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CNAPPC: no a norme su tirocinio e collegi disciplinari

CNAPPC: no a norme su tirocinio e collegi disciplinari

In seguito al regolamento sulla riforma degli ordinamenti professionali, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 Giugno, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha scritto una lettera al Ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiederle di modificare il testo considerato inadeguato, evidenziando in particolare l'esigenza di cambiare le norme che regolano i tirocini, e i collegi disciplinari.

"Esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle norme che riguardano il tirocinio e i Collegi disciplinari terzi, perché in entrambe i casi è lampante che il Governo contraddice sia il mandato del Parlamento che il fine, tante volte preannunciato, di garantire un accesso meritocratico ma rapido al mondo del lavoro, nonché quello di garantire ai cittadini un giudizio imparziale laddove il professionista iscritto ad un Albo leda le norme etiche". Questo è uno dei punti chiave della lettera inviata dal CNAPPC al Ministro della Giustizia, Paola Severino, in merito allo schema di DPR di Riforma delle professioni.

L’articolo 6 del testo, ricordiamo, prevede l’obbligo di svolgere un tirocinio professionale post-laurea di diciotto mesi, previa iscrizione nel registro dei praticanti, presso un professionista affidatario che abbia almeno cinque anni di anzianità. Il tirocinio può essere svolto, per un massimo di sei mesi, presso enti pubblici e, per i primi sei mesi, in concomitanza con l’ultimo anno di università. Il tirocinio è incompatibile con qualunque rapporto di impiego pubblico ma può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro subordinato privato.
Inoltre introduce l’obbligo di frequentare, contesualmente alla pratica presso uno studio professionale, specifici corsi di formazione, della durata minima di sei mesi e di duecento ore.
Secondo il Cnappc, “più che un tirocinio, in grado di garantire la capacità professionale, la nuova ipotesi di norma si configura come una vessazione in termini di tempi e costi, del tutto contraria ai principi comunitari e allo spirito della legge che vuole regolamentare. Se l’intento è quello di diminuire gli iscritti ai nostri Albi, il Governo lo dichiari con chiarezza, ma ponendo le selezioni a monte dell’Università, non a valle, quando un giovane ha già speso anni della sua vita e molti soldi per diventare un professionista”.

“Il modello di tirocinio previsto dal DPR - sottolinea il Cnappc - prevede un iter, dall’iscrizione ad una Facoltà di architettura fino all’iscrizione all’Albo, che nei casi migliori di studenti che non vanno fuori corso, sarà minimo di sei anni e mezzo, a fronte degli attuali cinque, oltre al tempo necessario per l’Esame di Stato; un corso ‘professionalizzante’ all’Università, sicuramente a pagamento, di 6 + 6 mesi nel quale non è affatto evidente come le Facoltà siano in grado di garantire lo svolgimento di un apprendistato professionale a dei laureati che hanno già studiato 5 anni presso le loro sedi (senza parlare dei costi economici e sociali di tale onere soprattutto per gli studenti ‘fuori sede’)”.
“Solo sei mesi di vero tirocinio presso gli Studi professionali, senza equo compenso - prosegue il Cnappc -, a cui segue una valutazione del tirocinio da parte di una Commissione presieduta da un docente universitario (che, paradossalmente, potrebbe anche non aver nessuna esperienza professionale); infine il candidato a diventare architetto potrà accedere all’Esame di Stato che rimane quello esistente costituito da ben 4 prove, tra scritti e orali all’interno di una procedura lunghissima, peraltro caratterizzata da temi e valutazioni differenti sul territorio nazionale”.
Per quanto riguarda i Collegi disciplinari sottolinea il CNAPPC che non è stata prevista nessuna modifica , vale a dire senza le garanzie di terzietà del Collegio previste dalla legge e invocate in primis da loro, inoltre il modello è peggiore dell’attuale in quanto “scegliere i componenti del Collegio tra i primi non eletti ai Consigli degli Ordini mischia impropriamente scelte "politiche" dell'elettorato con scelte che dovrebbero basarsi solo sull'esperienza e sull'equità dei candidati; quanto al sistema degli Ordini viciniori, avrà l'effetto di caricare Ordini piccoli o piccolissimi, che si possono permettere una sola segretaria part time, dell'onere dei procedimenti disciplinari di Ordini con decine di migliaia di iscritti".

Il Cnappc in conclusione nella lettera chiede, al Ministro Severino di “correggere il DPR almeno in questi due capitoli, perché è evidente che non sono coerenti con le intenzioni programmatiche del Governo, sembrano scritte da giuristi che non hanno contezza della realtà professionale sul territorio nazionale e soprattutto stridono con il comune buon senso che chiederebbe norme e regole tese a semplificare modalità di accesso e svolgimento delle libere professioni”.