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In piazza Affari a Milano, tornano a protestare i caschi gialli dei lavoratori dell'edilizia

In piazza Affari a Milano, tornano i caschi gialli dei lavoratori dell'edilizia

A qualche mese di distanza dalla precedente manifestazione tornano a far sentire la loro voce gli operatori del comparto dell'Edilizia. 

E lo fanno allo stesso modo depositando davanti Piazza Affari una distesa di caschetti gialli disposti però a cerchi concentrici simbolo di un vortice che " sta trascinando a fondo" il settore delle costruzioni. 

E' la seconda 'Giornata della collera', in cui imprese e addetti della filiera delle costruzioni hanno manifestato contro le 'vessazioni' amministrative e burocratiche che impediscono la ripresa. Mentre all'esterno silenziosamente e simbolicamente si depositavano i caschetti a terra, nella vecchia sede della Borsa i rappresentanti delle oltre 30 associazioni presenti si alternavano sul palco per denunciare lo stato di crisi, che dal 2008 ha visto la perdita di oltre 450.000 posti di lavoro.

Moltio gli appelli al Governo. "Vogliamo essere liberati dalle vessazioni che ogni giorno subiamo e che sono una zavorra insostenibile per ripartire - ha detto Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance - Ne abbiamo individuate 100, da cancellare con un colpo di spugna a costo zero per l'erario". Si tratta, afferma De Albertis, di "vessazioni che bloccano il settore e che complicano inutilmente la vita agli addetti ai lavori. Sono un vortice che non ha via d'uscita per chiunque voglia agire nel rispetto delle regole e della legalità, un'esondazione normativa di cui tutti, in parte, siamo responsabili".

Un commento anche dal Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, da sempre in prima linea per la sburocratizzazione, che ha ribadito che "... abbiamo il dovere di protestare contro le vessazioni che affliggono il settore delle costruzioni e che ci impediscono di ripartire". "Possiamo essere il fattore che fa ripartire il Paese, ha concluso il numero uno di Confindustria - ma abbiamo bisogno di avere un Paese normale che ci permetta di lavorare senza combattere giorno per giorno vessazioni di ogni tipo".