Impermeabilizzazione | Coperture
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5 Regole elementari del ben progettare e realizzare i sistemi impermeabili con membrane prefabbricate in bitume polimero

Purtroppo, con l’estinzione dei “vecchi impermeabilizzatori” del secolo scorso anche molte "regole elementari" sulla corretta progettazione ed esecuzione di sistemi impermeabili con membrane in bitume polimero sono andate perdute. Attraverso questo articolo vediamo di riportarle alla nostra memoria.

Bravi impermeabilizzatori: perché si sono estinti?

Quando circa 50 anni fa, (nel secolo scorso!!! E mi fa un po’ impressione pensarci) ho iniziato ad occuparmi di sistemi impermeabili presso la storica Impresa “Vicenzi Asfalti” (500 dipendenti! con 5 sedi distribuite in Italia), i miei maestri erano soprattutto i capi cantiere e i capisquadra, cioè chi lavorava “davvero” in cantiere.

Vi erano alcune regole “elementari” da seguire nella progettazione e realizzazione dei sistemi impermeabili; regole che erano il vero bagaglio culturale di tutti gli operatori, senza eccezioni (appunto dal direttore tecnico fino all’ultimo dei manovali).

L’estinzione dei dinosauri alla fine del Cretaceo delle impermeabilizzazioni.

La metodologia d’impermeabilizzazione allora in uso (multistrati di bitume ossidato interposti a veli di vetro e cartonfeltri bitumati), che necessitava di attrezzature complesse e costose (es. bonze e/o grandi caldaie, per la fusione del bitume) e di mano d’opera numerosa e altamente preparata, favoriva soprattutto le medie e grandi imprese; le sole che potevano permettersi l’acquisto di tali attrezzature e dei necessari mezzi per il loro trasporto.

Presso gli operatori, questa attività diventava, spesso con il tempo, il mestiere di famiglia, tanto che in molte squadre vi erano la presenza delle tre generazioni (padre, figlio e nipote).

L’istruzione del personale operaio avveniva in continuazione, all’interno della stessa squadra, da parte dei più anziani verso i più giovani e durava tutto il corso della vita lavorativa.

Dinosauri al lavoro negli anni 50-60 del secolo scorso.

Poi, d’improvviso, negli ultimissimi anni 70 del secolo scorso, si abbatté su questo mondo felice d’impermeabilizzatori davvero esperti un “cataclisma” che distrusse tutto, nel giro di un paio di anni (1979-80).

L’enorme “asteroide” delle membrane prefabbricate in bitume polimero (facili teoricamente da posare e assolutamente semplici da trasportare) cadde “quasi” d’improvviso nel mercato delle impermeabilizzazioni e nel giro di due o tre anni ci fu, in qualche modo, l’estinzione dei dinosauri (i vecchi applicatori e tecnici di settore).

Non molti sopravvissero e ora, dopo cinquanta anni, davvero pochissimi sono ancora vivi e attivi.

Qualcuno come me che a quei tempi era uno dei più giovani è ora un vecchio Brontosauro, piuttosto, brontolone, ma pacifico, altri come il mio amico Mario Piccinini (altro ex giovane) è ora un vecchio Velociraptor (come lui stesso si definisce) ancora piuttosto “aggressivo”.

Insieme alla progressiva scomparsa di questi personaggi (facciamo insieme i dovuti scongiuri almeno per gli appena nominati) si stanno perdendo purtroppo quelle “regole assolutamente elementari” che erano proprio la base del “ben costruire” i sistemi impermeabili che per anni è stato un vanto dell’edilizia italiana.

Nella mia attività, ormai quasi ventennale (cioè da quando son andato in pensione “per finta” e mi sono trasformato in un libero professionista), di “verificatore di sistemi impermeabili!”, riguardo la conformità degli stessi alla “regola dell’arte” e quindi alla possibilità di assicurare l’opera, ne vedo davvero di tutti i colori (quasi tutti tendenti al nero).

Le famose “regole elementari” del secolo scorso, sono spesso assolutamente trascurate, con il risultato che purtroppo più del 50% dei contenziosi in edilizia sono dovuti a problemi infiltrativi (causati da errori progettuali nel 54% dei casi e errori applicativi nel 23% dei casi).

Senza parlare poi dei “Social” dove vengono pubblicati, troppo spesso, post con foto di coperture impermeabilizzate e particolari esecutivi, che andrebbero immediatamente “censurati” dagli amministratori in quanto “osceni” e cancellati definitivamente (insieme agli autori stessi), per evitare che qualche sprovveduto le acquisisca, come esempi di perfetta “regola d’arte”!!!

Post trovato su Linkedin, in un gruppo “specializzato in tenuta idraulica” (probabilmente dei pannoloni per anziani): chi scrive manda una foto di un sistema impermeabile composto da due membrane, sovrapposte, con acqua presente trai due strati (dalla foto si nota che i due strati non sono assolutamente in adesione tra loro!!!) e dall’alto della sua preparazione tecnica asserisce che quella presenza di acqua è dovuta a “fenomeni di condensa” (probabilmente condensa del suo cervello trasformatosi in acqua)!

