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Rossi e Verdi: Guarire dalla Crisi

Obblighi legislativi come elementi fondativi di una politica industriale frutto di un progetto strategico teso a rafforzare gli interessi degli attori nazionali e il Sistema Paese

La presentazione che Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME, ha tenuto il 15 Novembre 2017 nell'aula magna dello IUAV a Venezia è stata, come al solito, di grande ampiezza e interesse.
L'elemento, il codice, semaforico, più rilevante della sua riflessione è stato dato, indubbiamente, dai Verdi che contraddistinguevano tutti i segmenti di mercato oggetto delle previsioni per il 2018 formulate dall'istituto romano di studi economici settoriali.
La questione di fondo, tuttavia, sta nella considerazione che vi sia il concreto rischio che il comparto sia affetto da daltonismo, nel senso che fatichi a vedere il Verde della Ripresa cogli occhi della mente, focalizzati sul Rosso della Crisi, della peggiore recessione mai vissuta dalla fine del secondo conflitto mondiale e, probabilmente, anche dall'avvio della maggiore trasformazione del mercato che esso abbia mai conosciuto.
La complessità oggettiva di questa situazione è causata dal fatto che la Ripresa, che altrove si definirebbe ulteriore Espansione, si snoda in maniera, talvolta, apparentemente contraddittoria: incremento dei volumi di transazione dei macchinari per il movimento terra e aumento dei volumi di vendita di prodotti per le finiture, attenzione rivolta alla prevenzione territoriale e rigenerazione dei tessuti nelle agglomerazioni urbane, e via dicendo.
La sensazione, pertanto, è che, nell'imminenza di una consultazione elettorale che si annuncia assai incerta, non solo nei numeri, ma anche nei significati, occorra riannodare molti fili del dialogo tra decisori politici e operatori economici che permettano di ridisegnare una (auto)rappresentazione identitaria del Settore.
Questa è la ragione principale per cui una narrazione sia imprescindibile, per andare oltre i micro-conflitti che intercorrono con assai frequente ricorrenza, tutti certamente legittimi e fondati, ma ostativi di una via che consenta di intravedere tutte le sfumature di Verde che si prospettano.
Dalle considerazione di Lorenzo Bellicini emerge la dimensione della Media Organizzazione, committente, professionale, imprenditoriale, di un attore, quindi, che a seguito o meno di processi aggregativi, inizi a muoversi con sicurezza e fiducia, proattivamente, nel mondo della Economia Circolare e Digitale.
La sfida che si percepisce nel comune sentire degli operatori migliori, quelli che rappresentano il futuro del Settore, è intrisa di Innovazione e di Legalità, ove questa espressione sta a significare che se si desidera sviluppare una cultura industriale per la Costruzione e per l'Immobiliare occorre agire in maniera sinergica e sistematica sulla rivisitazione dei processi gestionali e sulla reinvenzione della natura dei prodotti immobiliari e infrastrutturali, ma pure creare le condizioni che tutelino la competitività dei migliori stakeholder: dall'equo compenso per i professionisti ai contratti di lavoro per gli imprenditori.
Serve, in altre parole, un «luogo» in cui si renda visibile una politica industriale settoriale che, da un lato, tenga assieme tanti provvedimenti puntuali o monotematici di grande spessore prospettico, ma che, dall'altro lato, conferisca loro un senso unitario, li configuri attraverso un racconto coerente che non si soffermi a rivendicare i meriti conseguiti, ma che ne evidenzi il potenziale prospettico.
Come sostiene giustamente Lorenzo Bellicini, la maggiore incognita, sul piano operativo, risiede nell'attuazione a breve termine degli investimenti pubblici già stanziati e nella immaginazione, a lungo termine, dei programmi di rigenerazione urbana.
Ancora una volta, come il direttore del CRESME ha scritto nel rapporto e ha ribadito ai Tolentini, bisogna tenere assieme orizzonti diversi, ma non per questo poco coerenti.
Il punto, tuttavia, si rivela difficoltoso perché vi è forse uno iato profondo tra i punti di vista dei decisori politici e degli operatori economici che induce a posizionamenti tattici.
La profondità della trasformazione, circolare e digitale, che il Settore sta vivendo dovrebbe, invece, suggerire l'inizio di un dialogo strategico che indichi alcune grandi priorità da conseguire sul medio periodo di una o due legislature:

1) la sistematizzazione del mercato dei micro-interventi attraverso dispositivi di re-intermediazione controllata, per cui già altrove in Europa e nell'America Settentrionale esistono casi di Uberizzazione da ricondurre alla tutela della qualità degli interventi;

2) la valorizzazione della media organizzazione che sappia interpretare al meglio il cambio di paradigma che riguarda i prodotti immobiliari e infrastrutturali sul mercato domestico della salvaguardia territoriale e dell'agglomerazione urbana secondo le sempre più marcate specificità territoriali, consone alla media organizzazione stessa;

3) la strutturazione dell'offerta professionale e imprenditoriale nazionale sui mercati internazionali, a partire dalle indubbie capacità operative singolari esistenti, scarsamente sistemiche;

4) la configurazione di soggetti innovativi, in grado di offrire servizi innovativi nel Primo Ciclo dell'Ambiente Costruito, che possano scaturire da ibridazioni tra Attori Convenzionali, Utility, ICT Company, Onlus, ecc.

In altre parole, già a partire da provvedimenti apparentemente puntuali, quale quello relativo alla digitalizzazione della Domanda Pubblica, si potrebbero percepire gli obblighi legislativi come elementi fondativi di una politica industriale che persuada gli operatori che la direzione intrapresa sia frutto di un progetto strategico teso a rafforzare gli interessi degli attori nazionali e il Sistema Paese.