma de L’Aquila e dell’Emilia Romagna, così come il suo coinvolgimento nel varo del nuovo Codice degli appalti, il Commissario ha riconosciuto la necessità dii dare delle risposte, trovando delle soluzioni che tuttavia non sembrano facilmente individuabili.
 
Un punto fermo, comunque, al di là delle procedure non può che essere “una qualità del costruire in grado di garantire la massima sicurezza e soluzioni in linea con precisi obiettivi di sostenibilità, ambientale ed economica. Oggi le soluzioni tecnologiche e l’innovazione industriale nelle costruzioni garantiscono risultati eccellenti. Su questo l’impegno sarà massimo. Così come è una priorità assicurare la correttezza e la regolarità sul fronte dei rapporti di lavoro e della sicurezza nei cantieri.” Un aspetto fondamentale ribadito nei fatti con il varo della prima ordinanza firmata dal nuovo Commissario, la numero 41 del 2 novembre scorso, con la quale si dettano le misure volte ad assicurare la regolarità contributiva delle imprese operanti nella ricostruzione pubblica e privata. Con questo provvedimento non solo si mette al centro il DURC, ma viene inserito l’obbligo, nella fase di avanzamento dei lavori, della verifica attraverso la certificazione della Casse edili territoriali della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata dall'impresa nel cantiere interessato dai lavori. Si tratta di uno strumento importante di controllo, destinato a garantire non solo la regolarità ma anche favorire una più qualificata partecipazione da parte delle imprese.