Finché sono un dinosauro, ancora vivente e pensante, ho deciso pertanto di elencare qui di seguito, in questo articolo, alcune delle regole “assolutamente logiche ed elementari”, riguardanti la corretta progettazione ed esecuzione dei sistemi impermeabili, andate praticamente dimenticate dalla maggioranza degli operatori negli ultimi cinquanta anni.

5 Regole elementari per la corretta progettazione ed esecuzione dei sistemi impermeabili realizzati con membrane bituminose prefabbricate


Regola 1: il primer è sempre necessario

Il primer: come più correttamente si definisce è un “promotore di aderenza”, che è sempre necessario applicare su superfici cementizie e/o metalliche per favorire l’adesione a caldo (ma anche a freddo) di membrane in bitume polimero.

Esistono due tipologie di promotori d’aderenza, quelli ad “impregnazione”, che hanno anche funzione di stabilizzare la polverosità della superficie cementizia (effetto antipolvere) e quelli “pellicolanti” che hanno la funzione di creare uno spessore bituminoso su superfici lisce e impermeabili, es. di tipo metallico (anche un bambino della scuola materna capisce che non avrebbe senso usare un primer impregnante su un metallo che, per sua natura, non è impregnabile.

Un bambino di cinque anni lo capisce, ma purtroppo molti applicatori “d’esperienza” non lo sanno e/o non lo vogliono capire! Anzi se osi spiegare che poi la membrana di strappa via da quell’elemento come la buccia della banana (il mio maggior divertimento è proprio fare un taglietto sulla membrana e strappare via con una botta sola alcuni metri di membrana), si offendono e ti rispondono che sono vent’anni che fanno così!!! Ma è possibile che in vent’anni di cavolate non hanno ancora cambiato mestiere e trovato uno dove non possano fare danni? La gente ignorante purtroppo è spesso anche arrogante.

La soluzione sicuramente migliore per trattare una superficie metallica è quella, usata anche al tempo di noi dinosauri, di spalmare, sopra di essa, della mescola fusa di membrana bituminosa di tipo plastomerica, mediante un cazzuolino caldo; in alternativa (per i più pigri) esistono delle “paste a freddo a base di bitume ossidato” che, se ben formulate e applicate possono dare dei risultati soddisfacenti (io personalmente preferisco comunque sempre il trattamento con la mescola bituminosa fusa).

Preparazione di una scossalina di gocciolatoio con promotore di aderenza realizzato con spalmatura, con cazzuolino caldo, di mescola bituminosa fusa, ricavata da spezzoni di membrana plastomerica.

Regola 2: le membrane bitume polimero non si possono applicare su tutti i metalli

Tipologie di metallo su cui si possono applicare a fiamma le membrane in bitume polimero: i metalli dove si ottengono le migliori aderenze delle membrane in bitume polimero, a condizione ovviamente che siano state trattate con promotori di aderenza corretti (quelli pellicolanti), sono:

  • piombo (≥ 20/10 di mm),
  • rame (≥ 8/10 di mm),
  • acciaio inox (≥ 8/10 di mm, spazzolato prima del trattamento con il promotore di aderenza),
  • ferro nero (≥ 20/10 di mm, trattato con “epossicatrame” con funzione antiruggine, prima del trattamento con promotore di aderenza),
  • oro (≥ 8/10 di mm, spazzolato prima del trattamento con il promotore di aderenza);
  • platino (≥ 8/10 di mm, spazzolato prima del trattamento con il promotore di aderenza).

Ovviamente questi ultimi due metalli non credo siano ultimamente moto utilizzati, comunque non si sa mai! Potrebbe tornale l’età dell’oro o magari su richiesta di qualche riccone dell’Est o calciatore in vena di sbruffonerie.

I metalli che invece andrebbero assolutamente dimenticati (e ovviamente vengono regolarmente utilizzati), se si devono applicare membrane in bitume polimero a fiamma sono: lamiera zincata, lamiera zincata preverniciata, alluminio e zinco titanio. In questo caso l’aderenza della membrana è una “falsa aderenza” e se si prova a staccarla dopo qualche tempo, viene via come la classica “buccia di banana” (non mi chiedete perché! purtroppo non lo so, ma me lo hanno insegnato nel mio periodo Cretaceo quando ero un giovane dinosauro!).

Regola 3: stop ai risvolti verticali in continuo

Risvolti verticali del sistema impermeabile realizzati in continuo: dire che questa soluzione di risvolti verticali, realizzate in continuo, sia “semplicemente folle” è davvero molto riduttivo.

Dovrebbe essere preclusa ogni attività nel campo delle impermeabilizzazioni a chi, per semplice ignoranza o per semplificare e velocizzare la posa dei sistemi impermeabili o per risparmiare sulle sovrapposizioni, osa eseguire ancora questa “porcheria di lavorazione”

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