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CNI e UNI insieme: cambiamo il modo con cui si FANNO LE NORME TECNICHE in ITALIA

Nei giorni scorsi si è svolto un incontro tra CNI e UNI. Oggetto dell'incontro sono state le problematiche connesse al processo di elaborazione e aggiornamento della normativa tecnica, all'accessibilità delle norme elaborate dall 'UNI da parte dei singoli professionisti, al possibile rafforzamento della rappresentanza degli Ordini degli ingegneri e, più in generale, delle professioni tecniche all'interno degli organi direttivi dell'Ente.

Ipotesi di un patto di collaborazione tra UNI e Consiglio nazionale e Ordini provinciali.

Fonte: circolare CNI 294/2013

Nei giorni scorsi si è svolto un incontro tra una rappresentanza del CNIcomposta dal Presidente, dal Segretario e dal Consigliere ing. Angelo Valsecchi, e il Presidente dell'UNI - Ente Nazionale italiano di Unificazione - accompagnato dal Direttore delle relazioni esterne.

Oggetto dell'incontro sono state le problematiche connesse al processo di elaborazione e aggiornamento della normativa tecnica, all'accessibilità delle norme elaborate dall 'UNI da parte dei singoli professionisti, al possibile rafforzamento della rappresentanza degli Ordini degli ingegneri e, più in generale, delle professioni tecniche all'interno degli organi direttivi dell'Ente.

In merito al primo aspetto si è convenuto che il processo di elaborazione e aggiornamento della normativa tecnica (in particolare nel settore delle costruzioni, ma non solo) è attualmente viziato da farraginosità, lentezze, inadeguatezze che penalizzano professionisti e imprese. Nel contempo l'UNI, con un proprio metodo di lavoro che coinvolge centinaia di gruppi di lavoro e migliaia di professionisti, svolge attività di normazione in numerosi settori e comparti; tale attività di normazione solo occasionalmente viene riconosciuta dal legislatoreacquisendo carattere di cogenza.

Si è, quindi, condivisa la disponibilità ad elaborare e confrontare proposte di innovazione del quadro normativo vigente che accrescano il ruolo di UNI per la elaborazione e determinazione delle norme aventi carattere di cogenza, sostituendo o integrando l'apporto di soggetti istituzionali attualmente coinvolti in tale processo (uno tra tutti, il Consiglio superiore dei lavori pubblici).

In secondo luogo sono state palesate le criticità (in termini di limitazioni costi eccessivi) che caratterizzano l'accesso alle norme UNI da parte dei professionisti, anche nel caso di sottoscrizione di specifiche convenzioni con gli Ordini territoriali. Il Presidente Torretta ha preso atto di tali criticità, rendendosi disponibile, anche grazie alla recente implementazione di nuove modalità di fruizione on line della banca dati, a studiare offerte specifiche per le professioni tecniche.

Infine, è stata evidenziata la numerosa presenza, tra i soci dell'UNI, di Ordini provinciali degli ingegneri e, più in generale, delle professioni tecniche; soggetti che però in questo momento non godono di rappresentanza all'interno degli organi direttivi dell'Ente di normazione. Anche in vista del rinnovo delle cariche sociali, previsto per i primi mesi del 2014, è stata condivisa la disponibilità a verificare le modalità più opportune per garantire anche agli Ingegneri una adeguata rappre s entanza all'interno d egli organi direttivi dell'Ente Per quanto concerne tale aspetto, va rilevato che gli Ordini degli ingegneri vantano una presenza molto consistente all'interno della compagine societaria dell'UNI. Secondo una rilevazione curata dal Centro studi, risultano 2 quote sottoscritte dal CNI e 66 quote suddivise tra gli Ordini provinciali. Questa prima ricerca potrebbe nascondere altre quote riconducibili alla rappresentanza degli ingegneri, quali Fondazioni od altre organizzazioni del sistema associativo ingegneristico. Si tratta complessivamente di almeno 68 quote, che fanno degli Ingegneri probabilmente la terza forza in UNI, dopo Confindustria e INAIL.

Al fine di far "pesare" adeguatamente la presenza degli Ingegneri all'interno degli organi direttivi dell'UNI (e ottenere più facilmente, ad esempio, condizioni vantaggiose per la fruizione delle norme da parte degli iscritti), potrebbe essere valutata tra gli Ordini e il Consiglio Nazionale, la sottoscrizione di un patto parasociale.